2024-06-28
I golpe in Sud America per i minerali rari
Il fallito colpo di Stato in Bolivia, che ha portato all’arresto del generale insurrezionalista, nasconde il rischio di un’escalation di rivolte in tutto il subcontinente. L’instabilità interna può essere pilotata per controllare il ricco mercato delle materie prime.Il tentato colpo di Stato che ha visto protagonista la Bolivia potrebbe avere un impatto sul mercato globale delle materie prime. O quantomeno potrebbe innescare una instabilità politica nell’area tale da avere ripercussioni a livello mondiale.Andiamo con ordine. Ieri le truppe militari guidate dall’ex comandante dell’esercito boliviano, Juan José Zuñiga, sono entrate nel palazzo del governo dove si trova il presidente Luis Arce con l’intero esecutivo. Le immagini televisive mostrate da Telesur mostrano un veicolo militare blindato entrare nell’edificio governativo seguito da soldati armati e dal volto coperto. Poco prima dell’irruzione Zuñiga aveva rilasciato una dichiarazione pubblica dove chiedeva le dimissioni del presidente e di tutto il governo boliviano. Così, il presidente David Choquehuanca, ha dichiarato pubblicamente che era in corso un «colpo di Stato» contro il governo boliviano. «Denunciamo alla comunità internazionale che in Bolivia è incorso un colpo di Stato contro il nostro governo democraticamente eletto», ha affermato Choquehuanca.Sempre in un video trasmesso dalla televisione boliviana si vede il presidente Luis Arce combattere contro il comandante generale dell’esercito, Juan José Zúñiga, nel corridoio del palazzo. «Sono il tuo capitano e ti ordino di ritirare i tuoi soldati e non permetterò questa insubordinazione», aveva detto Arce durante lo scontro. Alla fine, il golpe non ha funzionato e l’ex comandante dell’esercito boliviano protagonista dell’attacco è stato portato in carcere facendo sapere che «il Paese non può andare avanti così» e che Arce aveva organizzato la messa in scena per aumentare la propria popolarità. Zuñiga, tra l’altro, era stato destituito poche ore prima per aver minacciato pubblicamente l’ex presidente Evo Morales, in carica fino al 2019. Al posto di Zuñiga era stato nominato in corsa José Wilson Sánchez, incaricato di riprendere il controllo delle forze ribelli.Il golpe, insomma, è durato una manciata di ore, ma il dubbio è che possa innescare una serie di rivoluzioni in Paesi ricchi di materie prime. Soprattutto in una regione, quella sudamericana, dove la stabilità politica non la fa sempre da padrone. Su X.com Gianclaudio Torlizzi, fondatore della società di consulenza sulle materie prime T-Commodity e consigliere del ministro della Difesa, fa sapere che «il golpe in Bolivia è fallito, ma sembra sia oramai partito un vero e proprio “trend” di colpi di Stato (riusciti o meno) in quei Paesi ricchi di minerali. Bolivia in particolare ricca di oro, rame, litio». Il manager, alla Verità, ha aggiunto che «al momento il golpe è stato sventato in poche ore e non ci sarebbero imminenti ripercussioni sui mercati globali delle materie prime, però è possibile che il tema del reperimento delle risorse in Paesi ricchi di commodity potrebbe innescare una sere di colpi di Stato nell’area».In effetti la Bolivia (giunta al ventitreesimo golpe dal 1950) è un Paese ricco di materie prime. Oro, rame, litio, ma anche gas e zinco. Nei primi anni duemila la nazione era ricca di gas, materia prima energetica che ha fatto crescere la nazione a circa il 4% annuo. Poi, però, la quantità di gas estratto ha iniziato a calare passando, nel 2015, da 22 a 15 milioni di metri cubi l’anno. Poi, a partire dal 2022 a La Paz e dintorni si è iniziato a importare l’idrocarburo.Non solo, la Bolivia possiede i più grandi depositi di litio al mondo. E quel che è forse più interessante è che queste riserve hanno iniziato ad essere utilizzate piuttosto di recente (nel 2008), il che fa pensare che la materia prima con cui si realizzano le batterie di telefonini, computer e automobili sia presente ancora in abbondanza. Ecco perché il governo di La Paz ha in programma di utilizzare la crescente domanda di litio mondiale per costruire la propria base industriale nel campo della costruzione di batterie al litio. Non solo, dunque, estrazione e raffinazione del litio, ma anche produzione di batterie in loco. Non a caso, infatti, la società statale boliviana del litio, Yacimientos de Litio Bolivianos, ha indetto un bando di gara per la presentazione di progetti pilota di estrazione diretta del litio in 7 delle 28 saline del Paese situate nella zona di Uyuni. Alla gara stanno partecipando 21 società che dovranno presentare i bilanci certificati degli ultimi cinque anni e un rating di rischio rilasciato da enti internazionale. Gli interessi in gioco sono molti e tra le aziende selezionate ci sono la Tecpetrol (filiale petrolifera della holding italo-argentina Techint), China Machinery Corporation e la statale russa Rosatom. Insomma, il presidente Arce intendere fare della Bolivia la capitale mondiale del litio e ha avviato un programma di sviluppo che mira ad esportare fino a 50.000 tonnellate all’anno di carbonato di litio.Certo è che l’economia boliviano non è al suo massimo splendore. Secondo il The Observatory of Economic Complexity, nel dicembre 2023 la Bolivia ha esportato beni per 736 milioni di dollari e importato merci per 917 milioni di dollari, con un saldo commerciale negativo di 181 milioni di dollari. Tra dicembre 2022 e dicembre 2023 le esportazioni della Bolivia sono diminuite inoltre 243 milioni di dollari (-24,8%) da 979 a 736 milioni, mentre le importazioni sono diminuite di 209 milioni (-18,6%) da 1,13 miliardi a 917 milioni.In particolare, le esportazioni principali della Bolivia sono il gas (3,08 miliardi di dollari), l’oro (3,01 miliardi di dollari), i minerali di zinco (1,68 miliardi di dollari), la farina di soia (1,03 miliardi di dollari) e l’olio di soia (874 milioni di dollari).
Jose Mourinho (Getty Images)