2024-09-22
Tenta di fermare rapinatore moldavo. Ammazzato ragazzo dei centri sociali
Il luogo dell'aggressione a Mestre. Nel riquadro, la vittima Giacomo Gobbato (Ansa)
Tragedia a Mestre: Giacomo Gobbato, 26 anni, ucciso dopo aver cercato di difendere una donna presa di mira dal malvivente. Che poi ne deruba e sfregia un’altra. I compagni della vittima: «No all’odio».Corso del Popolo, Mestre. L’orologio segna le 23 di venerdì quando Giacomo Gobbato e un suo amico, Sebastiano, escono dal bar in cui hanno festeggiato un compleanno. Pochi metri oltre, all’altezza del Liceo Artistico sentono una loro amica che urla mentre un uomo sta cercando di scipparle lo zainetto. I due si fiondano. Cercano di fermare l’aggressore. Che all’improvviso estrae un coltello. I primi fendenti sono rapidi e precisi: Sebastiano viene trafitto a una gamba (i sanitari la definiscono una ferita lieve, tanto che il ragazzo è stato dimesso già ieri mattina), Giacomo, invece, viene colpito da una pugnalata fatale. La lama del coltello gli entra nell’addome. Un attimo ed è già a terra, il sangue macchia l’asfalto. Mentre l’aggressore fugge nell’oscurità, lasciando i due amici feriti e soli, i soccorsi raggiungono le due vittime. L’uomo, stando alla ricostruzione di chi indaga, si sarebbe spostato in via Aleardi. Qui viene segnalata pochi minuti dopo il delitto un’altra aggressione. E anche questa volta c’è un coltello. Chi era presente ha raccontato che uno straniero avrebbe cercato di strappare la borsa a una donna per poi sfregiarla in volto. Questa volta, però, un passante riesce a trattenere l’aggressore. La volante della polizia più vicina raggiunge il posto segnalato e lo ferma. È un moldavo di 40 anni, con i documenti in regola. E oltre alla tentata rapina da questo momento è anche sospettato di essere l’autore dell’omicidio di Giacomo. Che muore poco dopo, in un letto del Pronto soccorso dell’ospedale. Aveva solo 26 anni. Nato a Jesolo, figlio di un imprenditore, diploma al liceo artistico, ha sempre vissuto a cavallo tra Mestre e Vicenza, dove lavorava come tatuatore nello studio Electric tiger house. Ma con una passione per la street art e per la musica. Suonava il basso elettrico. Proprio ieri sera avrebbe dovuto esibirsi con la sua band, i Flour Sound, per un festival di musica reggae, il Veneto Blaze, che è stato annullato. Ma era anche un attivista, uno di quelli che si fanno sentire nelle manifestazioni studentesche, nelle proteste. Al Centro sociale Rivolta, dove Giacomo era di casa, «è il tempo del dolore», hanno scritto sui social i suoi compagni. E nonostante ciò che è accaduto non si interrogano sulle cause, né si chiedono se quella tragedia poteva evitarsi. Hanno impastato di politica la vicenda. E per loro «c’è un colpevole ed è una persona. Non importa il colore della sua pelle, né dove sia nato. Quello che importa è che Giacomo non c’è più». Poi precisano: «Esigiamo di non essere usat3 da chi semina odio» (la desinenza «inclusiva» è nel testo). Nel pomeriggio, tra il fumo rosso dei bengala, al grido di «Jack è vivo e lotta insieme a noi», hanno organizzato un presidio al quale hanno partecipato in circa 300, compresi Sebastiano e i familiari di Giacomo. L’aggressore, ora in custodia, non ha precedenti penali. In base alla legge del 2014, come cittadino moldavo, poteva muoversi liberamente nell’area Schengen per 90 giorni senza bisogno di permesso di soggiorno, purché in possesso del passaporto. Un dettaglio che, però, non fa altro che aumentare la rabbia tra chi vive quotidianamente il degrado di Mestre. Tra gli investigatori c’è chi conferma che risulterebbe essere un assuntore di stupefacenti. Di certo era un borseggiatore. «Prima o poi in quella zona doveva succedere», dice alla Verità un sindacalista della polizia locale. Si tratta di una delle aree più complesse di Mestre, quanto a ordine pubblico: tra via Piave e Corso del Popolo il degrado sembra aver messo radici. Qui si muovono spacciatori, tossicodipendenti, persone che vivono ai margini della società e molti stranieri, alimentando un circuito di violenza e disperazione.Ieri mattina il prefetto di Venezia Darco Pellos ha convocato d’urgenza un vertice con tutte le forze dell’ordine e il sindaco Luigi Brugnaro. «Nella valutazione degli investigatori», spiega il prefetto, «si tratta comunque di un fatto isolato». Ma l’obiettivo del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica è chiaro: discutere misure straordinarie per arginare una situazione ormai fuori controllo, che rende insicura una parte della città. Un intervento necessario, ma che arriva sempre e solo dopo che il sangue è stato versato. Ora, per incastrare il presunto assassino, si cerca nei video registrati dalle telecamere di sicurezza. Gli investigatori della Squadra mobile e della Digos, intervenuti con la Scientifica in corso del Popolo, per tutta la giornata di ieri hanno cercato di ricostruire le fasi che hanno preceduto l’aggressione alla donna e quelle dell’omicidio. C’erano anche dei testimoni, che sono stati convocati in Questura e sentiti come persone informate sui fatti. Chi era presente ha riferito che Giacomo ha cercato di fare la cosa giusta. I due amici non potevano immaginare che sarebbe saltato fuori un coltello. E lì, su quella strada, accanto al Liceo Artistico, resterà per sempre il segno di quella notte, una ferita aperta nel cuore di una città che non ha saputo proteggere uno dei suoi figli, ucciso a coltellate da uno straniero mentre cercava di sventare una rapina.
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.
Ecco #DimmiLaVerità del 14 ottobre 2025. Ospite Alessandro Rico. L'argomento di oggi è: " Il successo di Donald Trump in Medio Oriente".
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa del 7 ottobre con Carlo Cambi