2023-08-05
La grande buffonata dei dossieraggi
Guido Crosetto (Getty Images)
La vicenda del ministro della Difesa non c’entra nulla con i loro guai eppure Matteo Renzi, i grillini (e molti giornali) raccontano la favola di una Spectre dedita a ricattare chiunque: un falso ridicolo, propalato dagli stessi che hanno fatto carriera sulle disgrazie altrui.La classe politica si aggrappa spesso alle notizie del giorno per giustificare le proprie azioni e trarne vantaggio. Prova ne sia che a ogni nubifragio corrisponde un allarme sull’emergenza clima a sostegno delle misure che promettono di domare il surriscaldamento globale. Dunque, non c’è da sorprendersi che qualche onorevole strumentalizzi i fatti di cronaca per addomesticare la realtà a proprio favore. Semmai stupisce che al gioco si prestino alcuni giornali, dando fiato alle trombe e anche alle trombette dei parlamentari. Di che parliamo? Dell’ultimo scandaletto sulle indagini abusive a carico di alcune figure istituzionali. Tutto nasce dalla denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto, il quale ha visto spiattellate sulle pagine di un quotidiano alcune notizie che riguardavano la sua dichiarazione dei redditi e che avrebbero dovuto rimanere segrete perché non sottoposte a indagini. Niente di grave, intendiamoci. Solo elementi coperti da riservatezza, che invece sono diventati pubblici anche se il ministro non era neppure al centro delle indagini. Gli accertamenti dell’autorità giudiziaria hanno appurato che un pubblico ufficiale appartenente alla Direzione nazionale antimafia ha probabilmente raccolto quelle informazioni, accedendo abusivamente alla banca dati del sistema e passandole a un giornale che le ha pubblicate. Fin qui la cronaca e l’inchiesta. La Procura di Perugia dovrà accertare se vi siano stati reati, chiarendo soprattutto perché il nome del numero uno della Difesa sia finito nel tritacarne nonostante il ministro non fosse in alcun modo coinvolto nella faccenda oggetto d’indagine.E però la classe politica, spalleggiata da alcuni giornali che non vedono l’ora di rifarsi dei buchi subiti, cioè delle notizie che non hanno mai pubblicato, ha pensato bene di usare la questione per gridare al complotto e sostenere che nel nostro Paese esista una centrale che spia gli onorevoli, accedendo abusivamente alle banche dati nazionali per poi dare in pasto alla stampa le notizie. A strillare sono principalmente Matteo Renzi e i grillini, i quali - a differenza di Crosetto - nel passato sono stati effettivamente oggetto di accertamenti per operazioni che hanno destato l’attenzione degli uffici preposti al controllo dei flussi finanziari. Come ricorderete, l’ex premier ha ricevuto dosi massicce di denaro prima dell’acquisto di una villa e, successivamente, ha incassato centinaia di migliaia di euro per prestazioni svolte a favore di società riconducibili a Stati esteri. Tutto ciò ha spinto le autorità ad accendere un faro, segnalando alla Procura le operazioni ritenute sospette, e la notizia si è risaputa ed è finita sui giornali. Nel caso dell’ex portavoce di Giuseppe Conte, Rocco Casalino, a entrare nel radar dell’unità di informazione finanziaria contro il riciclaggio di denaro è stato il fidanzato cubano, il quale negli anni del lockdown e del Covid ricevette un certo numero di bonifici sul proprio conto corrente e gli accrediti non passarono inosservati. Insomma, sia nel caso di Renzi che di Casalino c’erano buoni motivi per indagare. Tuttavia, fare di ogni erba un fascio e cioè unire il caso del ministro Crosetto, il quale a sua insaputa ha avuto solo il torto di essere stato socio di un’azienda in cui altri azionisti non avevano la fedina penale pulita, a quelli di Renzi e Casalino, per sostenere che esista una spectre che accumula dossier contro la politica, non solo è una sciocchezza, ma è anche un falso.Nel corso degli anni, con la scusa di scovare gli evasori, proprio la politica ha consentito l’accesso ai conti correnti di ciascun cittadino. E dunque oggi il Fisco, ma anche gli investigatori, possono scoprire ogni nostro avere e ogni nostra transazione. E l’attenzione riservata ai cittadini è ancora maggiore quando le operazioni oggetto di accertamento sono a carico di quella che in gergo è definita persona politicamente esposta. Dunque, non si tratta di un nuovo caso Sifar (dal nome dell’apparato che negli anni Sessanta fu accusato di accumulare dossier), e nemmeno si può parlare di ricatti o tirare in ballo Mino Pecorelli (si chiamava così il direttore di un giornale scandalistico degli anni Settanta). Siamo di fronte a normali indagini che il Parlamento ha autorizzato, anzi sollecitato, per combattere la corruzione. Chiunque sia eletto a una carica politica o sia un famigliare di una personalità che ricopre incarichi istituzionali (come per esempio il portavoce del presidente del Consiglio) riceve un supplemento di attenzione, soprattutto quando maneggia soldi. È la legge anti corruzione, voluta proprio dai governi di sinistra per combattere uno dei fenomeni da essi sempre criticato. Dunque, perché oggi Renzi e Casalino si lamentano sostenendo che contro di loro ci siano stati episodi di spionaggio e di dossieraggio? Le operazioni che li videro chiamati in causa sono vere? Sì. L’ex premier ricevette o no centinaia di migliaia di euro che servirono per comprare casa? Sì. E Casalino aveva o no un fidanzato che, mentre il compagno apparecchiava conferenze stampa per il premier, faceva trading online su titoli borsistici incassando plusvalenze? Sì. Dunque, di che si lamentano? Che nel nostro Paese per scovare evasori e corruttori si facciano segnalazioni all’autorità giudiziaria? Beh, le leggi le hanno fatte loro. Le incursioni sui conti correnti le hanno sollecitate loro. Sempre loro hanno derogato alla privacy di ciascun cittadino. Loro che, nutrendosi di campagne contro la Casta, hanno guadagnato le poltrone che occupano. E ora di che si dolgono? Che qualcuno li controlli? O che i giornali diano conto dei controlli a loro carico? È la stampa, bellezze. Fatevene una ragione: i giornali servono a questo. Certo, in Arabia Saudita - Paese per cui Renzi lavora - tutto ciò non sarebbe permesso. Lì i giornalisti che si azzardano a pubblicare qualche cosa che non piace al monarca, li fanno a pezzi. Jamal Khashoggi, strangolato e segato in due nell’ambasciata, insegna.
Benedetta Scuderi, Annalisa Corrado, Arturo Scotto e Marco Croatti (Ansa)
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