2021-10-27
I grillini usano il caso Montepaschi per rilanciare la Banca del Sud
Carla Ruocco convoca gli ad di Unicredit e di Mps in commissione l'8 novembre e spinge per il progetto caro al M5s: «Terzo polo con la partecipazione dello Stato. Al Mezzogiorno serve per gestire il Pnrr».Secondo fonti vicine al dossier, l'Italia tratta con l'Ue per far slittare la privatizzazione di Rocca Salimbeni. Bruxelles: «I governi devono dire come rispetteranno gli accordi».Lo speciale contiene due articoli.«Invece di essere Stato riparatore costretto a chiudere trattative senza margine, rendiamo lo Stato player con una strategia ben definita, se in Europa ci danno il tempo abbiamo i margini per lavorare bene». A volere lo Stato player, giocatore, è Carla Ruocco. Il presidente della commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario, nonché deputata grillina, ieri mattina è intervenuta alla trasmissione Radio Anch'io su Rai Radio 1 e ha sfornato la solita ricetta a 5 stelle per il Monte dei Paschi dopo lo stop ai negoziati tra il Mef e Unicredit. Per la Ruocco, la proroga richiesta a Bruxelles «è nelle corde, essendo saltata la trattativa bisogna dare più margine. Ed è giusto quando si dice che bisogna metterci la testa». O metterci ancora lo Stato, dietro al paravento della necessaria creazione di un terzo polo bancario alternativo alle due big Intesa e Unicredit. «La possibilità di creare un terzo polo c'è, i protagonisti li abbiamo, come il Banco Bpm e Bper, si potrebbe creare una holding dove lo Stato ha una presenza minoritaria, come soggetto equilibratore» ma anche «player in una partita che va costruita». E dove poggiare le fondamenta del nuovo conglomerato bancario a trazione pubblica? Ovviamente al Sud. «Abbiamo un tessuto con un'articolazione territoriale che è importantissima. Abbiamo il Sud Italia che si trova a dover gestire i tantissimi, fortunatamente, soldi del Pnrr», ha subito aggiunto la deputata dei 5 stelle. Rilanciando il solito cavallo di battaglia del Movimento: far nascere la Banca del Sud. A settembre 2020, il senso dei grillini per Siena era stato illustrato proprio dall'onorevole Ruocco, in un'intervista a Repubblica: «A mio avviso si potrebbero cedere le filiali e gli sportelli a uno o più soggetti nazionali, ad esempio alla Popolare di Bari per creare la Banca del Sud oppure ad altri istituti, per creare un terzo-quarto player nazionale e trasformare la restante parte di Mps in una bad bank nazionale fondendola anche con Amco», aveva detto la Ruocco. E anche il sottosegretario al Tesoro, Alessio Villarosa, ha più volte ribadito che l'obiettivo del M5s è quello di «valorizzare la partecipazione dello Stato e ridurre ogni potenziale perdita». Eppure la strategia grillina di lasciare il Monte dei Paschi nelle mani dello Stato era fallita dopo le elezioni regionali dell'autunno scorso. A metterci una pietra sopra era stato il decreto firmato il 16 ottobre 2020 anche dall'ex premier Giuseppe Conte dove è scritto nero su bianco che l'uscita del Tesoro dal capitale va realizzata «con modalità di mercato e anche attraverso operazioni finalizzate al consolidamento del sistema bancario». Ovvero aprendo le porte a un cavaliere bianco privato, come del resto invocato dalle autorità di Vigilanza europee. Di certo, ieri la Ruocco ha riunito d'urgenza l'ufficio di presidenza della commissione parlamentare di inchiesta che ha convocato in audizione l'8 novembre l'ad di Unicredit, Andrea Orcel, e quello del Montepaschi, Guido Bastianini. Le audizioni si svolgeranno nel tardo pomeriggio a mercati chiusi. La commissione pare intenzionata a sentire anche il ministro dell'Economia, Daniele Franco, non più tardi del 20 novembre.Nel frattempo, sempre ieri in Piazza Affari hanno rialzato la testa sia il titolo Unicredit (+1,46%), sia Montepaschi (+1,48%). Rimbalzano pure i bond subordinati del Monte, oggetto di pesanti vendite lunedì in scia ai timori di un possibile coinvolgimento nella condivisione degli oneri (burden sharing) in caso di salvataggio statale. C'è chi è ancora convinto che la trattativa tra Piazza Gae Aulenti e il Tesoro su Siena non sia definitivamente chiusa. Come il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, intervenuto in radio ieri mattina con la Ruocco: «Credo che si cerchi di prendere tempo: le parti dovranno incontrarsi perché secondo me dovrebbero venirsi incontro e ci sono le condizioni per poter arrivare in qualche modo a un accordo. Finora c'è stata una trattativa anomala: da una parte un soggetto privato e dall'altra un soggetto pubblico, lo Stato, che dietro ha la politica. Si sono create delle distanze importanti sulla valutazione del perimetro di Mps definito da Unicredit e dal suo amministratore