2021-09-03
Gli Usa aprono i cordoni della borsa. Più fondi per navi e cybersecurity
(Fred Marie/Art In All Of Us/Corbis via Getty Images)
I dem sconfessano la linea Biden: 25 miliardi in più per le armi. La sfida a Oriente.L'altra notte a Washington si è riunita la commissione sulle Forze armate. Con 42 voti a favore contro 17 è passato un emendamento promosso dai repubblicani con l'obiettivo di aggiungere ben 25 miliardi di dollari al budget della Difesa americano portandolo così da 778 miliardi a 803. Non è stato un percorso semplice perché inizialmente il presidente, Adam Smith, si era opposto volendo sottolineare la necessità di evitare una iniezione a pioggia, senza indicazioni precise. Indicazioni che sono poi state prese in considerazione tanto che ogni singola voce è stata affiancata a un settore o un dipartimento. La notizia di per sé potrebbe sembrare un dettaglio, in realtà contiene almeno due punti estremamente importanti sia per la politica interna americana, sia per quella estera. L'emendamento fiscale che pesa sul 2022 è passato infatti soltanto grazie all'apporto di ben 14 senatori democratici che hanno deciso non solo di allinearsi al punto di vista repubblicano, ma anche di smentire le scelte e le indicazioni di Joe Biden che, sul tema, si era espresso in modo chiaro, ponendo un limite preciso di spesa. In particolare 9,8 miliardi del totale andranno a finanziare ricerca e sviluppo, e soprattutto il comparto della cybersecurity e dell'intelligenza artificiale. Uno dei membri della commissione, al termine del voto - hanno riportato siti Usa specializzati in tecnologia - ha sottolineato l'importanza di superare la Cina non solo nella quantità ma anche nella qualità delle spese militari. Non sfugge la scelta americana in un momento delicato come questo. L'uscita rapida e confusionaria da Kabul ha gettato un cono d'ombra sulla Casa Bianca e aperto una frattura con gli storici partner dentro l'Alleanza Atlantica. C'è chi tema un totale disimpegno degli Usa e chi - vedi Parigi - è pronto ad approfittarne per dare il via all'esercito unico europeo. Emmanuel Macron è ben consapevole che per Bruxelles sarà possibile creare un sistema di Difesa unificato solo sfruttando la debolezza e la distrazione degli americani. Il fatto però che repubblicani e democratici si siano coalizzati l'altra sera indica una volontà molto diversa da quella espressa da Joe Biden. Molti analisti si sono detti convinti che gli americani abbiano deciso di abbandonare il ruolo dello sceriffo del mondo. E che, per i prossimi anni, ci sarà un ripiegamento e un disinteressamento. La scelta di alzare il budget spiega esattamente l'opposto. Soprattutto la scelta di farlo in modo mirato, andando a finanziare precisi settori e progetti. Gli Usa sono consapevoli della necessità di dover colmare il gap tecnologico che li separa dalla Cina sul fronte intelligenza militare e potenza della flotta marina. È ancora troppo presto per tirare le somme e arrivare a conclusioni che potrebbero essere affrettate. Ma nessuno esclude che proprio dopo il disimpegno da Kabul gli Usa cercheranno di spostare il baricentro verso il pacifico e di ingaggiare maggiormente la Cina sul fronte della guerra asimmetrica. Di questo dovrebbero tenere conto i partner della Nato che oggi si trovano in estrema confusione come ha ricordato ieri pomeriggio il premier Mario Draghi durante la conferenza stampa tenuta a Roma prima di prendere l'aereo per Marsiglia. Discuteranno di cosa fare in Afghanistan e di come affrontare il tema profughi e il futuro della Libia. Non bisogna dimenticare però il resto del mondo e il fatto che gli americani possono essere pronti a stupire tutti con una presa di posizione «hard» dentro la Nato, la quale potrebbe trovarsi a dover fronteggiare le acque dell'oceano Indiano o giù di lì. Qualcuno a Bruxelles lo sospetta. Basti pensare che, a metà aprile , il Consiglio dell'Unione ha pubblicato 10 pagine dense per descrivere quella che sarà la strategia del prossimo decennio. «L'Ue dovrà aumentare la propria presenza nella Regione», si legge nel testo, «per contribuire a rafforzare la stabilità e la sicurezza dell'area e promuovere la legge internazionale a favore dei diritti umani». Non solo. L'Ue promette di rafforzare la partnership con le nazioni comprese nell'arco che va dal Giappone alla Nuova Zelanda passando per Thailandia, Singapore e Corea del Sud. Il primo obiettivo è mantenere la stabilità delle tratte commerciali via mare. Il secondo è implementare relazioni di natura sanitaria e biomedicale con un passaggio specifico sui vaccini. Il terzo è il tema della cybersecurity. Tre pilastri che sembrano rispondere all'appello lanciato dagli Usa e di contrasto tre pilastri che sembrano costruiti attorno ai confini dell'impero cinese. I 25 miliardi in più di spesa approvati anche dai dem sono una briciola ma anche un importante indizio che deve spostare le nostre attenzioni tutte a Est.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco