2019-03-30
Gli ultimi 100 giorni di Napoleone. L’unico rimasto fedele fu il figlio di 3 anni
Costretto ad abdicare, finì esiliato all'Elba. I familiari gli volsero le spalle, moglie compresa. Solo l'erede voleva restare con lui.È il 1 marzo 1815 quando, per citare René de Chateaubriand, «un uomo solo ha invaso la Francia». Si tratta di Napoleone Bonaparte, colui che fino a poco più di un anno prima veniva omaggiato e adulato, chiamato Sa Majesté o Mon Empereur, e che successivamente è stato definito l'Ogre, «l'orco», o addirittura «il diavolo». Nella vita, si sa, è tutta questione di punti di vista: quello che conta non è la colpevolezza o l'innocenza, ma il potere e l'influenza.Dopo la Campagna di Russia e ancor più dopo la battaglia di Lipsia, Bonaparte ha dovuto alzare bandiera bianca. In verità, alla sua caduta hanno contribuito in modo rilevante gli infiniti tradimenti dei quali è stato vittima. Hanno tradito praticamente tutti: non solo Charles-Maurice de Talleyrand-Pèrigord, principe di Benevento e Joseph Fouché, duca d'Otranto, che da anni intrigavano con i nemici della Francia per abbatterlo, ma anche coloro che gli erano rimasti accanto sino ad allora. Familiari, ministri, marescialli, cortigiani... i beneficiati sono stati, come sempre, i più solerti nel voltare le spalle e seguire il nuovo corso degli eventi.Per citarne uno, Auguste Marmont, duca di Ragusa - che Napoleone aveva preposto alla difesa di Parigi, mentre lui tentava disperatamente di respingere gli invasori aldilà delle frontiere - è subito venuto a patti con il nemico, a cui ha aperto la strada per la capitale, determinandone la caduta. Da allora, «raguseo» è diventato sinonimo di «traditore» ( naturalmente, il titolo nobiliare di Marmont era stato un «regalo» del suo padrone). Ancora, Jean-Baptiste Bernadotte, che Bonaparte aveva insediato sul trono di Svezia, ha preso le armi contro di lui, dopo aver consigliato lo zar Alessandro di Russia sul modo migliore per far cadere in trappola la Grande Armée. Joachim Murat, re di Napoli e cognato di Bonaparte, ha stretto alleanza con l'Austria e se ne è rimasto nei suoi possedimenti insieme all'intrigante moglie Carolina. Murat poi si pentirà, si riappacificherà con Napoleone e pagherà il suo rinnovato appoggio a questi con la vita. Quello che è più grave, è che Maria Luisa d'Asburgo, la moglie austriaca, è fuggita da Parigi il 29 marzo 1814, portando con sé l'erede, il piccolo re di Roma. L'unico rimasto fedele a Napoleone è proprio lui, il figlio di 3 anni, che ha disperatamente tentato di non partire, non lasciare il proprio palazzo e la propria città, aggrappandosi alle porte e ai corrimano delle Tuileries e gridando: «Non voglio lasciare la mia casa! Papà ha detto che dobbiamo aspettarlo! Restiamo qui!». Ma un bambino può davvero poco, di fronte all'impeto della storia e alle follie degli adulti. Abbandonando Parigi, Maria Luisa si consegna ai nemici del marito, in primis a Klemens Metternich e a suo padre, che vogliono attirarla a Vienna e separarla da Bonaparte. Con quel gesto, con quella fuga, azzera quasi completamente le possibilità che il figlio salga al trono come Napoleone II. Eppure, lei sarebbe stata la reggente, e avrebbe potuto guidare un governo in nome del piccolo imperatore. L'Asburgo, tuttavia, non ha la tempra né l'intelligenza delle grandi sovrane: appena arriva a Vienna, si affretta a dimenticare il periodo francese, e inizia un romanzetto amoroso con Adam Neipperg, che il padre si è premurato di metterle vicino.Nel frattempo, dopo l'Abdicazione condizionata sottoscritta a Fontainebleau il 4 aprile 1814, nella quale Napoleone abdicava in favore del figlio, e dopo la successiva, tristissima «resa incondizionata», l'imperatore decaduto è stato mandato in esilio all'isola d'Elba. Parecchi, fra cui Talleyrand, hanno storto la bocca: l'Elba è troppo vicina all'Italia, troppo vicina alla Francia. sarebbe meglio spedire l'Aigle, l'Aquila, in un luogo dal quale non possa «volare nuovamente sulle Torri di Notre-Dame». Le insistenze dello zar Alessandro - assai più generoso di loro - hanno avuto momentaneamente ragione delle resistenze.