2025-01-17
«Gli agenti non finiscano indagati». Ma lo scudo penale ce l’ha Lady scippo
Carlo Nordio (Imagoeconomica)
Nordio studia una norma, il sindacato di polizia è perplesso: «Il nostro problema sono le spese legali». Intanto, la croata scippatrice seriale a Roma si gode la vera immunità: la arrestano, però è di nuovo incinta. Niente cella.Lo scudo penale per gli agenti non esiste. Non esisterà. Non sarebbe costituzionale. Per rendere le forze dell’ordine meno vulnerabili, il governo non pensa a una romanzesca licenza di uccidere. Non prepara una riforma del Codice penale, bensì una modifica al Codice di procedura.il chiarimentoMatteo Piantedosi, il ministro dell’Interno, lo ha sottolineato in trasmissione da Paolo Del Debbio: «Stiamo discutendo sulla possibilità di offrire garanzie di partecipazione a un processo, senza passare dalla condizione di indagato». Non è prevista «alcuna impunità». Ieri, in audizione al Senato, il Guardasigilli Carlo Nordio ha individuato proprio lì la ratio del provvedimento, che non rientrerà nel ddl Sicurezza: «Se un carabiniere spara», oggi «è automatica l’iscrizione nel registro degli indagati, perché ha il diritto di essere assistito in un’eventuale autopsia o perizia balistica». Solo che la prassi si può trasformare in un calvario. Aleggia lo spettro della sospensione cautelativa dal servizio e dallo stipendio. In più, il ministro della Giustizia si preoccupa dello stigma sociale: «Essendo iscritto nel registro degli indagati», il militare dell’esempio «reca con sé questo marchio di infamia. Stiamo studiando un provvedimento», ha dunque spiegato Nordio, «che, senza essere scudo penale, possa coniugare le garanzie di una persona ad avere interesse a essere assistito in una eventuale indagine, senza essere iscritto in nessun registro degli indagati. È una mia vecchia idea di venti anni fa, cerchiamo di portarla a compimento».Al momento, non ci sarebbe alcun documento definitivo: Repubblica riferiva di «poche righe non sgradite a Palazzo Chigi», mentre fonti di via Arenula precisano alla Verità che una bozza sarà completata tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima.Fermo restando che saranno sempre i magistrati a gestire la pratica, si tratta di bilanciare quattro esigenze: l’accertamento dei fatti, che si rende necessario vieppiù se, in un conflitto a fuoco, si sono registrati morti o feriti; il diritto di un poliziotto o di un carabiniere di godere di assistenza legale nella fase di verifica dell’accaduto; la rapidità dell’iter, che dovrebbe portare a una veloce archiviazione, in presenza di prove eclatanti della legittimità dell’operato di un agente; e il sacrosanto interesse di quest’ultimo a non finire sulla graticola per aver svolto il proprio dovere.Eppure, chi sta in trincea non è convinto della posizione di Nordio. Il segretario del sindacato di polizia Coisp, Domenico Pianese, indica un’altra priorità: «Il nodo non sono né l’iscrizione nel registro degli indagati né la sospensione dal servizio, che scatta solo se ci sono motivi fondati. Noi non chiediamo uno scudo penale; semmai, uno scudo legale, viste le spese che un agente deve sostenere». E che affronterebbe comunque, anche solo per permettere a un avvocato di vigilare sull’inchiesta senza indagati. Ad oggi, l’iter è infernale: la legge prevede un anticipo di spesa di 5.000 euro, ma per riceverli gli agenti attendono anche 12 mesi. Se il procedimento va avanti, il resto deve sborsarlo l’imputato, che a processo finito può ottenere il rimborso, sapendo che, per tirare fuori i soldi, l’amministrazione impiega anni. «Ci sono colleghi che sono stati costretti a vendere la macchina o a ipotecare la casa. Ecco perché, a nostro avviso, è più urgente approvare in fretta il ddl Sicurezza, che alza la soglia per l’anticipo delle spese legali a 10.000 euro per ogni grado di giudizio. Dopo, si dovrebbe solo velocizzare la tempistica di erogazione dei fondi». la svolta per i civiliUn risvolto succoso, che per il momento dal ministero non smentiscono, riguarda invece i riflessi potenziali sulla disciplina della legittima difesa. Dato che la nuova norma sarebbe applicabile a tutti, essa dovrebbe soccorrere pure i privati cittadini che usano un’arma se vengono aggrediti da un ladro. Anche per costoro, insomma, un pm potrebbe disporre un repentino esame delle circostanze con celere richiesta di archiviazione, qualora emergano solide scriminanti. Al netto del problema degli avvocati da pagare, la legislazione guadagnerebbe in buon senso, senza cambiamenti all’articolo 52 del Codice penale. Rimarrebbero inalterati, cioè, i principi generali sui quali si fonda la dottrina: la necessità di difendere un diritto proprio o altrui, l’attualità del pericolo, la proporzionalità della reazione.A chi vaneggia di salvacondotti per la polizia violenta, bisognerebbe ricordare in quali condizioni operano i nostri tutori dell’ordine: ieri, nel carcere di Bologna, l’ennesimo agente penitenziario è stato ferito da un detenuto, che gli ha tirato contro uno sgabello, fratturandogli un dito della mano.Poi ci sono le riserve del Quirinale sul ddl Sicurezza. Ad esempio, la questione del carcere per le donne incinte. Nella pratica, l’umanitarismo del sistema si espone alle prese per i fondelli di chi vive nell’illegalità. Come Lady scippo, al secolo Ana Zahirovic, la croata che ha accumulato quasi tanti anni di condanna (una trentina) quanti sono i suoi anni d’età (31). Ieri, i carabinieri in borghese l’hanno pizzicata a Roma durante l’ennesimo tentativo di borseggio. Processata per direttissima, ha patteggiato una pena di 8 mesi. Anche stavolta, però, se la caverà con l’obbligo quotidiano di presentarsi alla polizia giudiziaria: essendo di nuovo in dolce attesa, non entrerà in cella. E magari, nel tragitto dal suo alloggio alla caserma, potrà approfittarne per scippare qualche passante. Eccolo, il vero scudo penale.