2022-06-28
Grillo ordina a Conte di sostenere Draghi
Beppe Grillo (Imagoeconomica)
Gelo con l’ex premier, bocciato su tutta la linea: il garante non vuole che il M5s esca dal governo e si è rimangiato la «micro deroga» alla regola interna che vieta le ricandidature dopo due mandati. Nessuna decisione per Giancarlo Cancelleri in Sicilia. In crisi anche il bilancio.Si potrebbe dire che la situazione è drammatica ma non seria. Soprattutto perché - si favoleggia nei corridoi di Palazzo - al momento gli uomini di Giuseppe Conte non avrebbero ancora concluso l’appello dei dimaiani e in alcuni casi sarebbero convinti della lealtà di eletti che in realtà si sono già promessi al ministro degli Esteri. Per il manipolo di parlamentari che si sono schierati a testuggine attorno all’ex-premier, però, la calata a Roma di Beppe Grillo può voler dire vita o morte, perché tutta la faccenda gira attorno alla possibilità per molti di loro di sperare in una ricandidatura, o addirittura in una miracolosa rielezione. Per ora, sfortunatamente per loro il pollice dell’Elevato sembrerebbe rivolto all’ingiù.Assolvendo al rito trito delle battute di fronte ai giornalisti (sempre meno corrosive e divertenti) l’Elevato ha cercato di «buttarla in caciara» per dirla con il popolo romano, al termine del lungo incontro (tre ore e mezzo) avuto con Conte all’hotel Forum, ma proprio la preoccupazione di sdrammatizzare ha confermato, a detta degli osservatori più smaliziati, la tensione che persiste tra garante e capo politico sulla famigerata regola dei due mandati. A chi gli chiedeva conto, infatti, di quali progressi vi fossero stati sulla questione, Grillo ha risposto che la deroga sarà riservata a quelli «con la cravatta» ma è verosimilmente sul dilemma tra la conservazione dell’ultima bandiera identitaria e la sopravvivenza del Movimento che ha ruotato la conversazione dai due. Un dialogo che si svolgeva, tra l’altro, mentre dal fronte degli ultimi transfughi non si era esaurito ancora il veleno su entrambi. In particolare, l’ex ministra Lucia Azzolina, secondo quanto diffuso dall’Adnkronos, negli stessi minuti inviava in una chat di colleghi un lungo vocale in cui rivelava che tra Conte e Grillo non ci sarebbe mai stata una vera pacificazione, tanto che l’inevitabile showdown si avrà proprio sulla storia del doppio mandato, qualora il garante non si convincesse ad aprire sulla deroga. Ma la cosa veramente drammatica è che se showdown dovrà essere, non potrà esserlo quando le acque oltremodo agitate dal disastro alle comunali e dalla scissione di Di Maio si saranno calmate, perché sulla pattuglia pentastellata incombe la scelta urgente del candidato da portare alle primarie del campo largo già fissate per le regionali siciliane. La decisione dovrà essere presa entro il 30, con la rappresentazione plastica (e anche un po’ beffarda) del momento che il M5s sta attraversando: le possibilità di ben figurare nell’isola, infatti, sono legate alla figura del sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri, che gode di un indubbio seguito a livello territoriale ma che, al momento, è bloccato dal vincolo del doppio mandato. Per questo ieri (e anche oggi) il fitto giro di incontri tra Grillo, Conte e i parlamentari si sta arrovellando attorno a quale formula alternativa al vincolo secco del doppio mandato individuare, per non dare l’impressione di avere abdicato anche all’ultima stella, ma allo stesso tempo non darsi la zappa sui piedi come in Sicilia. In quest’ottica, sembrava inizialmente aver preso quota l’ipotesi della «microdelega» da applicarsi a un numero ristretto di eletti riconosciuti come imprescindibili, o anche il principio di rotazione tra i livelli rappresentativi: in soldoni, si potrebbe «sforare» il vincolo nel caso si passasse da una carica elettiva ma, sempre secondo quello che è filtrato. Grillo però avrebbe mantenuto una posizione intransigente, confermando che non vuole derogare al vincolo dei due mandati. Una presa di posizione che ha alzato il grado di irritazione di Conte, anche se ai parlamentari che lo hanno ascoltato Grillo avrebbe detto di avere un «carattere diverso» dall’ex premier ma allo stesso tempo un «rapporto ottimo, costruito ogni giorno». Allo stesso tempo, il garante avrebbe tentato di tenere alto il morale della truppa chiedendo di non mollare e di «crederci fino in fondo» perché «io non abbandono nessuno», rassicurando anche chi teme uno stop prematuro della legislatura, sottolineando di voler mantenere l’impegno preso con Draghi e di non voler uscire dalla maggioranza «per un c... di inceneritore» (ogni riferimento a Conte non è casuale). Il tutto, mentre a pochi metri, con abile mossa ostruzionistica, Luigi Di Maio dava appuntamento ai giornalisti per sparare ancora una volta a zero su Conte e soci, rallegrandosi della loro débâcle alle Comunali e sentenziando che agli italiani della questione del doppio mandato, in sostanza, non frega nulla. Grillo ha visto anche anche il tesoriere del Movimento, Claudio Cominardi. Non si esclude che l’incontro sia legato anche alle difficoltà economiche del Movimento, complici le mancate restituzioni e la scissione dei 60 parlamentari legati a Di Maio che farebbero venir meno oltre 2,3 milioni di euro da qui a fine legislatura.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.