2021-05-15
Tavecchio, i conti sulle assicurazioni non tornano
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Gabriele Gravina e Carlo Tavecchio (Ansa)
Durante la gestione dell'attuale numero uno lombardo, la Lega Nazionale Dilettanti tramite un broker si sarebbe accordata con una "primaria compagnia di assicurazioni" per stabilire un premio complessivo per ogni stagione sportiva. Il premio avrebbe dovuto oscillare in base al numero effettivo dei tesserati. Invece, dal 2010 al 2017, stagione dopo stagione, sarebbero stati siglati degli accordi su un numero solo presunto di calciatori, quindi indicativo, ma sempre maggiore di quelli reali. Si parla di una perdita di almeno 12 milioni di euroSi fa sentire il ritorno di Carlo Tavecchio negli ambienti della Figc di Gabriele Gravina. Giovedì il presidente ha fatto visita al Comitato Regionale Lombardia, dove è stato accolto da tutto il Consiglio direttivo e dai delegati provinciali. I due vanno d'amore e d'accordo. Allo stesso tempo, a breve proprio Tavecchio dovrà aspettare la decisione del collegio di garanzia che deciderà sulle sue sorti, in merito alla gestione dell'Assemblea elettiva che lo ha ricollocato all'interno della Lega Nazionale Dilettanti. Si tratta di un giro da milioni di euro, gestito con i soldi di decine di migliaia di ignare società sportive, per un vero e proprio esercito di atleti, obbligato ad essere assicurato per poter svolgere la propria attività sportiva preferita. La storia è questa. La Lega Nazionale Dilettanti - la componente della Figc chiamata a gestire in Italia il cosiddetto calcio minore - tramite un broker si sarebbe accordata con una "primaria compagnia di assicurazioni" per stabilire un premio complessivo per ogni stagione sportiva. Un premio che avrebbe dovuto oscillare - ragionevolmente - in base al numero effettivo dei tesserati. Invece, dal 2010 al 2017, stagione dopo stagione, sono stati siglati degli accordi su un numero solo presunto di calciatori, quindi indicativo, ma sempre maggiore di quelli reali. Il sistema però avrebbe prodotto uno spreco di risorse vicino ai 3 milioni e mezzo di euro in sette stagioni sportive. Una cifra che arriva a superare i 12 milioni di euro di potenziali risparmi andati in fumo, semplicemente applicando una media dei premi pro capite (e che hanno fluttuato tra i 33 e gli oltre 35 euro). Risparmi da realizzare nell'interesse di chi? Proprio di quella miriade di società dilettantistiche che, per tirare avanti, fanno i salti mortali da molto prima dell'emergenza Covid. Tavecchio, come è noto, ha fatto della Lega Nazionale Dilettanti il suo regno incontrastato per 15 anni. L'ex presidente poi anche della FIGC, conduceva le operazioni, di stagione in stagione, illustrando l'impresa al "gruppo di amici", ossia i presidenti dei Comitati Regionali. Si narra che nelle riunioni del consiglio direttivo scattassero addirittura gli applausi alla notizia degli importi. Si parte con un piccolo spreco di quasi cento mila euro nel 2010/2011, per poi lanciarsi - in un crescendo rossiniano - in spese apparentemente ingiustificate che hanno raggiunto importi compresi tra i 200 e gli oltre 800 mila euro fino alla stagione sportiva 2016/2017. Facciamo un esempio: nel2011/2012 la Lega Nazionale Dilettanti si accorda con la compagnia di assicurazioni per un premio pari a 16 milioni di euro per 480 mila tesserati. Ma i tesserati certificati alla fine saranno 455.338 (quindi ci sarebbero 24.662calciatori "fantasma") per un costo per assicurato pari ad oltre 33 euro. In realtà, con il parametro dei "tesserati presunti", il costo effettivo ammonta ad oltre 35 euro, per un eccesso di spesa di quasi 2 euro per singolo premio. Un piccolo eccesso se considerato su ogni scalpo, ma che moltiplicato per il totale dell'accordo si traduce nella cifra monstre di quasi 900 mila euro. Le eccedenze più consistenti si registrano nel 2015-2016 (quasi 800 mila euro), nel 2016/2017 (oltre 600 mila euro) e nel 2012-2013 (oltre 550 mila euro). E il giochetto, come ampiamente spiegato, si è svolto (quasi indisturbato, a parte le