2025-09-23
Guerra agli italiani per la pace a Gaza
Oltre 60 agenti feriti, in azione la peggio gioventù. Per chi è sceso in piazza la questione palestinese era solo un pretesto. Volevano un motivo per mettere a ferro e fuoco la città, per far valere la violenza nella lotta politica, per odiare gli avversari. E l’hanno trovato.Ho assistito in diretta alla guerriglia di Milano. Dalle finestre della redazione ho visto l’assalto alla stazione Centrale, le vetrine infrante, gli scontri con la polizia, le biciclette e i cestini lanciati in mezzo alla strada per fermare il passaggio delle camionette, i sampietrini divelti da terra e tirati contro gli agenti al grido di «bastardi», il fumo e il gas usati dalle forze dell’ordine per disperdere i manifestanti. Alla fine, dopo ore di violenza, in via Vittor Pisani, che collega il principale scalo ferroviario della città a piazza Repubblica e di lì al centro, sono rimasti i segni della battaglia: i candelotti, le buche nel lastricato, le fioriere sradicate, i cartelli usati come ariete, l’aria resa irrespirabile dai lacrimogeni. Tutto ciò in nome della pace.Non ero testimone di una guerriglia urbana da anni. E non so per quale sesto senso, forse perché ieri alla Verità avevamo deciso di iniziare una maratona per parlare dell’odio politico, mi ero appena messo a rileggere le pagine della Peggio gioventù, il libro con cui Valerio Morucci, il brigatista che partecipò al sequestro Moro, descrive la sua discesa agli inferi del terrorismo. I primi scontri della giornata sono iniziati sotto i miei occhi mentre scorrevo le righe del capitolo intitolato «La perdita dell’innocenza», in cui l’ex terrorista racconta di Valle Giulia, quando per la prima volta, nel ’68, un corteo di studenti si picchiò con gli agenti che avevano sgombrato la facoltà di architettura. «Noi eravamo giovani», spiega Morucci, «e con la forza del numero, delle urla, della gioia, e della ragione dalla nostra parte, dovevamo convincerli a ridarcela». Ma quelli più grandi di noi, scrive, quelli che avevano maggior esperienza politica, nel Pci e tra i gruppi estremisti, sapevano che «la lotta cresce sullo scontro. Quello fisico, diretto, non solo quello a parole. Ragion per cui nei loro conciliaboli, e senza dir nulla alle migliaia di giovani che si erano portati appresso, avevano deciso di lanciare uova marce sui poliziotti per provocarli. Pensi a una goliardata? Non ne sono sicuro. Fatto sta che la polizia caricò il corteo e ne nacque lo scompiglio».Così l’ex brigatista, all’epoca un ragazzo con tanta confusione in testa, racconta l’inizio degli scontri. «Dopo il primo quarto d’ora di panico, uno dopo l’altro, i ragazzi si fanno sotto, raccattano sassi e li lanciano contro gli agenti. Non ci ho pensato, il gesto era noto e quelli manganellavano a tutto spiano. E tirai, sentendomi crescere dentro la novità dell’odio». Aveva appena 18 anni Morucci quando gli sembrò normale colpire le forze dell’ordine tirando un sampietrino. Un giovane nemmeno maggiorenne scopriva le ragioni dell’odio militante. L’appartenenza politica ancora non c’era, ma riavvolgendo il nastro dei ricordi, Morucci ammette che qualcuno più grande di lui, più politicizzato di lui, lo portò consapevolmente allo scontro con la polizia. «Quello che mi dà da pensare, tanto più in considerazione dell’oggi, è che una vecchia ideologia si sia sovrapposta a un movimento che non ne aveva […]. Quel sasso raccattato da terra e lanciato contro i poliziotti mi ha consegnato mani e piedi all’ideologia. L’avvitamento è cominciato lì». Non voglio dire che le migliaia di persone che hanno sfilato in via Vittor Pisani siano a rischio di fare la fine di Morucci. Però è un fatto che ieri molti dei partecipanti al corteo non cercavano la pace, ma la guerriglia. Per loro la manifestazione costituiva un’occasione straordinaria per alimentare il conflitto e trascinare allo scontro anche chi aveva aderito pacificamente allo sciopero. Per loro la Palestina era un pretesto. Volevano un motivo per devastare la città, per far valere la violenza nella lotta politica, per odiare gli avversari. E lo hanno trovato. Ad accompagnare le bandiere della Palestina e gli slogan contro Israele, infatti, c’era l’avversione al governo di centrodestra, giudicato complice di quello che succede a Gaza. In centinaia, dunque, hanno sfilato per la pace, ma avendo come obiettivo la guerra al presidente del Consiglio. E alla fine hanno scatenato la guerriglia. Per dirla con Morucci, è la peggio gioventù, pronta a usare qualsiasi causa e strumentalizzare qualsiasi movimento. I sampietrini, le fioriere divelte, le vetrine rotte, non sono state un caso. E nemmeno i 60 agenti rimasti feriti. Il ‘68 e quello che è venuto dopo non hanno insegnato niente a chi sogna la rivoluzione.
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Dall'alto a sinistra in senso orario: Mikey Mccoy, Laura Loomer, Candace Owens e Brett Cooper
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