2021-06-07
Guido Crosetto: «Lega più Forza Italia. Si rischia l’unione tra due debolezze»
L'ex coordinatore di Fdi: «Non so se i moderati accetteranno di fondersi con Salvini, la storia del primo “predellino" insegna».Guido Crosetto, ex coordinatore nazionale di Fratelli d'Italia, che succede nel centrodestra? Crepe nella coalizione?«La coalizione è compatta ma è normale che ci sia competizione all'interno. La coalizione non elimina le anime che la compongono. Tuttavia, siccome alla fine il peso delle anime è proporzionale ai voti, ogni partito cerca di massimizzare il risultato. È la stessa cosa anche dall'altra parte».La crescita di Fratelli d'Italia nei sondaggi è una redistribuzione di voti nel centrodestra o effettivamente si sta allargando il consenso della coalizione?«C'è redistribuzione di voti ma c'è pure il disfacimento grillino. Lo smottamento dei 5 stelle fa tornare alle case di provenienza molti elettori. Parecchi grillini erano di centrodestra, così come lo sono molti parlamentari. Del resto, erano andati al 35 per cento da zero, hanno preso voti da tutte le parti».La tendenza favorevole per Fdi continuerà o si assesterà?«I partiti crescono in relazione a quello che fanno loro, ma soprattutto in relazione a quello che fanno i loro avversari. Fratelli d'Italia smetterà di crescere quando i loro avversari, sia a sinistra sia nel centrodestra, sembreranno più credibili o comunque daranno più garanzie all'elettore che deve decidere dove allocare il voto».Che intende?«Un elettore alloca il voto al partito che sembra in quel momento rappresentare meglio le sue esigenze. C'è anche un ritorno di voti che Renzi aveva portato nel Pd e che con Letta non ci staranno più».Dunque, c'è margine per il centrodestra di crescere ancora.«Certo, così come potrebbero essere premiati i partiti che in qualche modo si allineino con l'azione del governo Draghi, cosa che nella maggioranza oggi non fa nessuno».Eppure ognuno, da Salvini a Letta a Berlusconi, rivendica che «questo è il mio governo».«Mi sembra che certe volte siano più d'intralcio al governo i partiti di maggioranza nelle loro differenziazioni costanti dalla linea politica di Draghi che non Giorgia Meloni con la linearità delle sue proposte».Fratelli d'Italia guadagna più perché è l'unico partito di opposizione o perché rappresenta un malessere reale verso Mario Draghi?«Guardi che Fratelli d'Italia in fondo non sta facendo la guerra a Draghi, basta pensare all'ultimo incontro tra lui e la Meloni, ma un'opposizione costruttiva. Questo non toglie loro le simpatie di tanti a cui il premier va bene».Voi vi siete dati una scadenza entro la quale fissare le candidature per i sindaci?«Voi, voi… Io parlo da osservatore esterno, mi faccia continuare a mantenere questa giacca checché ne dica qualcuno che non si firma su Dagospia...».Però lei è molto ascoltato da Giorgia Meloni, o no?«Ma mica solo da Giorgia, da un sacco di gente. Scherzo. Più che ascoltato, sono uno che sa ascoltare e dice sempre quello che pensa: lo sanno tutti. Mi lasci però aggiungere che Giorgia non ha bisogno di nessuno che suggerisca nulla, perché è ormai un leader straordinario». Allora quando si chiuderà la battaglia delle candidature?«Il centrodestra ha il vantaggio che il centrosinistra non è più avanti. I tempi si allungano perché l'avversario ritenuto principale è ugualmente fermo. Penso che però entro giugno bisognerà decidere i nomi perché occorre cominciare a costruire i programmi e muoversi sul territorio».Come giudica Coraggio Italia di Toti e Brugnaro?«Sono due amici, due persone che stimo. Brugnaro è non un grande ma un gigantesco sindaco, ha gestito Venezia in modo egregio, ha fatto cose che bisognerebbe insegnare agli altri sindaci. Tuttavia, al di là del valore delle due persone che l'hanno formato, non so quanto possa attecchire un nuovo partito».Si riapre la corsa al centro…«Ma il centrodestra se vuole vincere e governare deve saper rappresentare anche gli elettori di centro, possono farlo anche Fdi e Lega, ma è più facile che lo faccia una forza squisitamente centrista. Da sempre difendo il ruolo di Forza Italia. Una coalizione che vuole governare ha tutto l'interesse ad avere un rapporto diretto anche con il Ppe, di cui Fi fa parte, e non solo con le altre grandi famiglie europee di destra, come i Conservatori di cui è presidente Giorgia Meloni. Vincere in Italia e poi avere come interlocutori solo i partiti europei al di fuori dell'attuale maggioranza che governa l'Ue può significare ritrovarsi contro la potenza di fuoco di Commissione e Bce, come accadde a Berlusconi nel 2011». Anche Draghi?