2024-04-20
Golden power in vista per la Ferretti? Preoccupano le mire dei fondi cinesi
Gli azionisti italiani, in ansia, studiano le contromosse da attuare in caso di uscita di Weichai dal gruppo nautico.Golden power, tensioni tra soci e movimenti azionari agitano le acque dei cantieri Ferretti. E, potenzialmente aprono a cambi di rotta dentro e fuori la società della nautica di lusso, a oggi controllata al 37,5% dal colosso cinese Weichai. Ad agitare le acque sono stati i manager che nel rispetto delle normative italiane avevano notificato al comitato che si occupa dei temi di sicurezza nazionale la decisione di avviare un percorso di riacquisto di azioni proprie. La notifica ha però sortito un effetto avverso: lo stesso azionista cinese non ha apprezzato la comunicazione e ha deciso lo scorso primo aprile di annullare il cda straordinario (previsto per domani) e l’intera operazione di buy-back. Il sito formiche.net lo scorso 13 aprile segnalava così la mossa anomala («un caso unico dall’entrata in vigore della normativa») di aver avviato la notifica e subito dopo cancellarla per il timore di trovarsi in uno schema non dissimile da quello che avrebbero potuto subire i soci di Pirelli. Un’entrata a gamba tesa del golden power azzererebbe la possibilità cinese di prendere decisioni e la conseguente necessità di cedere ad altri le quote. L’anomalia però non è destinata a fermarsi qui, tanto che il comitato del golden power non sembra destinato a spegnere i propri fari sui movimenti azionari. A quanto risulta alla Verità, infatti l’operazione di buy-back non sarebbe avvenuta in solitaria. Altri fondi cinesi, senza diretti legami con Weichai, sarebbero stati pronti a intervenire sulla parte flottante che oggi pesa all’incirca il 40% delle azioni. Quanto basta per tenere le antenne alzate e imporre verifiche aggiuntive. Per carità, nulla di illecito. Tra i fondi e le banche (vedi Unicredit) ci sono già partecipazioni minoritarie di asset management cinesi. Il tema però è diverso. La questione è quale strada potrà intraprendere un marchio così famoso come Ferretti che nel 2012 fu a tutti gli effetti rimesso a galla da un colosso che fattura circa 30 miliardi, gestisce oltre 82.000 dipendenti e all’epoca presieduto da Tan Xuguang, membro di spicco del partito comunista. A guidare gli yacht è stato - e lo è ancora - però l’ad Alberto Galassi, uomo di esperienza e forte di forti relazioni negli Emirati Arabi Uniti. Lì ad esempio Ferretti, tramite la controllata Security division, ha venduto diversi pattugliatori militari d’altura capaci di rendersi poco visibili ai radar. A dare però ulteriore spinta al rilancio è stato il nome di Piero Ferrari, figlio di Enzo, il quale nel 2016 decise di investire nella passione per gli yacht e di garantire ai cinesi un rapporto di marketing privilegiato. Non serve spiegare quanto sia apprezzato, soprattutto in Asia, il binomio tra barche di lusso e il brand Ferrari. Da lì la quotazione a Hong Kong e poi a Milano. Poi l’ingresso con un 10% del miliardario ceco Karel Komarek e da ultimo di Danilo Iervolino, patron della Salernitana e del gruppo editoriale Bfc media. Le valutazioni del comitato del golden power e di Palazzo Chigi stanno dunque tenendo sulle spine i manager e i soci. Se i cinesi dovessero uscire a chi cederanno le quote? Il rapporto tra Ferrari e Galassi risulta essere consolidato, così come la capacità dell’attuale ad di coordinare le attività e le relazioni dei soci cinesi. Certamente Iervolino è dotato di liquidità (la vendita delle università ha fruttato quasi un miliardo) ma da solo non potrebbe certo scalare gli yacht. Le fibrillazioni sono chiaramente legate agli assetti societari e non all’altro tema che tocca il porto di Taranto. Seppur questione sensibile al golden power il progetto di investimento lungo le banchine dello scalo pugliese è ormai considerato dai cinesi un progetto accantonato. «Nell’ultimo mese si è parlato di Ferretti anche in merito a Taranto», scrive formiche.net. «Il gruppo, infatti, ha annunciato il ritiro del suo impegno per la bonifica e reindustrializzazione del sito ex Yard Belleli per fare dell’area portuale un nuovo polo di eccellenza nella costruzione di yacht di lusso». In una nota la società aveva lamentato «ritardi accumulati nel lungo iter approvativo e attuativo». Nei giorni successivi Rinaldo Melucci, sindaco e presidente della Provincia, aveva auspicato «una riconsiderazione della vicenda sui tavoli di giusta competenza per affrontare nel dettaglio con la società i possibili margini per una ripresa del progetto». Mosse politiche comprensibili, visto che pure Mario Turco, vice dei 5 stelle e uomo link tra Giuseppe Conte e la galassia cinese, ha sbraitato contro il governo per le lentezze del progetto. In realtà, tutti sanno che Ferretti ha dirottato la quota di investimenti su Ravenna dove sorgerà il polo delle imbarcazioni. Rumors politici che dunque sembrano nascondere il punto della questione. Iervolino muoverà le pedine? O saranno Galassi e Ferrari? Gli yacht capitalizzano poco meno di 10 miliardi, danno lavoro a 1.600 persone e sono emblema del made in Italy.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.