2024-10-23
Graffi, sputi, inseguimenti nel bagno Virzì e Ramazzotti: lite da film trash
La rissa tra il regista e la sua ex compagna esce dai tribunali (i due hanno ritirato le querele) ma entra negli annali. La cronaca della bagarre è grottesca e demolisce una volta di più la superiorità progressista.«È un film pazzo, ambizioso e apocalittico». A Paolo Virzì piacciono così tanto i tre aggettivi che li usa per quasi tutti i suoi lavori, da Ovosodo a Siccità. Invece l’ultima opera, quella andata in scena una sera d’estate in un ristorante romano, è trash e triste, trash e isterica, forse solo trash. Già lo si intuiva dai pesci in faccia scambiati fra il regista e l’ex moglie Micaela Ramazzotti, con il contorno di querele incrociate per violenza privata e lesioni. Ma lo si scopre ancora meglio dalla chiusura del caso con la richiesta di archiviazione da parte della Procura dopo il ritiro delle reciproche denunce. È pure singolare (e a sua volta trash) che i dettagli più sanguinolenti diventino pubblici nel giorno in cui protagonisti così deliziosamente radical vorrebbero seppellirli sotto la sabbia di Capalbio.«Mignotta», «Criminale», occhiali che volano in strada, telefonini strappati dalle mani e gettati in terra, schiaffi e sputi vaganti, fughe in bagno, pugni sulla porta. «Hai paura vero?». C’è molto Quentin Tarantino la sera del 20 giugno nel dehors del ristorante «L’insalata ricca», secondo la ricostruzione delle carte giudiziarie (fonte Il Messaggero). L’imbarazzante piazzata con rissa fra Virzì con la figlia Ottavia (35 anni) e l’ex moglie Micaela Ramazzotti con il compagno Claudio Pallitto (attore e personal trainer con certi bicipiti), si consuma in tre scene da autentico B movie. La prima quando padre e figlia sfilano accanto al tavolo degli altri due. Nonostante i testimoni e le telecamere del locale, nella ricostruzione della Procura le versioni divergono. Secondo l’attrice, Ottavia Virzì l’avrebbe filmata con lo smartphone provocandola mentre il padre la insultava con epiteti come «Brutta m….», «Mignotta». Da qui la deflagrazione atomica ramazzottiana, anche perché l’altra donna continuava a riprendere. Micaela avrebbe tolto di mano il cellulare a Ottavia, che l’avrebbe graffiata sul braccio destro mentre Virzì le stringeva il polso sinistro e le sputava addosso in un frame degno di Anche gli angeli mangiano fagioli. Secondo il regista invece è stato Pallitto a minacciare padre e figlia, intimando loro di lasciare il locale. Poi l’ex moglie gli avrebbe strappato gli occhiali dal volto per gettarli in strada. Per la seconda scena il set si trasferisce nei bagni del ristorante, dove Ottavia si rifugia rinchiudendosi a chiave, in fuga dalla furia di lady Ramazzotti. Quando la raggiunge, ecco i pugni sulla porta e gli schiamazzi: «Ti ammazzo, hai paura vero?». Nei video si sente anche Virzì gridare a Pallitto: «Io ho paura dei criminali». E l’altro di rimando: «Fai bene, anzi che non ti meno». Una testimone sottoscrive d’aver visto «una donna con il vestito a fiori (Ramazzotti, ndr) colpire l’altra alla testa e al volto mentre un uomo sui 50 anni (il regista, ndr) cercava di separarle». Per completezza d’informazione, al fascicolo giudiziario è allegata una foto che mostra una ferita sulla mano di Ottavia Virzì, i graffi sulla sua testa e la maglietta strappata della ragazza. Wargame. Al termine dello scempio di quel politicamente corretto che alberga in ogni ripresa dei film di Virzì, arriva la terza scena. È quella delle denunce incrociate e della richiesta, da parte dell’autore de La pazza gioia, dell’attivazione del codice rosso nei confronti di Ramazzotti e Pallitto, una procedura d’urgenza per reati come maltrattamenti, stalking, violenza sessuale, revenge porn. In cambio riceve, impacchettata, una denuncia per violenza e lesioni. Alla ricerca di un compromesso, il regista è il primo a ritirare la querela con una frase al miele: «Ramazzotti è stata una donna per me importantissima». La replica, con accusa incorporata di ipocrisia, è sontuosa: «Tiene più alla sua immagine pubblica che alla sua famiglia».L’alterco lascia macerie davanti a casa Virzì. Con questo meraviglioso spaccato fra lo splatter e il coatto, crolla il castello moralista di uno dei pilastri del progressismo cinematografaro. Quello della rissa con schiaffi e insulti è lo stesso maestro di comportamento che non manca in ogni opera di moraleggiare su una generazione di ignoranti capaci solo di abbrutirsi nel lavoro. Senza passato, senza sogni e senza futuro. Il contrappasso è da Halloween: l’intellettuale rosso che si definì «un anarchico di Livorno che si commuove vedendo Mario Draghi» ha rischiato di vedere le stelle a sberle. Il filosofo situazionista che nella comfort zone di Propaganda Live battezzò Giorgia Meloni «una fascetta della Garbatella che non ha le idee giuste né il tono per governare questo Paese, pericolosa per tanti motivi», ora ne trovi mezzo per giustificare una simile, volgare esibizione.Sempre pronto a passare al dibbbattito per educare i pupi, parlando di un suo film l’immaginifico Virzì ha spiegato: «Sono momenti difficili per il nostro Paese. Volevo raccontare quello che stava succedendo tra chi diceva che ci saremmo abituati a tutto e chi diceva che sarebbe stato sempre peggio. Colpisce che i politici parlino solo di loro stessi, delle loro alleanze, dei punti percentuale: perché non fanno finalmente due passi indietro invece di parlare di bonus scaldabagno mentre il mondo si estingue e sprofonda?». Lui che gli scaldabagno li tirerebbe volentieri in testa al prossimo, non ha mai avuto dubbi nel camminare dalla parte giusta del marciapiede. Poi ecco una sera di giugno con sberle, sputi, minacce e codici rossi davanti a commensali esterrefatti. Se questo è il capitale umano...
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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