«Com'è piccolo il mio regno!» ha sospirato Bonaparte, giungendo nell'isoletta. Poi si è messo al lavoro con l'energia che lo ha sempre caratterizzato, per dare al luogo le infrastrutture materiali e immateriali di cui necessita. Ad addolcire la cattività, è giunta a un certo punto la bellissima contessa polacca Maria Waleska, sua amante, insieme al piccolo Alexandre, che ella ha avuto da lui anni prima. Proprio la gravidanza di Maria era stata per Bonaparte la prova che non era lui a essere sterile, bensì la sua prima moglie Joséphine. Questo accadimento aveva rafforzato la sua intenzione di divorziare, per avere un erede legittimo a cui intestare la dinastia. Mentre Napoleone tenta di rendere gradevole, o almeno accettabile, la permanenza obbligata, nell'autunno 1814 a Vienna si è aperto il celebre Congresso. La data ufficiale di inizio sarebbe il primo novembre, ma molti partecipanti sono giunti in anticipo. Oltre al padrone di casa, l'imperatore Francesco d'Asburgo, e al suo primo ministro Metternich, è presente lo zar di Russia con la zarina Elisabetta, la lussuosa corte moscovita, i consiglieri di Alessandro, il principe Eugenio de Beauharnais. Ancora, c'è il re di Prussia, quello di Danimarca, quello di Baviera, di Sassonia, del Wurttenberg, con le loro corti e i loro diplomatici. Per l'Inghilterra è arrivato il visconte di Castlereagh con la moglie, ma soprattutto c'è Arthur Wellesley, duca di Wellington. Per la Francia, il rappresentante è ovviamente Talleyrand. Non mancano, inoltre, gli esponenti e i diplomatici di tutti gli altri regni europei, nonché le grandi casate nobiliari. Un celebre quadro, dipinto da Jean-Baptiste Isabey e intitolato appunto Il congresso di Vienna, raffigura i più importanti fra i ministri, i diplomatici e i politici in seduta plenaria.Commenta ironico il principe de Ligne: «Si le Congrès danse, il ne marche pas«, «Se il Congresso danza, non cammina». Con quella battuta, vuole dire che i mesi in cui si svolgono le riunioni sono soprattutto un modo per riunire la grande nobiltà europea e consentirle di dare balli e feste, nonché esibire lusso e potere. Feste a parte, politicamente parlando il Congresso di Vienna si ispirerà soprattutto al famoso «Principio di legittimità», nonché a quello «di equilibrio», e in parte «di intervento», sancendo l'inizio della cosiddetta Restaurazione e tentando così di cancellare le conquiste ideali della Rivoluzione e di Bonaparte.Mentre a Vienna si folleggia, all'Elba la preoccupazione e l'insoddisfazione di Napoleone crescono. Luigi XVIII si è ben guardato dal versargli i 2 milioni stabiliti con l'abdicazione, per cui l'ex imperatore comincia a avere problemi economici. Inoltre, in Francia l'intolleranza verso i Borboni sta crescendo, dunque sarebbe il momento opportuno per tentare un colpo di mano. Ancora, si sentono voci secondo le quali Bonaparte potrebbe essere trasferito ancor più lontano, mentre la situazione del figlio (che non è più re di Roma, né Napoleone II e nemmeno principe di Parma come sua madre) si fa sempre più precaria... Ma soprattutto, l'horror vacui, il senso di impotenza e di claustrofobia stringono alla gola l'ex padrone d'Europa, la cui stupefacente energia è imprigionata in poco spazio. Cosa ha da perdere, oramai, Napoleone?L'evasione dall'Elba è un prodigio di abilità, audacia e fortuna. Molti, insospettititi per l'incredibile riuscita del piano, hanno poi manifestato il sospetto che l'Inghilterra e altri paesi siano stati complici e «conniventi» di Napoleone, con lo scopo di riacchiapparlo successivamente e spedirlo molto più lontano. Fra gli ideatori di questo diabolico progetto, ci sarebbe ovviamente Talleyrand.Comunque sia, il Corso sbarca Golfe Juan, vicino a Cannes e poi comincia nella sua irresistibile avanzata. «Soldati, venite a schierarvi sotto i vessilli del vostro capo... La vittoria marcerà a passo di carica, l'Aquila volerà di campanile in campanile sino alle Torri di Notre-Dame!». Passa quindi le Alpi marittime, Digne, e poi a Grenoble avviene la svolta. Non è più «l'usurpatore», è di nuovo «l'Imperatore» : le folle esaltate lo portano in trionfo, lo pongono alla testa dei battaglioni. Dopo Villefranche, Macon, Chalons, Lione è quasi arrivato... Il 20 marzo 1815, giorno del quarto compleanno del figlio, che è «prigioniero » a Vienna, Napoleone entra alla Tuileries, da cui Luigi XVIII è penosamente scappato poche ore prima. Si apre, per dirla con Stefan Zweig, «il primo dei Cento giorni che restano ancora all'Imperatore Napoleone, tornato dall'Elba». Ma è «l'ultimo trionfo di Napoleone Bonaparte. Per l'ultima volta egli percorre la così incredibile ascesa, il così fantastico volo dagli abissi e dall'ombra fino al culmine più sublime del potere».
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)