
Le polemiche suscitate dalle citazioni della Meloni nascondono il vero problema: chi è andato in piazza sventolando il manifesto finge di ignorare tutti i disastri dell’Ue, dall’euro all’allargamento frettoloso verso Est. Fino alla sciagurata decisione del riarmo.Non so se Giorgia Meloni avesse come obiettivo, citando alcuni passi del manifesto di Ventotene, di parlare con il proprio elettorato oppure quello di provocare una reazione che avrebbe messo in secondo piano il tema vero di discussione in Parlamento e cioè il piano di riarmo europeo. Sta di fatto che, nell’assistere al dibattito in Italia che ne è seguito, entrambi gli obiettivi sembrano essere stati raggiunti.Tuttavia questo aspro confronto su Ventotene segnala apertamente le differenze sul modo di intendere l’Europa di oggi e del futuro. Parliamoci chiaro: al di là delle dispute sui singoli paragrafi del documento, che è sempre bene ricordare fu scritto nel 1941, in pieno periodo di guerra causata dall’occupazione nazista in Europa , quello che Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni hanno inviato con quel manifesto era un messaggio semplice da comprendere.Nella sostanza affermavano che il continente europeo non avrebbe potuto reggere l’urto se a vincere fossero stati i nazionalismi, e che perciò - la guerra in corso del resto lo dimostrava - bisognava chiudere una fase storica caratterizzata da singoli Stati a sovranità illimitata, nella quale un Paese poteva invaderne un altro, e costruire un’idea di Europa federale che potesse aprire una nuova era di pace, di stabilità politica e di prosperità. Senza essere, spero, tacciato di eccessiva semplificazione, direi che il sunto di Ventotene è questo. Il problema dunque non sono le parole che accompagnavano quell’obiettivo, ma il fatto che quell’idea visionaria non si sia realizzata e temo che difficilmente potrà realizzarsi. Il percorso di costruzione europea non è stato per nulla lineare ed ai nipoti oggi dei partiti politici usciti dalla seconda guerra mondiale bisognerebbe ricordarlo. I Trattati di Roma del 1957, ricordati in questi giorni orgogliosamente dal Sindaco della capitale, videro ad esempio il voto favorevole della Dc e del Msi e quello contrario del Pci. L’idea di difesa comune europea (Ced) ,di quegli anni , venne stroncata dalla Francia e fu così anche negli anni successivi, al di là dell’odierno agitarsi di Emmanuel Macron. La costituzione nel 1979 del Sistema Monetario Europeo (Sme) , preludio vent’anni prima dell’euro, vide in Italia un dibattito acceso e un voto contrario dei comunisti italiani. Insomma la strada verso l’Europa è stata ed è piena di contraddizioni e lastricata di molti errori e occasioni mancate che possiamo riassumere così:- La nascita dell’euro senza far seguire a essa un approfondimento dell’integrazione economica e finanziaria ha provocato enormi distorsioni e squilibri tra i diversi Paesi europei;- L’allargamento dell’Europa realizzato nel 2004 , tanto voluto dalla Commissione Prodi, ha certo «esportato» la democrazia in tanti Paesi dell’Est europeo, ma ad esso non è seguita una accorta politica di integrazione provocando nel tempo profondi sentimenti anti europei. Del resto, basta osservare l’esperimento tedesco. Oggi molti si meravigliano per il fatto che in tutta la ex Germania est Afd sia il partito vincente, ma non si interrogano abbastanza sui motivi che stanno producendo queste reazioni;- La pessima gestione della crisi economico-finanziaria del 2008-09 in Europa ha provocato problematiche sociali che ancora oggi si intravvedono in larghi strati della popolazione;- Le politiche migratorie sono state piegate agli egoismi nazionali, lasciando soprattutto i paesi del sud Europa soli a gestire la problematica. Le resistenze registrate in questi anni nel rivedere gli accordi di Dublino sono sotto gli occhi di tutti;- Per non parlare delle politiche e regolamentazioni adottate, in diversi campi ,dalla burocrazia europea che non fanno altro che mettere in seria difficoltà imprese, lavoratori e cittadini;- Infine, la scelta di questi giorni sul piano di riarmo europeo che bene descrive cosa hanno in testa coloro che governano le Istituzioni europee. A tutto ciò c’è da aggiungere che le difficoltà del progetto europeo sono state accompagnate anche dalla sostanziale mancanza di visione e volontà politica da parte delle organizzazioni sociali e dei partiti di strutturarsi a livello europeo. I partiti europei non sono altro che una miscellanea eterogenea di partiti nazionali, e la stessa Confederazione europea dei sindacati non è altro che un mero assemblaggio di sindacati nazionali. Queste organizzazioni, in particolare modo quelle più sensibili al Manifesto di Ventotene, non sono state capaci di segnare un cambio di passo mostrando tutto il loro deficit nel contribuire al processo europeo. Insomma, se non dai un buon esempio al tuo interno difficilmente puoi essere protagonista per altri.Risiede nei passaggi, seppur schematicamente sopra richiamati, il tradimento di Ventotene e non tanto nella polemica sulla lettura di qualche stralcio del documento.Coloro che sono andati in piazza in nome dell’Europa e che ci ritorneranno o che si sono recati in visita sull’isola di Ventotene, dovrebbero probabilmente andare oltre le affermazioni simboliche e affrontare gli spessi nodi ormai giunti al pettine. Per fare ciò c’è bisogno di qualcosa di nuovo che ripari agli errori e delinei una diversa prospettiva politica per l’Europa. Si può senza dubbio dire che c’è bisogno di un nuovo manifesto.
Antonio Decaro (Imagoeconomica)
Decaro, Ricci e Tridico non si dimettono dall’Ue. E Vendola sogna già le Politiche.
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Inutile negarlo: il sushi fa parte ormai dei nostri orizzonti gastronomici. Ma attenzione: c’è sushi e sushi. Lasciate perdere quello non offerto da ristoranti giapponesi, è come mangiare la pizza all’ananas! E poi avere qualche cautela “sanitaria” non fa un soldo di danno anche perché ormai si spaccia finto sushi a buon mercato ovunque. Una cosa che forse non tutti sanno è che il sushi andrebbe mangiato con le mani e non con le bacchette. E proprio ispirandoci all’idea del finger food ci è venuto in mente questo non sushi di zucchine. E’ straordinario l’effetto che fa se lo servite come aperitivo. Penseranno tutti che siete bravissimi, in realtà è di una semplicità disarmante, inversamente proporzionale all’intensità di gusto. I vostri hosomaki (sono i pezzi di sushi circolari avvolti dall’alga) sono pronti.
Il premier indiano Narendra Modi (Getty Images)
A causa dei dazi imposti da Washington, il Paese asiatico oggi mostra un legame stretto con Mosca e Pechino. L’Italia però ha l’interesse e l’opportunità di dialogare con Nuova Delhi e gettare le basi per un trattato commerciale con l’Unione europea.
Emmanuel Macron (Ansa)
Volenterosi in panne: tante parole, forse solo i baltici offrono truppe. Rischiamo di spedire 16.000 soldati a fronteggiare 700.000 russi. L’unico scenario realistico è la nostra proposta sul modello dell’articolo 5.