2024-05-25
Il governo ferma il redditometro. Per adesso
Archiviata l’ultima versione, ma Giorgia Meloni non chiude le porte all’accertamento sintetico: «Voglio vedere meglio la norma, bisogna ragionare nel merito su provvedimenti efficaci sulla grande evasione, sui fatti intollerabili, per garantire il cittadino».La nuova versione del redditometro è stata, almeno per il momento archiviata. Il Consiglio dei ministri mette il disco verde ad un’altra parte importante della delega fiscale: la revisione in chiave più europea delle sanzioni fiscali. Vengono di fatto dimezzate e portate ad un livello analogo a quello europeo. Portando avanti la strategia che viene definita «del fisco amico» che avrà il suo svolgimento con l’inizio di una nuova stagione: quella del concordato preventivo biennale per gli autonomi attraverso il quale l’esecutivo spera di recuperare risorse preziose per intervenire sull’Irpef nell’ottica della razionalizzazione delle aliquote. Il redditometro, però, appare tutt’altro che archiviato considerate le condizioni delle finanze pubbliche. Per il momento i mercati sono stati tranquilli, ma non si sa mai. Per questo è probabile che se ne riparlerà. In maniera più strutturata e in funzione del risultato delle elezioni europee. Il viceministro all'Economia, Maurizio Leo, nel corso della riunione a Palazzo Chigi ha dovuto fornire un po’ di spiegazioni considerando che il provvedimento era nella Gazzetta Ufficiale di lunedì. Ieri il governo ha fatto marcia indietro in maniera piuttosto precipitosa. Ma se ne riparlerà: «Voglio vedere meglio la norma», ribadisce da Trento la premier, Giorgia Meloni, «bisogna ragionare nel merito sulla norma migliore che sia efficace sulla grande evasione, sui fatti intollerabili, e per garantire il cittadino». Il redditometro è ammantato di una fama non certo brillante. Tuttavia la demonizzazione è eccessiva. «Perché una cosa è colpire i casi che sono oggettivamente intollerabili», aggiunge la premier, «gente che gira col Ferrari e si dichiara nullatenente, un’altra è infilare nell’ordinamento un’altra norma che vessa il cittadino comune, sulla quale sono contraria». «In consiglio dei ministri», dice il vicepremier e ministro, Matteo Salvini, «c’è stato un chiarimento sul redditometro. L’intera maggioranza si è impegnata a rileggerlo scrivendo a più mani il provvedimento, non il redditometro. È un triste ricordo del passato». Laconico il commento del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: «Condivido quanto ha deciso il cdm». Insomma tutto risolto al netto della polemica politica: sul redditometro il governo «fa un balletto indecoroso e indecente. Sono un governo di dilettanti», dice, ad esempio, il leader M5s, Giuseppe Conte. E c’è anche chi come l’ex sottosegretaria all'Economia Laura Castelli paventa: «La cosa che nessuno vi racconta è che questa settimana lei, la presidente del Consiglio Meloni, applicherà una direttiva europea decisamente peggiore. Parliamo del redditometro europeo, anche detto Grande Fratello europeo». Si tratta di una direttiva Ue sulla «cooperazione amministrativa nel settore fiscale», a quanto si apprende, che il governo è delegato ad adottare in base alla legge di delegazione europea approvata dal consiglio dei ministri. Ma c’è tempo: la direttiva va attuata entro l’anno prossimo e applicata dal primo gennaio 2026. Novità sulle sanzioni che vengono ammorbidite. Finisce l’era delle maxi-multe fino al 240% sulle dichiarazioni fiscali omesse o quelle infedeli in quanto si comunica al fisco meno di quanto accertato. D’ora in avanti verrà chiesto non più del 120% dell’ammontare dovuto. Il nuovo regime, che dovrebbe scattare da settembre, prevede sanzioni amministrative ridotte da un quinto a un terzo. Per chi non presenta la dichiarazione dei redditi o dell’Irap oppure la dichiarazione del sostituto d’imposta, la multa avrà un massimale del 120% (oggi può arrivare a 240%). «No a questo redditometro, ma si allo strumento, comunque lo si voglia chiamare», sottolinea Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, «La lotta all’evasione passa anche da un confronto delle spese rispetto al reddito dichiarato. Il punto è che questo raffronto va fatto bene. Il contribuente va convocato ogni volta che i suoi consumi certi non sono congrui rispetto al reddito, non quelli presunti fondati sulle medie del pollo di Trilussa. Le medie Istat non devono concorrere né alla selezione dei contribuenti né formare oggetto del contraddittorio. Chi lo dice ad esempio che una famiglia abbia delle spese per tram, autobus e taxi se abita in un piccolo paese? E perché dovrebbe acquistare delle bevande, chi lo dice che non beve l’acqua del rubinetto? Così come riteniamo che anche le spese relative all’abbigliamento e alle calzature non siano spese che si fanno obbligatoriamente ogni anno. Mentre quando si tratta di acquisti per beni di lusso non congrui andrebbe acceso un faro».
Renato Mazzoncini, ad di A2a (Imagoeconomica)
Il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara (Ansa)