
La Puglia si conferma Stato a sé. Ma per il sottosegretario Marcello Gemmato l’esclusione dai tirocini degli infermieri non al passo con le dosi è «follia brutale». «Sinistra contro l’autonomia ma la usa così?».Marcello Gemmato la chiama «follia brutale». Il sottosegretario alla Salute, che giovedì si trovava a Lecce, è stato avvicinato da una delle studentesse di infermieristica escluse dai tirocini, perché non sono al passo con le dosi di vaccino anti Covid. Raggiunto al telefono dalla Verità, ammette di essere rimasto sbalordito dalla vicenda.La Asl del capoluogo salentino applica con particolare zelo la normativa della Regione di Michele Emiliano - ribadita in una comunicazione alle aziende sanitarie dello scorso settembre - che rende obbligatorio, per chiunque lavori o segua corsi di formazione in ospedale, sottoporsi anche alle vaccinazioni che lo Stato si limita a raccomandare. È il caso del ciclo primario della profilassi contro il Sars-Cov-2, del terzo e del quarto richiamo. Dal momento che la legge pugliese, risalente al 2018, ha superato il vaglio della Consulta, chiediamo all’esponente di Fratelli d’Italia se, per provare ad aggirare l’ostacolo, il ministero non possa cancellare quella raccomandazione: «Per gli anziani, i fragili, i malati o gli immunodepressi, siamo orientati a mantenerla», spiega il sottosegretario. «Nessun obbligo, appunto, solo un consiglio. Tuttavia, appare davvero distonico che, a pandemia pressoché inesistente, la Regione imponga quelle vaccinazioni persino a dei giovani sani, in età universitaria». I quali - aggiungiamo noi - pur non porgendo il braccio, non rischierebbero nulla in caso d’infezione; e, vista l’incapacità dei farmaci a mRna di bloccare la trasmissione del virus, non avrebbero nemmeno più probabilità di contagiare i pazienti, rispetto ai colleghi inoculati. «La Regione», tuona Gemmato, «dovrebbe revocare la norma. Si è spinta più in là di quanto non abbia fatto lo Stato; adesso dovrebbe adottare un po’ di buon senso e fare un passo indietro. Ha una logica impedire a degli studenti di laurearsi, ora che l’emergenza Covid non esiste più?».No, non ce l’ha. E l’assurdità diventa ancora più palese se si ascolta la storia di Martina Mitrugno, iscritta al secondo anno di infermieristica all’Università del Salento.Lei aveva deciso di non vaccinarsi affatto. Scelta ormai legittima, stando alle disposizioni di Roma, che ha rimosso ogni obbligo e reintegrato i lavoratori «disobbedienti» che erano stati sospesi. Pure in Puglia medici e infermieri sono tornati tutti in corsia. «È paradossale», si lamenta lei con La Verità. «Perché loro possono stare in ospedale, mentre a me viene impedito di accedere?».In realtà, lo scorso settembre, il medico competente le aveva certificato l’idoneità a svolgere il tirocinio nel nosocomio leccese, il Vito Fazzi, purché indossasse sempre una mascherina Ffp2. Un ordine privo di basi scientifiche, ma che almeno le ha consentito di conseguire i crediti necessari per superare il primo anno. A gennaio, però, la musica è cambiata: all’improvviso, la mascherina non bastava; il dottore le ha prescritto di sottoporsi al ciclo vaccinale. Lo stesso che non viene più preteso dai dipendenti, reinsediati grazie alla sanatoria di Orazio Schillaci.La Mitrugno prosegue così nell’allucinante resoconto: «Mi sono rivolta allo Spesal», il Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro. «Non è servito: mi hanno invitata a fare ricorso al Tar. Ma non mi è possibile: devo chiudere il percorso di studi in fretta, non posso aspettare i tempi di una sentenza».La vicenda non finisce qui. Nonostante le leggi «speciali» in vigore nell’Emilianistan, difatti, sembra che soltanto la Asl di Lecce perpetri con tanto rigore la sistematica discriminazione degli studenti renitenti al vaccino. «Perciò mi sono informata», riferisce Martina, «e ho appurato che gli ospedali di Brindisi o di Tricase mi avrebbero consentito di svolgere il tirocinio da loro. Ho provato a parlarne con il rettore dell’Unisalento», il professor Fabio Pollice. Risultato? «Mi ha risposto che al momento non è possibile istituire convenzioni con altri enti e che, semmai, io e le altre ragazze che sono nella mia stessa situazione dovremmo sollecitare un intervento della Regione. Un altro dirigente dell’ateneo, invece, mi ha detto che non si può svolgere il tirocinio in ospedali diversi dal Vito Fazzi e che, anche qualora dovessi cambiare Asl, porterei comunque con me, fino alla sua scadenza, il giudizio del medico competente. Ossia, quello che ha subordinato la mia idoneità al completamento del ciclo vaccinale. La prescrizione scade a gennaio prossimo, ma io, le 180 ore di tirocinio, devo svolgerle entro settembre».Il sottosegretario Gemmato coglie l’occasione per tirare le orecchie alla Regione di Emiliano pure sulla legge, promossa dall’ex virostar piddina Pier Luigi Lopalco e dal consigliere di Azione Fabiano Amati, che di fatto porta alla schedatura di chi frequenti scuole o università e non abbia il vaccino per il papilloma. «Il Garante farà le sue valutazioni sulla privacy, ma mi chiedo: si possono operare discriminazioni e schedature per un virus a trasmissione sessuale?». Chissà: forse dipenderà da cosa combinano studenti e studentesse nei bagni…«L’autonomia regionale», commenta il politico di Fdi, «esiste, però i governatori di sinistra, che rinfacciano a noi di voler “spaccare l’Italia”, poi la applicano come vogliono loro. Anche contravvenendo al buon senso».«Onestamente non so più come muovermi», sospira Martina. Be’, si muovano la Asl, l’ateneo, la Regione. Questa Repubblica è fondata sul lavoro. Mica sul vaccino.
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.