2020-06-28
I preti sfruttano i migranti, Gori li premia
Nel dicembre del 2018, il sindaco di Bergamo consegnò al sacerdote Davide Rota una benemerenza per il suo impegno sociale. Peccato che il parroco lucrasse sull'attività degli stranieri, cosa per cui ora è sotto inchiesta, utilizzando le sue conoscenze.Fari puntati sui finanziamenti del Comune all'associazione Ruah, finita nell'inchiesta.Lo speciale contiene due articoli.Il 21 dicembre del 2018, al Teatro Sociale di Bergamo, il sindaco Giorgio Gori era emozionato. Quella sera si consegnavano le benemerenze civiche e le medaglie d'oro ai cittadini bergamaschi più meritevoli. «Siamo di fronte a persone normali, che individualmente o riunite in gruppi, in associazioni si sono messe in testa di fare una cosa e l'hanno fatta, spesso lo hanno fatto per anni e anni dopo aver visto un bisogno», disse Gori. Poi s'incamminò sulla strada della poesia: «Per descriverli ho cercato un'immagine e mi sono venute in mente le stelle. Ecco, noi li vediamo così, come stelle nel cielo della nostra città che ci aiutano a non perderci anche nelle condizioni più avverse. Come comete che ci invitano a metterci in cammino con fiducia e buona volontà».Quella sera, tra i premiati, c'era anche don Davide Rota, superiore del patronato San Vincenzo, che ricevette sia la medaglia d'oro che la benemerenza per via del suo lavoro con gli «ultimi», in particolare i migranti. Solo che, proprio nello stesso anno, don Davide - sempre in virtù del suo lavoro con i migranti - era intercettato dai carabinieri lombardi, e ora è indagato per sfruttamento del lavoro di alcuni stranieri. Gli investigatori si sono accorti che qualcosa non tornava ascoltando alcune conversazioni risalenti all'aprile del 2018. La prima è del 26 aprile tra Bruno Goisis della coop Ruah a Adriano Coretti della Prefettura di Bergamo. Goisis chiama il viceprefetto per riferirgli le lamentele di don Davide dopo la chiusura del centro di accoglienza straordinario di via Gavazzeni. Il prete non vorrebbe che gli stranieri ospitati nel Cas fossero trasferiti altrove o che comunque fossero trasferiti in un luogo vicino. Motivo per cui ha chiesto alla cooperativa Ruah di prendere in carico alcune persone. Goisis: Ascolta io ti chiamavo per questa cosa, ieri mi ha chiamato disperato il tuo amico don Davide Coretti: Eh... Goisis: Perché dice che si deve chiudere lì al Patronato, la cosa va benissimo, poi lui chiedeva a me di prendere 30 persone, io gli ho detto «guarda che non sono io a decidere di prenderle ma è la Prefettura che deve dire dove ...dove vanno collocati»; Coretti: Esatto, allora mo ti... mo ti spiego come stanno le cose. Don Davide è buono e caro però è un testa di quiz perché ha fatto un casino, non ha offerto la struttura nel bando di gara per non fare due cazzate, due riparazioni due stupidate no… Goisis: Ma sì… poi adesso ha rotto i coglioni; Coretti: …e poi alla fine noi abbiamo fatto la gara, lui non l'ha offerta, a quel punto è rimasto solo il Patronato di Sorisole e allora a quel punto io non li posso proprio tenere più lì per una questione contrattuale; Goisis: Bona... Coretti: Capiscimi, anche perché ci sono le strutture degli altri gestori che giustamente dicono “scusami, ma stiamo vuoti noi", capisci? Quindi li dobbiamo spostare, lui poi ha messo un po' di mezzo il sindaco (Giorgio Gori, ndr), come fa spesso... Goisis: Ah si? Coretti: Eh si e quindi...A quanto pare di capire, don Davide si è rifiutato di fare modifiche alla sua struttura di accoglienza, non ha potuto partecipare a una gara pubblica e dunque gli stranieri da lui ospitati vanno spostati altrove. Solo che, per il sacerdote, lo spostamento è un problema. Coretti: Eh, capito ha fatto una cazzata perché se avesse dato ascolto a noi e faceva quelle migliorie...; Goisis: Ma certo; Coretti: …che sono emerse dopo l'ispezione, ma figurati se ma... ma... ma, ci ha fatto il favore nel momento dell'emergenza che comunque li ha messi lì un po' anche alla bella e meglio, adesso sai ci sono questi...Goisis: Eh si ma non sono più i tempi, non sono più i tempi gliel'ho spiegato anche io ieri. Già, è il 2018, il governo è cambiato e non sono più i tempi di fare giochi strani sui profughi. Solo che, per don Rota, perdere l'accoglienza dei profughi è un problema, perché a lui avere in gestione una cinquantina di stranieri consente di mantenere tutta la sua struttura. Goisis: Perché lui fa questo ragionamento che io gli ho già detto che non può farlo né a me né a nessuno, lui dice «ma io con quei 50 