
Ci siamo quasi. Il 5 novembre è sempre più vicino. Ecco quindi una rapida guida su identikit dei candidati, sistema elettorale, ultimi sondaggi e Stati chiave.I candidatiI principali sfidanti sono due. L’ex presidente Donald Trump e l’attuale vicepresidente Kamala Harris. Il tycoon ha impostato la sua campagna sullo slogan reaganiano «state meglio oggi o quattro anni fa?». Il suo programma punta a ridurre l’inflazione e a contrastare l’immigrazione clandestina. Più in generale, propone un ritorno alle politiche della sua passata amministrazione. La Harris, dal canto suo, ha cercato di abbandonare varie delle sue vecchie posizioni ultra-progressiste ma ha il problema di essere associata a un presidente, Joe Biden, che risulta notevolmente impopolare. Attenzione poi a Jill Stein: candidata di estrema sinistra che corre in uno Stato cruciale come il Wisconsin e che, in loco, potrebbe sottrarre preziosi voti alla Harris.Come funziona il sistema elettorale americanoIl 5 novembre gli americani non eleggeranno direttamente il presidente, ma i grandi elettori che, in un secondo momento, eleggeranno a loro volta il presidente stesso. In totale, i grandi elettori sono 538 e ciascuno Stato ne mette in palio alcuni sulla base della propria quantità di popolazione: più uno Stato è popoloso, più grandi elettori garantisce. In 48 Stati su 50, chi vince la maggioranza semplice del voto popolare ha diritto a tutti i grandi elettori che quello Stato mette in palio. Fanno eccezione Nebraska e Maine, che usano un sistema proporzionale. Il «numero magico» di grandi elettori per arrivare alla Casa Bianca è 270. In caso nessuno lo raggiunga o dovesse verificarsi una situazione di parità (269 a 269), il presidente viene scelto dalla Camera dei rappresentanti appena rinnovata. Il 5 novembre si voterà infatti anche per rinnovare l’intera Camera e un terzo del Senato. Sondaggi e modelli predittiviAl 27 ottobre scorso, la media sondaggistica di Real Clear Politics dava Donald Trump avanti dello 0,2% a livello nazionale. Non era mai accaduto, né nel 2016 né nel 2020, che il tycoon fosse in vantaggio nel voto nazionale a così pochi giorni dall'Election Day. Il che è significativo. Secondo le statistiche pubblicate dal sondaggista Nate Silver a settembre, Kamala Harris supera il 50% di possibilità di arrivare alla fatidica soglia dei 270 grandi elettori soltanto se riesce a conseguire almeno due punti di vantaggio a livello nazionale. Inoltre, sempre al 27 ottobre scorso, la media di Real Clear Politics dava il candidato repubblicano leggermente avanti in Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Georgia, North Carolina, Arizona e Nevada. Infine, secondo il modello predittivo di The Hill/Decision Desk, Trump avrebbe il 53% di probabilità di vittoria. Il quadro complessivo è quello di un testa a testa. Ma è indubbio come, al momento, il vento soffi a favore del tycoon. Una rilevante incognita è comunque data da alcune sacche di elettori indecisi, presenti specialmente in Georgia. Quali sono gli Stati decisiviGli Stati chiave sono Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Georgia, North Carolina, Arizona e Nevada. Di questi, Trump, nel 2020, è riuscito a conquistare soltanto il North Carolina. Quest’anno, se riesce a difendere il North Carolina stesso, il tycoon ha davanti a sé vari percorsi per ottenere i 270 grandi elettori. Quelli più probabili sono comunque due. Uno è conquistare Pennsylvania e Georgia. Un altro è espugnare Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. La Harris, dal canto suo, ha estrema necessità di difendere questi tre Stati e sta cercando di insidiare l’avversario soprattutto in North Carolina. Al di fuori dei sette Stati chiave, vale la pena di monitorare Virginia e Minnesota: qui il tycoon sta performando abbastanza bene nei sondaggi. Chissà che questi due Stati non riservino qualche significativa sorpresa.
In due anni il mondo è cambiato. Tregua USA-Cina con l’accordo Trump-Xi. Volkswagen, trimestre in rosso. Rame, i prezzi record preoccupano le fonderie cinesi.
Walter Ricciardi (Ansa)
Il consulente di Roberto Speranza ha rivendicato una delle costrizioni più inique, rivelando la matrice «macroniana» del patentino. E per capire la gravità del virus ha dovuto parlare coi cinesi, che gli hanno suggerito il da farsi. Intanto Roberto Burioni riattacca col morbillo, e Matteo Bassetti spara contro... la plastica.
Matteo Renzi e Elly Schlein (Ansa)
Il segretario dem schiaccia il suo partito sulle posizioni dei duri e puri dell’Anm per mero calcolo politico. L’ala riformista è favorevole a separare le carriere. Matteo Renzi lo era ma oggi prevale l’odio contro la Meloni.
Matteo Bassetti (Ansa)
Con il Pet si ingoia «una carta di credito a settimana». La replica: «Sciocchezze».






