2021-07-08
La guerra dei Mas italiani sul Mar Nero e sul lago Ladoga (1942-43)
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Il Mas 528 in azione sul lago Ladoga
Nella primavera 1941 iniziava l'operazione Barbarossa e partiva il primo contingente di fanteria italiano. La Regia Marina fu chiamata a contribuire agli assedi di Sebastopoli e Leningrado grazie alla fama dovuta ai successi dei Mas, che impegnarono la XII e IV Squadriglia.Sulle acque del Mar Nero le imbarcazioni italiane non si erano più viste dal XV secolo, quando lo sciabordio dei remi delle galee genovesi le avevano battute per lungo tempo, sulle rotte del commercio del Banco di San Giorgio. Sulle sue sponde erano nate e si erano sviluppate le colonie della Superba: Caffa, Cherson (oggi Sebastopoli) Caulita (oggi Jalta) e molte altre. Per i secoli successivi, quando gli Ottomani conquistarono la zona, la lingua genovese fu tramandata dai discendenti dei commercianti italiani venuti da occidente.Le chiglie di navi italiane solcarono nuovamente il mar nero quasi cinque secoli dopo, quando il mondo si trovava all'apice della Seconda Guerra Mondiale, nella fase topica dell'invasione tedesca dell'Unione Sovietica, la famigerata operazione "Barbarossa". Gli italiani vi parteciparono sin dal luglio 1941 con un contingente di fanteria, il CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia) accettato "obtorto collo" da Hitler appena intervenuto nei Balcani a causa delle gravi difficoltà del Regio Esercito sul fronte greco-albanese. Diverso fu l'atteggiamento germanico per quanto riguardò il ruolo della Regia Marina, fatto che costituì un'evidente eccezione per tutta la storia strategica dell'Asse. Il Mar Nero risultava infatti per le forze del Terzo Reich un punto debole di tutta l'operazione, perché le sue acque erano battute da forze ingenti della Marina sovietica e permettevano il passaggio di rifornimenti fondamentali per rendere difficile l'assedio della fortezza navale sovietica di Sebastopoli. La marina russa aveva a disposizione una nave da battaglia, la Parizskaja Kommuna, cinque incrociatori e quattordici cacciatorpediniere. Si aggiungevano ben 43 sommergibili, due cannoniere, 18 draga e posamine, 84 motosiluranti. Un armata del mare potente, che rischiava di compromettere le operazioni di assedio con la garanzia dei rifornimenti. Sulla sponda alleata dell'Asse, quella romena, le forze navali del regime di Bucarest erano pressoché inesistenti. Fu così che il comandante della Kriegsmarine Ammiraglio Raeder chiese la collaborazione della Regia Marina, memore dei successi della Baia di Suda e di Alessandria d'Egitto da parte dei Mas e degli incursori. La prima battaglia, per le unità di Marina prescelte, fu il viaggio dai porti italiani alle sponde del Mar Nero. Per la XII e la IV Squadriglia Mas stava per cominciare un'epopea logistica tra le più complicate. Raggiungere il Mar Nero attraverso il Mediterraneo era impraticabile, sia per i rischi connessi alla presenza massiccia della Marina britannica che per la chiusura al traffico militare dello stretto dei Dardanelli. I Mas, gli MTSM (Motoscafi Turismo Siluranti Modificati) i barchini esplosivi e anche i minisommergibili Caproni classe CB dovettero così affrontare il viaggio per buona parte via terra. Destinata al teatro del Mar Nero, il convoglio italiano della IV Squadriglia Mas fu affidato per la parte logistica ad una delle ditte più importanti dell'epoca, la Fumagalli di Milano. La colonna fu intitolata ad uno dei più famosi eroi dell'assedio di Malta, il Capitano di Fregata Antonio Moccagatta, caduto nel luglio 1941. il convoglio contava 28 autocarri sui quali erano stati caricati anche tutti i materiali