
La famiglia Brachetti Peretti in trattative per la cessione di Ip: in pole position la società di trading con sede svizzera. Ma attenzione al possibile Golden power di Palazzo Chigi.L’indiscrezione non è confermata ufficialmente ma le rete dei distributori Ip (Italiana petroli) che fa capo ad Api della famiglia Brachetti Peretti è in vendita. Si tratta di ben 5.000 punti vendita lungo la Penisola e al momento si sarebbe fatto avanti il gruppo svizzero di trading Glencore con il supporto di Gunvor (altra società con sede a Cipro e uffici tra Londra, Dubai, Singapore e il Canada). A quanto si apprende dal progetto di cessione sarebbero escluse le due raffinerie in di Trecate e di Falconara. L’operazione è agli inizi e secondo quanto risulta a La Verità potrebbe essere interessato alla rete di distributore anche un’altra società del settore ma con sede in Europa. I condizionali sono d’obbligo anche perché il settore è vigilato da Palazzo Chigi e dal Comitato del Golden power. Tanto più che Glencore è società extra Ue con una struttura estremamente complessa e difficile da tracciare nei suoi numerosi rivoli. La notizia arriva poi a meno di un anno dalla cessione del gruppo Saras agli olandesi di Vitol. Anche in quel caso l’operazione è passata sotto il vaglio del Comitato che solo ad aprile del 2024 ha dato il via libera. Con una serie di prescrizioni. Dopo la guerra in Ucraina tutte le infrastrutture energetiche sia sul fronte di approvvigionamento che su quello della distribuzione sono considerate più che sensibili per il Paese e da monitorare. Non dimentichiamo la delicatezza di un altro polo della raffineria che si trova in Sicilia, la Isab di Priolo. Il polo siracusano che da solo vale circa il 24% del fabbisogno italiano è passato di mano a maggio del 2023. Dai russi di Lukoil, che lo controllavano tramite la svizzera Litasco, alla società cipriota Green Oil Energy (Goi Energy) per 1 miliardo e mezzo. L’operazione si era resa necessaria dopo lo stop alle importazioni di greggio dalla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina e la raffica di sanzioni europee che hanno colpito i proventi energetici con cui il Cremlino alimenta il conflitto. Il 5 dicembre 2022 erano entrate in vigore le disposizioni del sesto pacchetto di sanzioni, approvato dai Ventisette nel giugno precedente. Da quel giorno è stato vietato l’acquisto, l’importazione o il trasferimento importare di petrolio e prodotti derivati provenienti dalla Russia, se ciò avviene via mare.La raffineria Isab di Priolo sarebbe così rimasta a secco. Prima dell’inizio dell’invasione importava circa il 30% del greggio dalla Russia, dopo il 24 febbraio la Lukoil - facendo l’interesse del Cremlino - aveva aumentato la quota al 100%. Tra l’altro, così facendo l’Italia aveva guadagnato il primato di primo importatore di greggio dalla Russia ed era diventata anche l’unico Paese Ue ad aver aumentato, invece di diminuire, gli acquisti da Mosca. Anche il quel caso la valutazione del Golden power non è stata semplicissima. Fissate numerose condizioni per l’ok al passaggio di proprietà. A partire dalla scelta del trader, Trafigura, per contratti di fornitura pluriennali, e alcune garanzie per evitare triangolazioni che potessero far raffinare nel siracusano greggio proveniente da paesi a rischio (inclusa la stessa Russia).In ogni caso il passaggio ai ciprioti non ha risolto la situazione finanziaria del sito. Al netto delle problematiche dovute ai ripetuti stop imposti dalla magistratura ai siti connessi per motivi ambientali. Insomma, il tema è caldo. A meno che con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca possa accelerare un cambio di passo nei rapporti Ue-Russia dopo una eventuale pace. Resta il tema della proprietà nazionale di asset strategici come la rete dei distributori Ip. Glencore non è italiana e nemmeno europea.
L'amministratore delegato di Mps Luigi Lovaglio (Imagoeconomica)
- Inchiesta sulla scalata a Piazzetta Cuccia: l’ad è indagato per «concorso esterno in ipotesi di concerto» con Caltagirone e Milleri. Per gli inquirenti l’offerta di scambio non serviva. Escluso un ruolo del Mef.
- Al setaccio gli acquisti in Borsa delle Casse. Enasarco, Enpam e la Cassa Forense avrebbero dato una mano a Delfin & C.
Lo speciale contiene due articoli.
L'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone (Ansa)
L’ammiraglio Cavo Dragone, capo militare: «Dovremmo essere più aggressivi con Mosca, cyberattacchi per scongiurare imboscate». Ma l’Organizzazione ha scopi difensivi: questa sarebbe una forzatura. Con il rischio che dal conflitto ibrido si passi a quello coi missili.
«Attacco preventivo». L’avevamo già sentito ai tempi dell’Iraq e non andò benissimo. Eppure, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare Nato, ha riproposto uno dei capisaldi della dottrina Bush in un’intervista al Financial Times. Si riferiva alla possibilità di adottare una strategia «più aggressiva» con la Russia. Beninteso, l’ipotesi verteva su un’offensiva cyber: «Stiamo studiando tutto sul fronte informatico», ha spiegato il militare.
Rocca Salimbeni, sede del Monte dei Paschi di Siena (Ansa)
I magistrati sostengono che chi ha conquistato l’istituto si è messo d’accordo su cosa fare. Ma questo era sotto gli occhi di tutti, senza bisogno di intercettazioni. E se anche il governo avesse fatto il tifo, nulla cambierebbe: neanche un euro pubblico è stato speso.
Ma davvero qualcuno immaginava che il gruppo Caltagirone, quello fondato da Leonardo Del Vecchio e alla cui guida oggi c’è Francesco Milleri, uniti al Monte dei Paschi di Siena di cui è amministratore Luigi Lovaglio, non si fossero mossi di concerto per conquistare Mediobanca? Sì, certo, spiare dal buco della serratura, ovvero leggere i messaggi che i vertici di società quotate si sono scambiati nei mesi scorsi, è molto divertente. Anche perché come in qualsiasi conversazione privata ci sono giudizi tranchant, alcuni dei quali sono molto gustosi.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Fu il primo azzurro a conquistare uno Slam, al Roland Garros del 1959. Poi nel 1976, da capitano non giocatore, guidò il team con Bertolucci e Panatta che ci regalò la Davis. Il babbo era in prigionia a Tunisi, ma aveva un campo: da bimbo scoprì così il gioco.
La leggenda dei gesti bianchi. Il patriarca del tennis. Il primo italiano a vincere uno slam, il Roland Garros di Parigi nel 1959, bissato l’anno dopo. Se n’è andato con il suo carisma, la sua ironia e la sua autostima Nicola Pietrangeli: aveva 92 anni. Da capitano non giocatore guidò la spedizione in Cile di Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli che nel 1976 ci regalò la prima storica Coppa Davis. Oltre a Parigi, vinse due volte gli Internazionali di Roma e tre volte il torneo di Montecarlo. In totale, conquistò 67 titoli, issandosi al terzo posto della classifica mondiale (all’epoca i calcoli erano piuttosto artigianali). Nessuno potrà togliergli il record di partecipazioni (164, tra singolo e doppio) e vittorie (120) in Coppa Davis perché oggi si disputano molti meno match.