che ho lì della Prefettura poi sostengo tutto il Patronato». Coretti: E lo so ma non deve neanche dire, lo può dire a me e a te. [...] Capisci perché se no gli dicono «ecco vedi tu fai affari, ce lo sappiamo tutti che con quei soldi». [...] Cioè lui fa un opera meritoria quindi è chiaro che gli servono. [...] Però è meglio che non lo dice in giro capito, se no veramente sembra che stiamo a fa gli affari insomma. Goisis: Io spero che non dica queste cose al sindaco, perché non va bene..., io glielo dico in tutte le lingue del mondo. Coretti: Eh... ma secondo me gli ha fatto proprio questo ragionamento qua sai eh.... Goisis: È sbagliato, è sbagliato. Coretti: E lo so, lo so però Gori vabbè è uomo di mondo quindi non è che si è scomposto più di tanto.... Al sacerdote interessa in particolare la sorte di una decina di persone, cioè i migranti che, secondo gli investigatori, svolgevano «attività lavorative “in nero" e con retribuzioni ricevute in contante direttamente da don Davide». In altre conversazioni, il prete dice più volte che costoro stanno «facendo dei lavoretti», cioè sono in una struttura di accoglienza ma lavorano in nero. Don Rota sembra convinto che ciò serva a fare il bene dei migranti, e per tenerli vicino fa il diavolo a quattro, chiama il sindaco, chiama Goisis (anche lui indagato) della coop Ruah, mobilita tutte le conoscenze. Tutto per far sì che gli stranieri possano continuare a fare i loro «lavoretti». Un grande impegno, non c'è che dire. E infatti don Rota, alla fine del 2018, è stato premiato dal sindaco Gori. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/gori-premio-il-don-indagato-per-lavoro-nero-2646278526.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="quasi-250-000-euro-alla-cooperativa-rossa" data-post-id="2646278526" data-published-at="1593280202" data-use-pagination="False"> Quasi 250.000 euro alla cooperativa rossa Quattro anni, dal 2014 al 2018. Un periodo durante il quale una cooperativa specializzata nell'accoglienza dei migranti ha ricevuto dall'amministrazione comunale di Bergamo 249.276 euro. Una cooperativa il cui nome è nelle carte di un'inchiesta che a oggi fa contare tre arresti e 39 avvisi di garanzia. Si tratta della Ruah, realtà assai importante nel settore dell'immigrazione. Ben accreditata negli ambienti della diocesi, punto di riferimento della sinistra (non solo locale), la Ruah - parlano gli atti - ha ricevuto per ben tre volte consecutive 60.000 euro come «contributo» dal Comune di Bergamo: 3.000 euro per un progetto cinematografico, dai 2500 ai 5000 euro per scuole di italiano destinate a migranti, e così via. «Il 30 ottobre scorso ero intervenuto in consiglio comunale sui finanziamenti della giunta Gori, effettuati durante il mandato 2014-2019, a cooperativa Ruah per quasi 250.000 euro e Caritas per 55.000 euro, quando a Bergamo toccare la Caritas e le realtà diocesane era considerato un tabù». A parlare è Filippo Bianchi, consigliere comunale della Lega nella città amministrata dal sindaco Giorgio Gori. È bene dire che non si ravvede alcuna ipotesi di reato nella concessione di fondi e contributi, ma per Bianchi «si tratta di cifre importanti per una città come Bergamo, cifre date a una cooperativa sola per quasi 250.000 euro. Io non ho mai visto contributi del genere ad associazioni o cooperative, di solito si tratta di importi tra i 10.000 e i 20.000 euro. Loro (l'amministrazione comunale, ndr) tendono a favorire realtà come questa che di fatto svolgono politica attiva e sono legate e favoriscono gli ambienti di sinistra». Un aspetto, questo, che è stato colto anche dagli inquirenti. Qui spunta un altro caso, già denunciato proprio dalle colonne de La Verità nel 2019. «C'è questa rivista, Babel, finanziata dalla cooperativa Ruah, che tratta dei temi dell'immigrazione e dell'accoglienza, su cui hanno scritto anche assessori della giunta Gori e che è stata distribuita a ridosso delle ultime elezioni amministrative, mi chiedo», continua Bianchi, «con quali soldi sia stata realizzata. Con quelli dei contribuenti? Dei cittadini?». Sotto i riflettori anche il progetto Accademia dell'Integrazione, messo in piedi per trovare lavoro ai migranti. In consiglio comunale il sindaco Gori aveva precisato che il finanziamento di circa 60.000 euro per l'accademia fosse stato elargito dalla Caritas. E così risulta agli atti. Però risulta anche che, qualche giorno, prima la stessa Caritas aveva ricevuto dal Comune di Bergamo la somma di 55.000 euro. Chissà, forse si tratta soltanto di coincidenze.
