2019-04-09
Guzzetti passa il testimone e blinda pure Cdp
Il numero uno di Cariplo e delle Fondazioni conferma l'addio con un evento alla Scala e celebra i tre miliardi di euro di beneficenza. «L'autonomia è un Rubicone da non superare» è il messaggio per il delfino Massimo Tononi che dovrà vigilare su Cassa depositi e prestiti.Il rito di passaggio verso una nuova Fondazione Cariplo, che non avrà più il suo presidente storico e l'anima dei suoi ultimi vent'anni, Giuseppe Guzzetti, si è celebrato ieri al Teatro alla Scala, con 1.800 presenti a salutare e dare omaggio all'avvocato che ha fatto la storia della fondazione. Il prossimo 27 maggio, quando compirà 85 anni, Guzzetti lascerà ufficialmente l'incarico, dopo 22 anni alla guida dell'ente, che si è fatto «grande» soprattutto con la sua sollecitudine. I numeri possono dare uno spaccato dell'impegno di questi anni: dal 1997 sono stati 24.852 i progetti finanziati per un totale di tre miliardi di euro erogati alla collettività. Gran parte di queste risorse è andata ai servizi alla persona, all'arte e alla cultura. Il resto a progetti per l'ambiente, la ricerca scientifica e il trasferimento tecnologico. Dal palco del Teatro, Guzzetti si è detto certo che «la mia storia si fonderà perfettamente con quello che seguirà». E, tra applausi e standing ovation, ha ringraziato tutti coloro che sono venuti a salutarlo: «Assieme a voi, abbiamo scritto una bella storia, e non sono orgoglioso di quello che ho fatto, ma di averlo potuto fare con voi». In prima fila ad ascoltare, c'erano, tra gli altri, Massimo Tononi, il presidente di Cdp, e i vertici di Intesa: il presidente emerito Giovanni Bazoli, il presidente Gian Maria Gros-Pietro e l'amministratore delegato Carlo Messina, verso i quali Guzzetti ha espresso parole di elogio per come hanno reso grande la banca, di cui la Fondazione Cariplo è azionista. Il presidente si è detto «tranquillo» sul suo futuro, anche perché la nuova Ccb, la Commissione centrale di beneficenza, che è l'organo di indirizzo della Fondazione, «sarà ottima, abbiamo già tutte le segnalazioni per i 28 membri e continuerà ad avere in tutti i settori persone di grande competenza». Il riferimento è quasi 25.000 progetti finanziati, di cui poco meno di 10.000 nel settore arte e cultura, più di 9.500 per i servizi alla persona, 2.264 a favore dell'ambiente e quasi altrettanti in ricerca scientifica. Complessivamente fanno tre miliardi di euro erogati e finiti sul territorio, secondo la vocazione tipica delle Fondazioni. Al di là dei numeri l'avvocato ha tenuto a precisare che «Quando abbiamo posto il dialogo e la reazione con gli altri, al centro del nostro agire. Quando abbiamo messo da parte l'odio, quando abbiamo operato con metodo, dando priorità precise, con prospettive e programmazione. Per fare tutto ciò occorrono cuore, competenza e determinazione. Ma si può fare. Sta già succedendo», ha concluso lanciando tra le righe una serie di messaggi al governo, alla politica e alla finanza. L'uscita pubblica di uno dei due decani della finanza cattolica va infatti letta con attenzione ai limite dell'esegesi. Sicuramente nei passaggi del discorso dedicati al clima d'odio e all'immigrazione e la gestione dei flussi avanza una forte critica alla Lega, ma ciò che è meno ovvio è la questione dell'autonomia delle Fondazioni. «L'autonomia è il Rubicone da non oltrepassare», ha sentenziato Guzzetti lasciando intendere ai suoi successori che le scelte delle fondazioni devono restare legate alla finanza cattolica e rimanere slegate dalle scelte dei governi. Il nodo è infatti la Cdp. In pratica il messaggio è di non cedere a operazioni modello Alitalia che sono destinate esclusivamente a bruciare cassa, mentre valutare con attenzione la formazioni di un polo delle costruzioni. L'Italia ha infatti bisogno di nuovi cantieri e nuovi operai. La differenza tra i due tipi di intervento è palese. Una è di breve respiro ed elettorale, l'altra di lungo respiro e strategica. In ogni caso le indicazioni e il testamento spirituale di Guzzetti sembra rivolgersi soprattutto ai due delfini. Uno nominato ufficialmente e l'altro tra le righe. Il primo è Carlo Messina, il numero uno di Intesa, che conferma ogni anno che passa il ruolo attivo della banca di sistema. Il secondo Massimo Tononi, presidente di Cdp e vero erede delle leve di potere tra politica e finanza. Tononi sarà il garante delle future scelte della Cassa depositi e prestiti e della tradizione che da Beniamino Andreatta ha portato fino a Giovanni Bazoli e lo stesso Guzzetti passando per Romano Prodi (presente ieri) e Sergio Mattarella. Il messaggio dei cattolici al governo 5 stelle è chiaro. Avete in mente banche pubbliche di invetsimento? Lasciate stare già esiste una banca di sistema e una Cdp che funzione bene così come è.