2021-07-29
La gup che si occupa del caso di Grillo jr beccata a far balletti dentro il tribunale
Caterina Interlandi, che in passato a Milano giudicò Silvio Berlusconi: «Era la festa di Natale 2019. Non si parlava ancora di Covid».Chi non ricorda la scena di Animal house in cui Tim Matheson lancia la proposta di uno scandaloso toga party agli amici della sua confraternita universitaria e John Belushi inizia a ritmare come in trance la parola «toga»? Subito dopo la telecamera inquadra le scatenate danze degli studenti coperti solo da candide toghe (da antichi romani). Ci è venuto in mente Belushi quando, nelle scorse ore, una fonte ci ha consegnato un breve video di una festa organizzata in un'aula d'udienza del Tribunale di Tempio Pausania, famoso per il processo contro Ciro Grillo e i suoi tre amici, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. Nel filmato si vede di spalle proprio il giudice dell'udienza preliminare Caterina Interlandi mentre si lancia in un ballo scatenato sulle note di Hot stuff (Roba piccante) di Donna Summer, che faceva da colonna sonora allo spogliarello degli operai protagonisti di Full Monty. Le immagini mostrano una decina di donne in abiti invernali e un azzimato signore brizzolato in giacca e cravatta mentre danzano scatenati. Si distingue in sottofondo anche un disc jockey che dà indicazioni ai ballerini. Il video, che è possibile visionare sul sito della Verità (www.laverita.info), dura pochi secondi, ma lascia un po' perplessi la visione di personale di un Tribunale dimenarsi laddove si amministra la giustizia.L'aula ripresa nel filmato dovrebbe essere, a quanto ci risulta, la stessa in cui Ciro Grillo & c. sono finiti alla sbarra per la loro nottata senza freni in cui hanno avuto ripetuti rapporti sessuali con S.J., la giovane italo-norvegese che li ha denunciati per stupro.La Interlandi, che nelle immagini esibisce una certa predisposizione per il ballo e sulle note della canzone agita in aria le braccia, entro il 25 ottobre ha chiesto alle difese di sapere se intendano avvalersi del rito abbreviato. In pratica, se gli imputati vogliano essere giudicati direttamente da lei anziché da un collegio. Una scelta delicata perché una sentenza di questo giudice rischia di essere difficile da smontare in Appello e forse anche in Cassazione. Stiamo parlando di una toga dalle spalle larghe: entrata in magistratura nell'agosto 1991, da gup nel 2007 ha rinviato a giudizio, oltre a 26 uomini della Cia, diversi dirigenti e agenti del Sismi, i servizi segreti militari italiani (oggi Aise), tra cui l'ex direttore Nicolò Pollari e l'ex capo del controspionaggio Marco Mancini, tutti accusati di concorso nel sequestro dell'imam Abu Omar.L'Interlandi è considerata un magistrato preparato e intransigente, esponente di spicco della sinistra giudiziaria e molto impegnata nelle questioni di genere, tanto da aver coordinato la commissione pari opportunità dell'Associazione nazionale magistrati e animato numerosi convegni sul tema. In molti la ricordano un po' intimidita, con i capelli biondi raccolti e gli occhialini, il giorno della sentenza nei confronti di Silvio Berlusconi nel cosiddetto processo Mills. L'ex premier venne prescritto, ma si innescarono delle polemiche per la durata del procedimento e il presidente Francesca Vitale (che scrisse da sola le motivazioni della sentenza) entrò in conflitto su questo tema con uno dei giudici a latere (Interlandi e Antonella Lai), sebbene il nome della ribelle non sia mai stato reso noto.Qualcuno ha provato a ipotizzare che il video risalga al periodo del Covid, anche se nelle immagini non si vede neanche una mascherina. Per questo abbiamo chiesto delucidazioni alla stessa Interlandi, la quale ha accettato di rispondere alle nostre domande. «Per quel che ricordo la festa in tribunale è stata a Natale 2019» è l'esordio. «Non era in periodo di mascherine, sono sicurissima ed era periodo natalizio, senza udienze, e non era lo scorso Natale, ma quello prima. Mi ricordo i pupazzi che avevo preso per l'occasione, natalizi». Obiettiamo di non aver notato pupazzi nel video. «Sono tuttora nel mio armadio. Durante la festa erano prima sui tavoli e poi li abbiamo spostati sul bancone giudici». Nel filmato si ode anche una specie di disc jockey… «Era il marito di un cancelliere». Ricorda la data esatta del party? «Era prima di Natale». Partiamo con un'altra raffica di quesiti: lei era l'unico magistrato presente o c'erano altri suoi colleghi? La festa si svolse di giorno o di sera e il presidente del Tribunale la aveva autorizzata? «Che domande assurde… c'eravamo tutti, magistrati e amministrativi, a pranzo, prima di Natale, come si fa in tutti gli uffici. A Tempio sono festaioli, perciò abbiamo cantato e ballato un po' tra noi. E c'era anche il presidente». Erano presenti i pm del caso Grillo? «Non c'era nessuno della Procura, erano gli auguri di Natale in tribunale. Poiché il marito di un cancelliere si diletta a fare il disc jockey - per così dire, perché era più stile oratorio che discoteca - abbiamo cantato e ballato tra colleghi. Il tribunale è piccolo e si trova in un paese. A Grillo, all'epoca, nessuno di noi nemmeno pensava». Sarebbe stata immaginabile una situazione del genere nel suo vecchio ufficio meneghino? «A Milano si sono sempre fatti pranzi a Natale. Nonostante tutte le indagini in corso. In piedi perché si è tanti. Se poi volete strumentalizzare la cosa perché - oggi - Grillo è un caso mediatico, è una scelta vostra». Abbiamo provato a chiedere se fosse opportuna la festa anche al presidente del Tribunale, Giuseppe Magliulo. «Non ho nessuna intenzione di rilasciare interviste» è la sua prima risposta. Non desistiamo e rilanciamo: in quel palazzo era già in corso da agosto 2019 uno dei procedimenti più mediatici degli ultimi anni, quello al figlio di Beppe Grillo… «Ma risale a un periodo precedente…» ribatte il presidente. Il giudice Interlandi dice che è avvenuta in prossimità del Natale 2019… «Se lo dice la dottoressa… io non mi ricordo neanche…». La domanda sull'opportunità resta… «Non lo so. La Procura, tra l'altro, è allocata altrove. Ma non c'entra nulla, francamente era una cosa interna tra dipendenti…».