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La consulenza super partes parla chiaro: il profilo genetico è compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio. Un dato che restringe il cerchio, mette sotto pressione la difesa e apre un nuovo capitolo nell’indagine sul delitto Poggi.
La Casina delle Civette nel parco di Villa Torlonia a Roma. Nel riquadro, il principe Giovanni Torlonia (IStock)
Dalle sue finestre vedeva il Duce e la sua famiglia, il principe Giovanni Torlonia. Dal 1925 fu lui ad affittare il casino nobile (la villa padronale della nobile casata) per la cifra simbolica di una lira all’anno al capo del Governo, che ne fece la sua residenza romana. Il proprietario, uomo schivo e riservato ma amante delle arti, della cultura e dell’esoterismo, si era trasferito a poca distanza nel parco della villa, nella «Casina delle Civette». Nata nel 1840 come «capanna svizzera» sui modelli del Trianon e Rambouillet con tanto di stalla, fu trasformata in un capolavoro Art Nouveau dal principe Giovanni a partire dal 1908, su progetto dell’architetto Enrico Gennari. Pensata inizialmente come riproduzione di un villaggio medievale (tipico dell’eclettismo liberty di quegli anni) fu trasformata dal 1916 nella sua veste definitiva di «Casina delle civette». Il nome derivò dal tema ricorrente dell’animale notturno nelle splendide vetrate a piombo disegnate da uno dei maestri del liberty italiano, Duilio Cambellotti. Gli interni e gli arredi riprendevano il tema, includendo molti simboli esoterici. Una torretta nascondeva una minuscola stanza, detta «dei satiri», dove Torlonia amava ritirarsi in meditazione.
Mussolini e Giovanni Torlonia vissero fianco a fianco fino al 1938, alla morte di quest’ultimo all’età di 65 anni. Dopo la sua scomparsa, per la casina delle Civette, luogo magico appoggiato alla via Nomentana, finì la pace. E due anni dopo fu la guerra, con villa Torlonia nel mirino dei bombardieri (il Duce aveva fatto costruire rifugi antiaerei nei sotterranei della casa padronale) fino al 1943, quando l’illustre inquilino la lasciò per sempre. Ma l’arrivo degli Alleati a Roma nel giugno del 1944 non significò la salvezza per la Casina delle Civette, anzi fu il contrario. Villa Torlonia fu occupata dal comando americano, che utilizzò gli spazi verdi del parco come parcheggio e per il transito di mezzi pesanti, anche carri armati, di fatto devastandoli. La Casina di Giovanni Torlonia fu saccheggiata di molti dei preziosi arredi artistici e in seguito abbandonata. Gli americani lasceranno villa Torlonia soltanto nel 1947 ma per il parco e le strutture al suo interno iniziarono trent’anni di abbandono. Per Roma e per i suoi cittadini vedere crollare un capolavoro come la casina liberty generò scandalo e rabbia. Solo nel 1977 il Comune di Roma acquisì il parco e le strutture in esso contenute. Iniziò un lungo iter burocratico che avrebbe dovuto dare nuova vita alle magioni dei Torlonia, mentre la casina andava incontro rapidamente alla rovina. Il 12 maggio 1989 una bimba di 11 anni morì mentre giocava tra le rovine della Serra Moresca, altra struttura Liberty coeva della casina delle Civette all’interno del parco. Due anni più tardi, proprio quando sembrava che i fondi per fare della casina il museo del Liberty fossero sbloccati, la maledizione toccò la residenza di Giovanni Torlonia. Per cause non accertate, il 22 luglio 1991 un incendio, alimentato dalle sterpaglie cresciute per l’incuria, mandò definitivamente in fumo i progetti di restauro.