per il rimontaggio e la manutenzione. Da La Spezia la lunga teoria dei mezzi d'assalto della Marina mosse alla fine di aprile del 1942 in direzione del Brennero per transitare via Innsbruck in direzione di Vienna. Il passaggio della colonna fu spesso ostacolato da strade strette e costruzioni che dovettero essere abbattute per permettere il passaggio dei Mas italiani. Dalla Capitale austriaca gli scafi si immersero nelle acque del Danubio, per un lungo viaggio che li portò fino alla foce del grande fiume a Costanza, in territorio romeno dove giunsero il 2 maggio. L' ultima tappa fu il porto di Jalta, sede operativa dei mezzi d'assalto italiani agli ordini del Capitano di Fregata Francesco Maria Mimbelli. L'attività nel quadro delle operazioni contro il porto di Sebastopoli iniziò subito. I mezzi italiani fecero da subito notare le proprie capacità offensive. I Mas presenti nella base di Jalta (dal n.566 al n.576) erano scafi della quinta serie costruiti dai cantieri Baglietto, Picchiotto e Celli. Erano mezzi velocissimi, dotati di un propulsore Isotta Fraschini da 2000 Cv e potevano raggiungere la spettacolare velocità di 44 nodi (circa 81 Km/h). Erano armati con mitragliere Breda 13,2 o tre da 20/65, due lanciasiluri da 450 e 6 bombe di profondità. Le azioni della IV Mas raggiunsero già nel primo mese alcuni risultati importanti, con l'affondamento di un mercantile sovietico con rifornimenti per 10.000 tonnellate e un piroscafo da 5.000. La parte debole dell'attività di guerra dei Mas italiani veniva dal cielo, poiché non erano adeguatamente protetti dai caccia (tedeschi, in quanto non vi era presenza della Regia Aeronautica) e dovettero subire perdite per l'attacco dell'aviazione sovietica. Nel mese di giugno ai motoscafi si aggiunsero i minisommergibili classe CB, uno dei quali sarà subito affondato per un attacco aereo russo alla base di Jalta. Il 18 giugno 1942 i Mas attaccarono un convoglio di uomini e materiali sovietici diretto a Sebastopoli, protetto da diverse cannoniere. Una delle imbarcazioni fu affondata, premessa ad azioni ancora più incisive nell'ambito della presa di Sebastopoli e Balaklava. Le missioni dei Mas nel Mar Nero furono complessivamente 65 a cui si sommarono le decine di sortite dei motoscafi siluranti e dei sommergibili CB. Le vittorie della IV Squadriglia Mas totalizzarono un incrociatore (il Molotov), un sommergibile, due mercantili e tre motovedette della Marina sovietica. Nell'agosto del 1942 i mas 573, 568 e 569 furono i protagonisti della più importante vittoria, quella sul citato incrociatore "Molotov" e sul cacciatorpediniere Kharkov, che incrociavano in cerca di naviglio nemico per ostacolare i rifornimenti tedeschi verso la regione del Caucaso e si apprestavano a cannoneggiare la base di Feodosia. Nonostante la superiorità di fuoco del Molotov, con le sue bocche da 181 e i pezzi da 100 e 45 i mezzi d'assalto italiani si scagliarono contro la nave sovietica. Dopo un primo lancio andato a vuoto, uno dei siluri del 568 centrò in pieno il Molotov a poppa. Nella fuga il Mas fu inseguito dal veloce Kharkov ma riuscì con uno stratagemma a liberarsi dell'inseguitore che nel frattempo lo bersagliava con tutti i calibri disponibili. Il comandante Legnani fece sganciare le bombe di profondità in modalità scoppio anticipato, soluzione che riuscì a danneggiare e a far arretrare l'inseguitore. All'inizio del settembre 1942 la base italiana di Feodosia fu colpita da un violento bombardamento sovietico che causò la perdita di tre Mas, tra cui il 573 che prese parte all'affondamento del Molotov. Poco più tardi giunse l'inverno russo, e con esso la ritirata delle forze dell'Asse, di cui risentirono anche le unità della