delegato, Orcel, che ha guardato tutti i numeri fino in fondo, ha fatto le pulci a tutto. Orcel, che è il miglior consulente di sé stesso, non è abituato al mondo italiano, dove la politica ha un forte condizionamento anche sul settore bancario e finanziario», ha aggiunto Sileoni. Tornando a Piazza Affari, sono andate bene le altre protagoniste del sistema (Bper a +0,24%), anche se si è raffreddato l'appeal speculativo sul Banco Bpm (+0,81%) che la prossima settimana presenterà il nuovo piano industriale con l'ad Giuseppe Castagna deciso per il momento a ballare da solo. Mentre nelle sale operative ci si interroga sulle prossime mosse del risiko, a sostenere l'intero settore sono stati i conti della svizzera Ubs che ha annunciato di aver chiuso il terzo trimestre con un utile netto in crescita del 9% a 2,28 miliardi di dollari. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/grillini-montepaschi-rilanciare-banca-sud-2655393518.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="sussurri-dal-mef-proroga-di-anni" data-post-id="2655393518" data-published-at="1635292321" data-use-pagination="False"> Sussurri dal Mef: «Proroga di anni» La patata bollente di Siena ora è nelle mani del Tesoro ma anche di Bruxelles che dovrà esprimersi su una possibile proroga per la cessione da parte del Mef del 64% detenuto nel Monte dei Paschi. Da Via XX Settembre sono arrivati strani sussurri rilanciati da un'agenzia Reuters citando «fonti vicine al dossier» secondo cui l'Italia starebbe negoziando con la Commissione Ue un allungamento della scadenza di «anni». Secondo i termini del salvataggio concordato con l'Antitrust europeo nel 2017, quando è stato dato il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale, l'Italia avrebbe dovuto tagliare la sua quota - scendendo così dal Monte - entro e non oltre l'approvazione dei risultati della banca nel 2021, ovvero al massimo entro la primavera del 2022. Ora i sussurri delle fonti (dal forte accento romano) dell'agenzia Reuters parlano di anni. Ipotesi che pare improbabile e comunque assai complicata. Non solo perché andrebbero riviste le dieci pagine di «impegni» presi con la Ue nel 2017, per rafforzarli, considerato che Palazzo Chigi sarà inadempiente sulle misure di riduzione di personale e sportelli Mps. L'opzione di una Mps «stand alone» costerebbe intanto di più, per i contribuenti, della soluzione Unicredit: 11 miliardi contro i 7 chiesti dall'ad di Unicredit, Andrea Orcel. Tra l'aumento di capitale da 4,5 miliardi (1,5 miliardi in più dei 3 messi in conto dall'istituto di Piazza Gae Aulenti, poiché da sola Mps ha bisogno di maggiori risorse patrimoniali), 1,5 miliardi di esuberi, 2 miliardi di gestione dei crediti deteriorati, e 3 miliardi di cause legali, il conto sarebbe infatti salatissimo. Vanno scongiurate nuove purghe per soci o obbligazionisti ma vanno anche gettate le basi per un futuro sostenibile del Monte che a fine luglio ha ricevuto la maglia nera tra le 50 banche europee sottoposte allo stress test dell'Eba, l'autorità bancaria europea. Chiuso il negoziato finanziario con Orcel è comunque stato aperto quello diplomatico tra gli sherpa del governo e quelli di Margrethe Vestager. Sul fronte europeo per ora si punta a tenere le carte coperte. Interpellata in un briefing a Bruxelles la portavoce della Commissione europea, Arianna Podestà, ha rimandato la palla sul campo del Mef: «Non abbiamo commenti specifici, la Commissione sta seguendo da vicino gli sviluppi che riguardano Mps ed è in contatto con le autorità italiane», ha spiegato aggiungendo che «se l'Italia crede che ci siano altri modi per adempiere e per uscire dalla proprietà di Mps, spetta a loro avanzare proposte». No comment invece sulla richiesta del governo italiano di una proroga: «L'Italia si è impegnata a vendere tutte le quote entro una certa data. Il termine temporale per la privatizzazione non è scaduto e non possiamo fare commenti su questa scadenza perché è una informazione confidenziale. Come sempre, è responsabilità degli Stati adempiere a questi impegni e proporre come rispettare tali impegni, e spetta perciò all'Italia decidere e proporre modalità per uscire da Mps tenendo in considerazione le decisioni adottate nel 2017», ha ricordato la portavoce. «Non possiamo entrare adesso in una valutazione su cosa sia andato storto» nella ristrutturazione di Monte dei Paschi di Siena. «Quando abbiamo adottato la decisione», ha concluso, «il piano di ristrutturazione» presentato dall'Italia «aveva gli elementi» per garantire «la sostenibilità a lungo termine della banca sulla base degli impegni presi», ma poi «entra in gioco la vita reale e le cose possono cambiare» nel tempo.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)