Ma la civetta seppe trasformarsi in fenice, rinascendo dalle ceneri che l’incendio aveva generato. Dopo 8 miliardi di finanziamenti, sotto la guida della Soprintendenza capitolina per i Beni culturali, iniziò la lunga e complessa opera di restauro, durata dal 1992 al 1997. Per la seconda vita della Casina delle Civette, oggi aperta al pubblico come parte dei Musei di Villa Torlonia.
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Oltre quaranta parlamentari, tra cui i deputati di Forza Italia Paolo Formentini e Antonio Giordano, sostengono l’iniziativa per rafforzare la diplomazia parlamentare sul corridoio India-Middle East-Europe. Trieste indicata come hub europeo, focus su commercio e cooperazione internazionale.
È stato ufficialmente lanciato al Parlamento italiano il gruppo di amicizia dedicato all’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), sotto la guida di Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Affari esteri, e di Antonio Giordano. Oltre quaranta parlamentari hanno già aderito all’iniziativa, volta a rafforzare la diplomazia parlamentare in un progetto considerato strategico per consolidare i rapporti commerciali e politici tra India, Paesi del Golfo ed Europa. L’Italia figura tra i firmatari originari dell’IMEC, presentato ufficialmente al G20 ospitato dall’India nel settembre 2023 sotto la presidenza del Consiglio Giorgia Meloni.
Formentini e Giordano sono sostenitori di lunga data del corridoio IMEC. Sotto la presidenza di Formentini, la Commissione Esteri ha istituito una struttura permanente dedicata all’Indo-Pacifico, che ha prodotto raccomandazioni per l’orientamento della politica italiana nella regione, sottolineando la necessità di legami più stretti con l’India.
«La nascita di questo intergruppo IMEC dimostra l’efficacia della diplomazia parlamentare. È un terreno di incontro e coesione e, con una iniziativa internazionale come IMEC, assume un ruolo di primissimo piano. Da Presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-India non posso che confermare l’importanza di rafforzare i rapporti Roma-Nuova Delhi», ha dichiarato il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea.
Il senatore ha spiegato che il corridoio parte dall’India e attraversa il Golfo fino a entrare nel Mediterraneo attraverso Israele, potenziando le connessioni tra i Paesi coinvolti e favorendo economia, cooperazione scientifica e tecnologica e scambi culturali. Terzi ha richiamato la visione di Shinzo Abe sulla «confluenza dei due mari», oggi ampliata dalle interconnessioni della Global Gateway europea e dal Piano Mattei.
«Come parlamentari italiani sentiamo la responsabilità di sostenere questo percorso attraverso una diplomazia forte e credibile. L’attività del ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato a Riad sul dossier IMEC e pronto a guidare una missione in India il 10 e 11 dicembre, conferma l’impegno dell’Italia, che intende accompagnare lo sviluppo del progetto con iniziative concrete, tra cui un grande evento a Trieste previsto per la primavera 2026», ha aggiunto Deborah Bergamini, responsabile relazioni internazionali di Forza Italia.
All’iniziativa hanno partecipato ambasciatori di India, Israele, Egitto e Cipro, insieme ai rappresentanti diplomatici di Germania, Francia, Stati Uniti e Giordania. L’ambasciatore cipriota ha confermato che durante la presidenza semestrale del suo Paese sarà dedicata particolare attenzione all’IMEC, considerato strategico per il rapporto con l’India e il Medio Oriente e fondamentale per l’Unione europea.
La presenza trasversale dei parlamentari testimonia un sostegno bipartisan al rapporto Italia-India. Tra i partecipanti anche la senatrice Tiziana Rojc del Partito democratico e il senatore Marco Dreosto della Lega. Trieste, grazie alla sua rete ferroviaria merci che collega dodici Paesi europei, è indicata come principale hub europeo del corridoio.
Il lancio del gruppo parlamentare segue l’incontro tra il presidente Meloni e il primo ministro Modi al G20 in Sudafrica, che ha consolidato il partenariato strategico, rilanciato gli investimenti bilaterali e discusso la cooperazione per la stabilità in Indo-Pacifico e Africa. A breve è prevista una nuova missione economica guidata dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Tajani.
«L’IMEC rappresenta un passaggio strategico per rafforzare il ruolo del Mediterraneo nelle grandi rotte globali, proponendosi come alternativa competitiva alla Belt and Road e alle rotte artiche. Attraverso la rete di connessioni, potrà garantire la centralità economica del nostro mare», hanno dichiarato Formentini e Giordano, auspicando che altri parlamenti possano costituire gruppi analoghi per sostenere il progetto.
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