Regia Marina sul Mar Nero. Il carburante cominciò a scarseggiare e il fronte ad arretrare. Nonostante l'ordine di rientro in Italia per parte dei mezzi sul Mar Nero, alcune unità continuarono a combattere fino al 25 aprile 1943. L'ultima azione vittoriosa in quelle acque fu il 26 agosto, quando un sommergibile CB ebbe ragione di un sottomarino sovietico. Con l'armistizio i CB rimasti furono sequestrati dalle forze romene di Costanza, egli equipaggi italiani internati. I minisommergibili saranno poi sequestrati dai sovietici che li useranno per alcuni esperimenti nel dopoguerra. Il secondo fronte dell'operazione Barbarossa dove si trovarono ad operare gli Italiani fu il lago Ladoga, dove le unità della Regia Marina fecero parte di un contingente interforze che comprendeva, oltre alla Kriegsmarine, anche la Marina finlandese, alla quale fu affidato il comando nella figura del comandante Jarvinen. Alla richiesta della Kriegsmarine fu costituita a La Spezia la XII Squadriglia Mas con quattro mezzi della classe 500 (526,527,528, 529) agli ordini del Capitano di Corvetta Giuseppe Bianchini. Il viaggio dei Mas fu complesso e ancora più lungo di quello affrontato dalla IV Squadriglia. I chilometri complessivi percorsi su gomma furono oltre 3.000, fino all'arrivo a Stettino, che anticipò l'ultimo viaggio in piroscafo fino ad Helsinki. Gli Italiani furono assegnati alla ben rifornita base di Lahdenpoja, dove iniziò l'attività di appoggio e scorta alla Marina finlandese impegnata nel contrasto ai rifornimenti sovietici durante l'assedio di Leningrado. Il 15 agosto 1942 il Mas 527 del tenente Renato Bechi avvistò tre cannoniere sovietiche, che puntarono le proprie armi danneggiando l'imbarcazione italiana. Senza arretrare, ed in concorso con il Mas 528, lo scafo del tenente Bechi si lanciò verso il naviglio avversario sotto una pioggia di colpi e rispondendo con la sua mitragliera 20/65. a favore di lancio, i due Mas riuscirono a colpire ed affondare una delle cannoniere. L'azione si ripete alcuni giorni dopo, protagonisti gli stessi due Mas. In questo caso la vittima fu un convoglio sovietico che trasportava materiali. Nonostante venissero scoperti dal nemico a causa della distanza estremamente ravvicinata, con una rapida manovra di disimpegno i due scafi della XII Mas ricomparirono più tardi a favore di tiro. In poco più di 30 secondi la maona (in termini marinari una grande chiatta da rimorchio) lunga ben 70 metri saltò in aria con tutto il suo carico destinato a Leningrado. Poi anche sul Ladoga scese l'inverno, e a quella latitudine l'acqua si trasforma in ghiaccio non risultando più navigabile. I Mas italiani furono trasferiti nuovamente via Helsinki alla base di Reval, in Estonia. Nella primavera del 1943 i marinai italiani furono richiamati in patria e i Mas lasciati alla marina finlandese dopo tre mesi di intensa attività sulle acque del Ladoga. Il comandante del Mas 527 protagonista dell'affondamento della cannoniera sovietica, come citato dalle memorie storiche della Marina Militare Italiana, passerà dopo l'8 settembre alla Marina co-belligerante partecipando al timone del MS 33 allo sbarco di informatori alleati dell'Oss a Punta del Moro, nei pressi di Ortona. Il Capitano di Fregata Francesco Maria Mimbelli proseguì invece la carriera nella Marina Militare Italiana fino al grado di Ammiraglio e il congedo nel 1964. Per approfondire la storia della guerra dei Mas sul Mar nero e sul Ladoga, si segnala il volume di Gianni Bianchi "La XII e IV Flottiglia Mas nel lago Ladoga e Mar Nero - TV Renato Bechi, comandante del Mas 527" (Sarasota).
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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