2020-02-25
Grazie al governicchio giallorosso adesso siamo gli appestati d’Europa
L'esecutivo non ha saputo prevenire il virus e ha gestito in maniera grottesca le prime fasi dell'emergenza. Tanta approssimazione spaventa le nazioni vicine. Le quali, comprensibilmente, non ci vogliono in casa loro. Tre starnuti, due colpi di tosse e l'hanno blindato. Stava guidando il Flixbus a Lione, proveniente da Milano, e ha avuto la sfortuna di esprimere tutti insieme i segnali identificativi del coronavirus o di un banale raffreddore. Un passeggero ipocondriaco ha chiamato la gendarmeria con il telefonino e alla stazione Perrache delle autolinee, ad aspettare l'autista ieri mattina, c'erano i poliziotti. L'uomo è stato ricoverato all'ospedale per gli esami, accompagnato da un altro passeggero che di starnuti ne aveva fatti due. La corriera aveva effettuato fermate a Torino e a Grenoble, così l'Agenzia per la Salute francese ha sentenziato: «Tutti confinati fino a nuovo ordine». Per merito delle clowneries governative ora siamo anche gli appestati d'Europa. La vicenda è simbolica della diffidenza che gli altri paesi del continente nutrono nei confronti del combinato disposto «agente patogeno-governo Conte». Se a tutto ciò aggiungiamo la superficialità organizzativa del ministero della Sanità e la comunicazione politico-istituzionale da operetta (prima tutti ad addentare involtini primavera dai cinesi, poi tutti a evocare zone rosse con i soldati ai quadrivi), ecco sfornata la solita emergenza all'amatriciana. All'estero non hanno paura del coronavirus ma degli italiani e vorrebbero metterci tutti in quarantena. Non hanno torto, soprattutto dopo avere ascoltato raffinati psicologi come il ministro piddino Paola De Micheli, sempre in modalità spot: «Vogliamo isolare il coronavirus, non le persone». Auguri.Negli ultimi due giorni la prudenza è aumentata. Ieri mattina i passeggeri di un volo Alitalia partito da Roma sono stati fermati all'aeroporto di Mauritius, nell'Oceano Indiano. Le autorità dell'isola hanno disposto la quarantena in ospedale per i vacanzieri provenienti da Lombardia e Veneto (circa 40), condizione necessaria per autorizzare lo sbarco. L'alternativa sarebbe stata girare l'aereo e tornare in Italia. Dopo triangolazioni diplomatiche con Pretoria e la Farnesina si è arrivati alla decisione finale: sono scesi tutti e 212 tranne i 40 dalla provenienza sospetta (i romani sì, i lombardi e i veneti no) anche se per 10 ore erano stati a contatto diretto nella stessa carlinga. Nessuno di loro ha mai dato segno di qualsivoglia malessere. Dietro la solidarietà di facciata, i nostri vicini vivono ore di apprensione. Domenica notte gli austriaci hanno fermato al Brennero due Eurocity e poi li hanno fatti ripartire. Sul primo viaggiavano due donne tedesche con la febbre, fatte scendere alla stazione di Verona. I medici italiani hanno avvertito Innsbruck che ha bloccato i convogli per precauzione. «Prendiamo molto sul serio la situazione italiana», ha spiegato il ministro della Salute di Vienna, Rudolf Anschofer. Dopo conciliaboli diplomatici si è deciso di non creare un caso e il traffico ferroviario è ripartito. La parola «monitoraggio» è la più inflazionata anche dalle autorità svizzere, che per ora non hanno fermato i 67.000 frontalieri in transito quotidiano dalla Lombardia. Una decisione in tal senso avrebbe conseguenze molto pesanti anche per il Canton Ticino.Se la Germania osserva in silenzio, la Francia comincia a muoversi a parole. La prima ad alzare la voce è Marine Le Pen, presidente del Rassemblement national (i sovranisti francesi), che ha dichiarato a Le Figaro: «Presto potrebbero essere necessari controlli alle frontiere, soprattutto se l'epidemia fosse fuori controllo in Italia. Il governo dev'essere in grado di prevederlo e preferisco che faccia di più o troppo piuttosto che non abbastanza». Il ministro della Salute, Olivier Véran, ha subito ribattuto: «La chiusura del confine non ha senso». Ma in serata Oltralpe scoprono le carte: chi proviene da Veneto e Lombardia dovrà stare in quarantena due settimane. In Europa e nel mondo monta il malumore, manca solo che la Libia organizzi un blocco navale con l'Italia. Se Giuseppe Conte è «sorpreso per i picchi del contagio», a maggior ragione hanno diritto di esserlo all'estero. Anche la Romania ha disposto la quarantena per gli italiani in arrivo dalla Lombardia e dal Veneto. Grecia, Croazia e Serbia hanno annullato le gite scolastiche in Italia per un mese. Il ministro della Sanità di Israele, Yaacov Litzman, ha consigliato i suoi connazionali «di non recarsi in Italia e in Australia» e ha dichiarato: «Non abbiamo il timore di imporre l'isolamento d'autorità».La diffidenza che ci circonda viene percepita dagli intellò e dai commentatori dem come una nemesi per il sovranismo, un infantile «guarda cosa succede quando i porti li chiudono gli altri». In rete ci si diverte così, per esempio lo fa il sito Wired concludendo che «a fare le spese di questo modus operandi sono gli italiani». Considerazione miope. Chi guarda oltre un volemose bene da sacrestia, non può non notare che proprio le legittime preoccupazioni di Austria, Francia, Romania, Grecia, Croazia, Israele e perfino Mauritius, definiscono il perimetro della serietà istituzionale. Loro (non noi con le nostre pittoresche vampate comunarde) hanno chiare le priorità: salute dei cittadini, rispetto del patto sociale, adesione alle regole fondanti di una democrazia occidentale. Che se necessario sconsiglia, protegge, ferma. E lo fa senza evocare razzismi o dover mangiare spaghetti solidali a Little Italy. Bastano due parole per commentare il loro comportamento da Stati sovrani: fanno bene.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)