2024-10-08
Pure Google ora guarda al nucleare
Sundar Pichai (Getty Images)
L’ad Sundar Pichai ha parlato dell’enorme quantità di energia richiesta da Ia e data center. «Vedo molti investimenti sui piccoli reattori». Oracle e Microsoft hanno già scelto l’atomo.L’impegno di sostenibilità ed emissioni zero preso da tutti i big della Silicon Valley sarà presto infranto proprio dalla corsa alle nuove tecnologie come l’Intelligenza artificiale. Insieme con i bitcoin e i data center che lavorano a pieno regime spingono, infatti, la domanda di energia e fanno diventare una chimera la transizione ecologica. Lo ha ammesso ieri anche il ceo di Google e Alphabet, Sundar Pichai, confermando che l’azienda sta sviluppando data center che consumeranno più di 1 Gw di energia. Pichai ha anche menzionato i piccoli reattori nucleari modulari (Smr) come una potenziale fonte di energia, ma non ha confermato se Google stia pianificando di utilizzarne.Parlando al campus di Pittsburgh della Carnegie Mellon university, Pichai ha ricordato che Google è stata una delle prime aziende a stabilire un obiettivo energetico carbon neutral sette giorni su sette, h24, per il 2030. Tuttavia, ha avvertito, questo è avvenuto prima del boom energetico dell’Intelligenza artificiale. «Stiamo lavorando su data center da oltre 1 Gw, cosa a cui non pensavo avremmo pensato solo due anni prima», ha spiegato. Questo comporterà delle sfide a breve termine, ha ammesso Pichai senza però, specificare se verranno comunque rispettati i target green dell’azienda per il 2030. Pichai ha definito il breve termine «impegnativo», ma ha detto di essere ottimista sul medio e lungo termine perché significherebbe «molti investimenti di capitale» in nuove fonti energetiche, riferendosi alla partnership geotermica dell’azienda in Nevada. «Vedo una quantità di denaro destinata agli Smr per l’energia nucleare», ha aggiunto. A marzo, il sito Dcd aveva riferito che Google stava creando un team per sviluppare una nuova strategia carbon free alla luce dell’aumento dei requisiti energetici. Questa estate Briana Kobor, responsabile dei mercati e delle politiche energetiche globali del colosso Usa, aveva inoltre partecipato alla conferenza dell’American nuclear society per confrontarsi con gli operatori del nucleare.Le parole di Pichai arrivano nel mezzo di un mese frenetico per gli accordi nucleari sui data center. Il fondatore di Oracle Larry Ellison ha affermato che l’azienda prevede di costruire un campus di data center da 1 Gw supportato da tre Smr, ma non ha ancora fornito ulteriori dettagli. Microsoft ha firmato un accordo per far rivivere una centrale nucleare tradizionale, puramente per le sue esigenze di data center. E anche Amazon web services starebbe assumendo un team leader per reattori nucleari e piccoli reattori modulari (Smr).Lo scorso 16 settembre anche il governatore di Banca d’Italia, Fabio Panetta, aveva lanciato l’allarme sul «malcontento nei confronti della transizione energetica». Nel suo intervento di apertura della G7-Iea aveva sottolineato che le fonti energetiche rinnovabili sono parte della soluzione» ma «sfortunatamente, esiste il rischio significativo di sostituire la dipendenza dai combustibili fossili con una nuova dipendenza», aveva aggiunto spiegando che la produzione delle terre rare è controllata per il 70% dalla Cina che ha anche un ruolo fondamentale nel fotovoltaico, batterie e veicoli elettrici. Temi che su queste pagine abbiamo più volte approfondito. Evidenziando l’urgenza di un cambio di fonti energetiche che a sua volta implica un cambio di filiere tecnologiche profonde. Bisogna agire simultaneamente su tutte le fonti senza rimanere ostaggio delle ideologie. I consumi energetici nei prossimi 35 anni raddoppieranno, secondo alcuni scenari, o triplicheranno secondo altri che enfatizzano la necessità sempre crescente di data center, e per conservare i dati serve energia, e l’impiego dell’Intelligenza artificiale e delle blockchain, settori energivori irrinunciabili se vogliamo continuare a essere un Paese industrializzato. Queste tecnologie rappresentano attualmente il 2% del consumo globale di elettricità, ma si prevede che questa cifra sarà più che raddoppiata entro il 2026, arrivando a 1.000 Twh, una quantità paragonabile alla domanda totale di energia elettrica del Giappone.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)