
È stato drammatico il quattordicesimo giorno di guerra dopo che un raid aereo russo ha bombardato e distrutto un ospedale con reparti maternità e di pediatria a Mariupol, dove ormai non c’è più nulla e dove le persone bevono neve e bruciano la legna. Colpite anche delle partorienti. L’azione militare è iniziata intorno alle 15.30, mentre era in corso l’evacuazione attraverso il corridoio umanitario. Il consigliere del sindaco Petro Andryushchenko ha detto che «1.300 residenti di Mariupol sono già morti durante il genocidio dell'assedio della Federazione russa. Combatteremo per tutti loro». A proposito di jet, c’è da registrare il pasticcio avvenuto tra la Polonia e gli Stati Uniti sul possibile invio in Ucraina da parte polacca dei suoi Mig-29. La Polonia, dopo una settimana di discussioni con gli americani, a sorpresa ha rilasciato una nota ufficiale della quale nessuno sapeva nulla: «Le autorità della Repubblica di Polonia, dopo consultazioni tra il presidente e il governo, sono pronte a schierare – immediatamente e gratuitamente – tutti i loro jet Mig-29 alla base aerea di Ramstein e metterli a disposizione del governo della Stati Uniti d'America. Allo stesso tempo, la Polonia chiede agli Stati Uniti di fornirci velivoli usati con capacità operative corrispondenti. La Polonia è pronta a stabilire immediatamente le condizioni di acquisto degli aerei. Il governo polacco chiede anche ad altri alleati della Nato – proprietari di jet MIG-29 – di agire nella stessa maniera». L’annuncio ha colto di sorpresa tutti, tanto che gli Usa si sono subito smarcati rifiutando l’offerta polacca. A tal proposito il Pentagono è stato molto chiaro «la proposta polacca solleva serie preoccupazioni per l’intera alleanza Nato». Poi, vista la mal parata, il premier polacco Mateusz Morawiecki ha fatto marcia indietro: «Qualsiasi decisione sulla consegna di armi offensive deve essere presa dall’intera Nato e su base unanime», aggiungendo che «questo è il motivo per cui siamo pronti a inviare tutta la nostra flotta di caccia a Ramstein, ma non siamo pronti a fare alcuna mossa da soli perché, come ho detto, non siamo parte di questa guerra». Ora, per tentare di chiudere il caso, la vicepresidente americana Kamala Harris oggi sarà a Varsavia.






