2024-07-30
Google influenza il voto: Trump boicottato
Elon Musk accusa il colosso di interferenze elettorali: «Se digiti Donald viene fuori altro». E questo accade pure cercando notizie sull’attentato. Una coincidenza inquietante.Elon Musk, proprietario di Tesla e grande sostenitore economico della campagna di Donald Trump per le elezioni presidenziali, ha lanciato un allarme sulle possibili interferenze da parte di Google contro Trump stesso. Lo ha fatto attraverso uno screenshot, che ha pubblicato su X, dove mostra come, inserendo la parola chiave «president Donald», compaiono come primi risultati «president Donald Duck», cioè «presidente Paperino» e «president Donald Regan». In altre parole, quello che emerge dalla piccola ricerca compiuta da Musk è che Google boicotterebbe le ricerche su Trump. Nel nostro piccolo abbiamo provato anche noi a fare una piccola ricerca, e abbiamo digitato su Google «attentato a Donald». I risultati, alle ore 16 di ieri, sono stati i seguenti: «attentato a Ronald», «attentato a Ronald Reagan», «attentato a Don Patriciello», «attentato a Dubai», «attentato a Dallas» e, addirittura, portandoci a molti anni fa nel secolo scorso, «attentato a De Gaulle». Non occorre essere esperti internauti per sapere che il motore di ricerca ha, per sua missione, quella di favorire la ricerca, non di ostacolarla. Perché, se la ostacola, vuol dire che qualcuno è intervenuto sul motore di ricerca stesso per sfavorire alcune ricerche e favorirne altre. Siccome siamo in campo politico, è evidente che non si tratta di uno scherzetto da bar, ma è una scelta politica di ostacolare o sfavorire o danneggiare la campagna elettorale di Trump attraverso il potentissimo strumento che è Google, il sito web più visitato nel mondo. Tanto che in alcune lingue si sono anche inventati i neologismi a significare la ricerca con Google: l’inglese to google, il tedesco googeln e l’italiano googlare. Non stiamo dunque parlando di qualche sberleffo sui manifesti elettorali affissi nelle città, come avviene da tempo, o di manifesti elettorali appiccicati sopra i manifesti elettorali dei concorrenti. Si tratta - staremo a vedere come prosegue la vicenda - di un’interferenza bella e buona, attraverso uno strumento potentissimo, sulla campagna elettorale americana. Non trattandosi di uno sberleffo ma di qualcosa di molto più serio, del quale ciò che ha scritto Elon Musk potrebbe essere solo l’inizio. Si tratta di un’azione di veri e propri poveracci che, pur essendo miliardari, sono dei miserabili, dei poveretti che non avendo il coraggio di prendere esplicitamente posizione contro Trump, assumendosene tutte le conseguenze, lo fanno in modo viscido, subdolo, iniziando a boicottare, senza mostrare il volto. Veri e propri leoni da tastiera ma, talora, attraverso una profonda mutazione morfologica, colui che è leone alla sera sovente diventa coglione al mattino. Ora, questi pensavano che i coglioni fossero tutti gli altri e invece la parte del coglione l’hanno fatta loro. Può un motore di ricerca, legittimamente, scegliere quali ricerche indicizzare e quali invece deindicizzare come sta succedendo nel caso del nome del già presidente Trump? In un mondo in cui si parla dalla mattina alla sera di fake news, a noi, pare che questo atto ci rientri in pieno. Non nel senso che diffonda fake news ma che, essendo un motore di ricerca, non aiuti a ricercare notizie vere. Qualcuno può dubitare, oggi, nel mondo, che si possa deindicizzare il nome di Trump perché soggetto o oggetto non rilevante negli attuali assetti americani e mondiali? Ovviamente no. Soprattutto nel caso di Google il cui codice di condotta includeva la frase «don’t be evil» (non essere cattivo) e che dichiarava che la sua missione aziendale era «organizzare le informazioni nel mondo e renderle universalmente accessibili e utili a tutti». Non è forse da rendere universalmente accessibile e utile la ricerca su questo motore di ciò che riguarda il candidato repubblicano americano? Hanno cambiato idea? Non ce l’hanno mai avuta, ma hanno scritto quello che hanno scritto credendoci come un ateo crede in Dio? La questione è molto seria, soprattutto perché è mascherata: un tempo si sarebbe detto subliminale, cioè di qualcosa che entra dentro le persone al di là della loro coscienza, sotto la loro coscienza, che possono arrivare a condizionarne il comportamento. Siamo abituati ai leoni da tastiera: chiunque di noi in qualche modo ha a che fare con internet, sa che vi sono moltitudini di imbecilli. Ma una cosa sono i leoni da tastiera e un’altra sono i leoni proprietari della tastiera: capite che la cosa non cambia in modo leggero ma cambia in modo radicale. Questo è quello che sta succedendo su Google. Vedremo le prossime puntate, ma se tanto mi dà tanto i padroni di questo motore si stanno infilando in un bel casino. Speriamo, così almeno avremo elementi per giudicare non tanto l’obiettività, ma la completezza delle informazioni di questa piattaforma. Per ora hanno agito da cialtroni. Vedremo il seguito delle altre puntate.
Luca Zaia intervistato ieri dal direttore della Verità e di Panorama Maurizio Belpietro (Cristian Castelnuovo)
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