2019-10-08
Gualtieri ora lo dice chiaro e tondo: l’esecutivo vuole aumentare l’Iva
Dalla platea di Confindustria, il ministro dell'Economia annuncia esplicitamente l'innalzamento dell'imposta: «Servirebbe per la ridistribuzione dei redditi». Con buona pace di Italia viva che aveva messo il suo veto.Roberto Gualtieri non molla. Il ministro dell'Economia insiste sull'aumento dell'Iva che a quanto pare sembra essere la strada imboccata dal governo. Nel Consiglio dei ministri che ha preceduto la presentazione della Nota di aggiornamento al Def, la stella polare della prossima manovra economica, c'era stato un serrato braccio di ferro tra Pd e M5S con Luigi Di Maio che ha puntato i piedi sul no secco a qualsiasi ritocco al rialzo e il dem Francesco Boccia che invece sarebbe stato favorevole a una rimodulazione delle aliquote per alcuni beni. Alla fine era prevalsa la linea della prudenza e tutti in coro a dire che l'Iva non sarà toccata.Ma a quanto pare, stando alle parole del ministro Gualtieri, il tema è tutt'altro che archiviato. Dalla platea di Confindustria, in occasione della presentazione del rapporto «Dove va l'economia italiana», il responsabile dell'Economia lo ha detto chiaro e tondo dando anche una «nobile» motivazione. «Da una limitata rimodulazione dell'Iva ci sarebbero aspetti positivi in termini di ridistribuzione dei redditi», ha sentenziato. Come dire che pagare di più alcuni generi di consumo, considerati da ricchi, è un'operazione di equità sociale. E per di più indolore dal momento che, assicura, sarebbe «a gettito zero». Oltre che utile giacché avrebbe la funzione di «supportare la transazione del nostro sistema dei pagamenti verso il digitale». Poi a rimarcare che è un argomento acquisito, al di là di ogni dubbio: «Abbiamo sempre detto che l'attuale configurazione delle aliquote è perfettibile». Insomma la strada è segnata.Gualtieri non dice nulla di nuovo. Nel Pd da settimane ci sono fughe in avanti. Boccia in una intervista ad Avvenire, (una scelta non casuale) e poi in audizione alla Camera, ha martellato proprio sull'«obiettivo di ridurre le ingiustizie presenti nella società», quelle per cui, «assorbenti e pannolini sono tassati con Iva ordinaria al 22% e alcuni beni anche di lusso vivono di evidenti agevolazioni».Un pressing così serrato che ha mandato su tutte le furie il collega Franceschini, che ha dovuto impiegare diversi giorni per spegnere il fuoco delle polemiche e tranquillizzare un elettorato niente affatto convinto della nobiltà dell'operazione Iva e sempre più tentato di migrare verso il partito di Matteo Renzi, fermo oppositore, «senza se e senza ma», a qualsiasi ritocco delle aliquote. Il leader di Italia viva ha messo in guardia il premier Giuseppe Conte che un inasprimento dell'Iva, che si tradurrebbe in una «tassazione attorno ai 5-6 miliardi» non avrebbe il suo appoggio. Qualora Gualtieri dovesse andare avanti per questa strada, l'operazione suonerebbe anche come uno schiaffo a Renzi, una sorta di sfida e l'occasione per misurare le forze in Parlamento.Non ci sono solo le parole di Gualtieri a far scattare l'allarme. Il governo si sta muovendo dietro le quinte inserendo, in provvedimenti in discussione, alcune clausole che già prevedono l'aumento dell'Iva su determinati prodotti. Stiamo parlando dell'ultima versione del decreto Clima. All'articolo 13 si prevede che «i benefici fiscali dannosi per l'ambiente, indicati nel Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi, siano ridotti progressivamente al fine del raggiungimento degli obiettivi fissati dal programma nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell'aria». Nella prima bozza del decreto si ipotizzava di modificare i valori dell'Iva per circa 16,8 miliardi. Nell'ultimo testo questa indicazione così precisa è scomparsa ed il testo è stato sfumato ma tra le righe si nasconde una rimodulazione dell'Iva agevolata nell'attività zootecnica. Va ricordato che nella Nota di aggiornamento al Def è previsto che i collegati alla manovra economica siano agganciati ad alcuni decreti legge. Questo significa che il decreto Clima sarebbe il cavallo di Troia per far passare l'aumento dell'imposta per quel settore. Quindi, in questo caso, la rimodulazione arriva al di fuori del perimetro ufficiale, alla chetichella, senza dichiarazioni ma i diretti interessati se ne accorgeranno.Basta rompere l'argine e si inaugura uno schema che consente, ad ogni manovra, di applicare le clausole di salvaguardia su determinati prodotti per aprire la strada ad aumenti. L'operazione di incremento dell'Iva avrebbe anche la benedizione di Bruxelles e di altri organismi internazionali. L'Ocse e il Fondo monetario internazionale hanno da sempre chiesto ai Paesi più indebitati di spostare parte del carico fiscale dalla tassazione diretta (come l'Irpef) a quella indiretta.L'aumento dell'imposta è un vecchio cavallo di battaglia della sinistra. È del Centro studi Nens, fondato da Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco, un documento in cui si sollecita una riforma dell'Iva con la riduzione del numero di aliquote da tre a due: una del 4% e l'altra del 18,5%. In questo modo, secondo gli autori, si eviterebbero 5 miliardi di evasione. Il dossier però riconosce che questo meccanismo è politicamente di difficile attuazione. Con la rimodulazione si colpirebbero quei beni con l'aliquota del 4% che ora si applica al 95% dei beni alimentari, all'acquisto di abitazioni, alle prestazioni sanitarie e all'editoria. Alla fine si suggerisce una soluzione intermedia mantenendo l'aliquota del 4% e unificando le restanti aliquote ad un livello prossimo al 18,5%. Chissà che questo rapporto non abbia ispirato le parole del ministro Gualtieri.