inchieste di qualche coraggioso cronista) tra gli applausi del "consiglio dei saggi" fino alla stagione 2016-2017. In sostanza facendo una media dei premi pro capite si ottiene un valore di oltre 33 euro e in questo modo si può facilmente dimostrare che i mancati possibili risparmi ammontino ad oltre 12 milioni di euro. Non solo. Applicando sempre il valore medio dei premi pagati tra il 2010 e il 2017, moltiplicandolo per il numero dei tesserati e con una proiezione sul decennio 2010-2020, si ottiene una cifra complessiva di spesa che supera i 137 milioni di euro. Tavecchio, nel frattempo, dopo l'esperienza in Lega Nazionale dilettanti è presidente della Figc: tra gaffe, accuse di razzismo, sessismo e molestie, tira a campare fino a che il palo di Darmian non sancisce definitivamente l'esclusione gli Azzurri dai Mondiali di Russia 2018. Messo sulla graticola, Tavecchio prova a resistere ancora un po', ma privato di ogni appoggio è costretto a dimettersi. Ma tra il 2015 e il 2017 era comunque riuscito a controllare il suo vecchio feudo. Prima aveva designato come suo erede il lombardo Felice Belloli, che rimette il mandato dopo pochi mesi travolto dal celebre scandalo "basta dare soldi a quelle quattro lesbiche!"(espressione rivolta, in circostanze mai completamente chiarite, al movimento del calcio femminile). Poi è arrivato Antonio Cosentino, prima reggente e poi presidente grazie ad una norma "ad orologeria", messa a punto dall'allora consigliere strategico di Tavecchio, il brillante e potente avvocato Mario Gallavotti. Cosentino, vicino già agli 80 anni per due stagioni viene radiocomandato da Tavecchio. In cambio della sua fedeltà gli viene concesso di piazzare un po' di accoliti nel già fin troppo ampio "parco dipendenti" della Lega Nazionale Dilettanti e di distribuire qualche prebenda qua e là, oltre a contrattualizzare degli improbabili consulenti politici e commerciali. Oltre, ovviamente, a tenere in piedi il giochetto delle tre mele pagate come fossero cinque. Ma nel gennaio del 2017 la musica cambia. Viene eletto presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia. Figlio di Antonio, storico presidente dell'Avellino in Serie A, parlamentare di lungo corso tra le fila di Forza Italia, amministratore pubblico e dirigente sportivo, Sibilia sembrerebbe incarnare il nemico perfetto per media e opinione pubblica. A dispetto delle previsioni e sin dalle prime azioni del suo mandato, è diventato invece il principale oppositore proprio del sistema messo in piedi all'interno dell'organizzazione che rappresenta. Sibilia realizza subito una consistente razionalizzazione delle spese e delle risorse. Via schiere di consulenti e collaboratori, via contratti onerosi e azzeramento dei costosi articoli promozionali tanto cari a Tavecchio e ai suoi vassalli. Ma soprattutto Sibilia ha invertito «il gioco» sulle assicurazioni. Analizzando la questione legata alle assicurazioni, a Sibilia e ai suoi collaboratori (esterni, perché ai funzionari amministrativi il giochetto era forse sfuggito) è apparso evidente che il metodo adottato prima del suo arrivo non abbia ragioni di esistere, se non volendo ipotizzare il vantaggio economico da parte di qualcuno nell'incassare (o nel pagare) più del necessario. Presto fatto, dalla stagione 2017-2018 cambia dapprima l'amico (il broker) che accompagna la Lega Nazionale Dilettanti al mercato. Così In appena tre stagioni si genera così un risparmio vicino al milione e mezzo di euro. I fedelissimi di Tavecchio invece continuano a rumoreggiare. Tra questi c'è Christian Mossino, presidente del comitato Piemonte-Valle d'Aosta. Di professione fa proprio l'assicuratore: non ci sarà mica del conflitto nella sua posizione? Inoltre, la mancata accettazione delle condizioni per il rinnovo dell'accordo biennale con la compagnia, comporterebbe oggi un'esposizione finanziaria della Lega Nazionale Dilettanti per 5 milioni di euro. Tradotto: se il contratto viene confermato si ottiene la dilazione delle somme ancora dovute, se l'accordo si chiude è necessario saldare ciò che resta del premio.