2025-02-26
Rottamazione, tagli a Irpef e bollette. Il governo non trova i soldi per tutto
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il decreto per abbassare i costi energetici a imprese e famiglie è stato rinviato a venerdì anche perché Fi e Lega spingono su altre misure fiscali. La Meloni chiede di ridurre il peso di elettricità e gas per 4 miliardi.Sul decreto bollette è tutti contro tutti, mentre i tecnici del ministero dell’Economia sono al lavoro per preparare il testo in vista del Consiglio dei ministri di venerdì. Il rinvio ha scatenato la solita bagarre dei retroscena sui motivi che avrebbero indotto la premier Giorgia Meloni a spostare il varo dei provvedimenti come se fosse una bocciatura al lavoro del ministro Giancarlo Giorgetti per non essere stato sufficientemente incisivo nei contenuti del pacchetto contro il caro energia. Ma al ministero si vive come in una fortezza assediata da più parti: da un parte le imprese produttrici di energia preoccupate di mantenere i propri margini e quindi di essere in linea con i piani industriali, dall’altra i gruppi energivori entrati nel mirino (e ai quali potrebbero essere richiesti sacrifici), accusati di realizzare extra profitti dalla vendita a prezzi di mercato di una produzione che gode di sovvenzioni, aiuti pubblici che si scaricano sulle bollette. In oltre 15 anni di regimi agevolati le aziende dei settori maggiormente utilizzatori di energia come il siderurgico e i manifatturiero, hanno infatti beneficiato di circa 20 miliardi di sconti. In mezzo le famiglie e il terziario appesantiti dagli aumenti. Tutti puntano ad avere voce sul decreto ma la coperta è corta, anzi cortissima. Il Tesoro deve trovare dai 3 ai 4 miliardi di coperture, non bruscolini. Tanto più che la via Crucis di Giorgetti non si conclude con il decreto bollette. Nel preparare il testo deve tener conto anche delle altre partite sul tavolo, ovvero la nuova rottamazione fortemente voluta dal suo partito, la Lega, e il taglio dell’Irpef, che Forza Italia ha posto come un punto indiscutibile. La priorità a cui tiene la premier, è dare una risposta alle famiglie e come ha detto, le misure non l’avrebbero soddisfatta in pieno. Pertanto ammesso pure che dal cilindro, il Tesoro sia riuscito a tirar fuori 4 miliardi, come pareva alla vigilia del Consiglio dei ministri di ieri, poi rinviato, il pacchetto a tutela dal caro energia, va rafforzato. Tanto più che l’opposizione, Pd in testa, incalza e inasprisce gli attacchi accusando il governo di inerzia e rilanciando proposte immaginifiche, difficili da attuare, come sganciare il prezzo dell’energia da quello del gas che richiederebbe il via libera di Bruxelles con tempi lunghi. Sulle barricate anche le imprese del terziario (negozi, alberghi, ristoranti, alimentari, bar) alle quali ha dato voce uno studio di Confcommercio che indica come la bolletta lo scorso gennaio sia rincarata in media del 24% su un anno e del 56% rispetto al 2019.Per le famiglie l’elettricità nel terzo trimestre 2024 è aumentata del 12% sul trimestre precedente e nei primi tre mesi di quest’anno del 18,2% rispetto al trimestre precedente. Il pilastro del decreto sarebbe il potenziamento del bonus sociale che oggi si applica per Isee fino a 9.530 euro elevandolo fino a 15.000 euro con una spesa di circa 1,5 miliardi. Nel 2023 il bonus, erogato in proporzione al numero dei componenti delle famiglie, portò un beneficio a 4 milioni e 577.000 famiglie con una spesa di 1,7 miliardi. Sempre a favore delle persone in difficoltà, l’acquirente unico acquisterebbe all’ingrosso sui mercati del giorno prima anziché sui mercati spot.Un altro intervento allo studio è di ridurre le differenze tra il prezzo del gas sul mercato di riferimento europeo (l’indice TTF della Borsa di Amsterdam) e quello sul mercato all’ingrosso italiano (chiamato Psv). Lo spread tra i due mercati è uno degli elementi che fa sì che in Italia l’energia costi molto più che in altri grandi Paesi europei. La riduzione di solo 1 euro di questa differenza avrebbe un impatto sulle bollette di almeno due euro di risparmi. Per aiutare le imprese verrebbe esteso il sistema di energy release, oggi riservato alle energivore, che consente di acquistare energia rinnovabile a prezzo calmierato in cambio dell’impegno a sviluppare nuova capacità rinnovabile nei prossimi 30 anni. Inoltre c’è l’ipotesi di aumentare i contratti a lungo termine Ppa (power purchase agreement) che regolano la fornitura di energia elettrica da fonte rinnovabile tra un soggetto produttore (che possiede l’impianto) e un soggetto acquirente.Si punta a recuperare 600 milioni dalle aste Ets (Emission trading system, la tassa sulle emissioni di Co2), per sostenere le piccole e medie imprese. Infine sarebbe ammessa l’adesione alle Cer (le comunità che aggregano produttori da fonti rinnovabili e consumatori di energia) anche gli istituti pubblici di beneficenza e assistenza.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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