«Se fosse guardato di malocchio dall'Europa nemmeno lui ce la farebbe nonostante la sua credibilità mondiale. Il centrodestra deve capire che, se vincesse, il giorno dopo partirebbe un attacco quotidiano, quasi orario, del centrosinistra per screditarlo a livello internazionale, come è sempre accaduto. Se non costruisce prima basi solide per non essere screditato, faticherà moltissimo a governare».Giorgia Meloni potrebbe fare il premier in questo contesto?«Giorgia Meloni premier è una delle possibilità. È il leader di un partito che a breve potrebbe diventare il primo partito italiano, è una donna brava, seria, credibile, pulita e preparata, ha tutte le caratteristiche per fare il premier. Ma tutti sappiamo che ci dev'essere un passo ulteriore di accreditamento e di credibilità, non solo in Italia».Quindi ha un pezzo di strada da fare.«È una strada che lei ha iniziato da tempo e sta già compiendo: il fatto che l'abbiano nominata presidente dei Conservatori europei è una tappa di questo cammino. Ed è importante anche costruire una squadra di collaboratori all'altezza. Lei è la prima a essere consapevole che per governare servono non solo le persone con cui si è costruita Fdi, che sono cresciute in questi anni nelle istituzioni, ma un'intera classe dirigente, centinaia di persone, credibili e preparate, che condividano un progetto di ricostruzione dell'Italia».Maria Elena Boschi ha detto che non le piacerebbe una Meloni premier sovranista, anche se donna.«È normale, non credo che nemmeno la Meloni sarebbe contenta se la Boschi diventasse capo del governo».Niente solidarietà femminile?«Loro sono due avversarie, non due nemiche. La differenza è che quando governa un avversario io avverso le idee che non condivido ma spero che lui non fallisca. Da noi invece spesso ci si augura che il nemico fallisca. Ma a furia di fallimenti il Paese muore».Che ne pensa dell'ipotesi di fusione tra Lega e Forza Italia?«Mi spaventerebbe se si sommassero due debolezze e non due forze».Cioè?«Il rischio è che i moderati non accettino di finire con la Lega e viceversa. Se non sarà così, meglio per il centrodestra. Insisto però che una forte gamba moderata deve esserci e fare le sue battaglie, anche diverse da quelle che fanno gli altri partiti».Il predellino che portò alla nascita del Pdl fu una fusione fredda che non scaldò nessuno?«Forza Italia e Alleanza nazionale erano più vicine di quanto non siano gli azzurri e la Lega oggi. Eppure quella fusione non ha mai funzionato, alla fine sono usciti sia Fini sia i fondatori di Fratelli d'Italia».Non è un grande viatico per il secondo predellino.«Intanto in quel caso era il partito moderato a inglobare quello alla sua destra mentre ora è il contrario. Il futuro non lo conosco. Ho l'impressione che possa non essere positivo. E poi il Berlusconi di adesso non è quello di allora».Come giudica i referendum promossi dalla Lega con i radicali?«Li firmerò tutti, perché li considero un modo per sollevare il problema. Poi però sono anche convinto che sia il Parlamento a dover intervenire perché i referendum tagliano qua e là ma non fanno una legge organica».Va appoggiata la riforma della giustizia avviata dal ministro Marta Cartabia?«È un inizio, su alcuni punti ha segnato una discontinuità rispetto a quanto era in voga con il suo predecessore. Ma occorre un impulso più forte, c'è una resistenza spaventosa della magistratura per non perdere la sua rendita di posizione. La magistratura in Italia è l'unica impunita sempre».Impunita?«Pagano gli idraulici, i politici, i chirurghi, gli imprenditori: i magistrati mai».La guida del Copasir ha contrapposto Lega e Fratelli d'Italia e ora si è passati da uno stallo a un altro. Come se ne esce?«Quando i principali attori si sederanno attorno a un tavolo per decidere. A distanza o senza parlarsi non ho mai visto risolversi nessun problema. Va ritrovata una ricomposizione che è politica, non tecnica. I leader devono vedersi e decidere, partendo da un presupposto inequivocabile perché previsto da una norma: la presidenza spetta a Fdi».I 5 stelle resteranno leali con il governo per tutta la legislatura?«Arriverà il momento in cui ogni partito di governo dovrà pensare alle elezioni future, che è anche una cosa legittima. Ognuno dovrà ricostruire un'identità e per farlo dovrà trovare elementi di attrito».Se la sono cercata: perdono voti e hanno pure dimezzato i seggi.«Il 70% dei parlamentari 5 stelle attuali non lo saranno più e infatti mi pare ci sia molto movimento».Cosa prevede per il Quirinale? «Nessuno è in grado di prevedere nulla, anche se mi pare si stia già formando un clima di sgambetti, lotte e posizionamenti».Voterebbe Draghi al Colle?«Io sì».E Fratelli d'Italia lo voterà?«I partiti non potranno fare scelte di partito. Quella è la classica elezione dove bisogna trovare prima le convergenze. E comunque, fossi lì e dovessi decidere, non direi in anticipo: voto Draghi».Ma lei non vota…«Per questo lo dico ora».
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