2021-07-09
Giustizia, altra occasione persa
La norma è cruciale per la riuscita del Pnrr, ma nel Guardasigilli prevale l'esigenza di non scontentare nessuno, soprattutto Pd e pentastellati. L'unica speranza ora è il referendum leghista: andiamo a firmare.Non conosco Marta Cartabia, ma da come me la descrive chi ha avuto modo di frequentarla, oltre che una donna intelligente dev'essere anche molto ambiziosa. Del resto, se si diventa il primo presidente di sesso femminile di una Corte costituzionale che fino a pochi anni prima escludeva le signore dall'illustre consesso, bisogna avere talento, ma anche tanta determinazione, altrimenti le aspirazioni rischiano di rimanere tali. La premessa sulle qualità del ministro della Giustizia è necessaria per capire dovrà andrà uno dei collaboratori più importanti di Mario Draghi e soprattutto che fine farà la riforma che, secondo il presidente del Consiglio, è indispensabile per convincere Bruxelles a sganciare i quattrini del Recovery plan che ci ha promesso. Da anni, i nostri tribunali sono i più lenti d'Europa e per chi è innocente o vuole dirimere una controversia, ottenere una sentenza equivale più o meno a sottoporsi a una via crucis. La battuta che circola tra gli avvocati la dice lunga: se sei colpevole, davanti a un giudice non hai nulla da temere ma tutto da guadagnare, mentre se sei innocente ti conviene accendere un cero alla Madonna. Del resto, oltre a essere il più lento, il nostro Paese è anche il più condannato per ingiusta detenzione, segno evidente che si mettono in galera tante persone che non ci dovrebbero stare.Ma se la riforma della giustizia è unanimemente riconosciuta come urgente, l'unanimità viene meno quando si parla di come riformare il settore. Da anni si discute di quali siano le misure più opportune e, a prescindere dalle forze politiche che le hanno tenute a battesimo, quasi tutte hanno incontrato la contrarietà dei magistrati, i quali evidentemente sono convinti di essere i soli a poter riscrivere le regole. Per effetto delle perplessità delle toghe, tutte le riforme sono naufragate e quei pochi ritocchi che sono passati, invece di risolvere la situazione, l'hanno peggiorata. Infatti, i furbi continuano a farla franca, gli incapaci (esistono anche fra i magistrati) perseverano a incarcerare e indagare chi non dovrebbe finire dietro le sbarre, i processi proseguono per anni, arrivando a sentenza fuori tempo massimo, cioè dopo la prescrizione, e le toghe perpetuano il sistema delle correnti che consente di far carriera non a chi ne ha i titoli, ma a chi ha più amici pronti a sostenerlo. Sì, insomma, negli ultimi trent'anni non è cambiato niente.Riuscirà dunque Marta Cartabia là dove i suoi illustri predecessori hanno fallito, accontentando Draghi, l'Europa e tutti gli italiani per bene che sognano di avere una giustizia degna di un Paese civile? Vorrei rispondere di sì, ma purtroppo le notizie di cui dispongo mi fanno propendere per il no. I miei dubbi non sono frutto di pessimismo, ma piuttosto di quel sano realismo di chi di riforme ne ha viste passare tante e quella preannunciata non mi pare che faccia la differenza. Il ministro Cartabia, del resto, è servitore di tre padroni, i quali hanno idee completamente diverse sul da farsi. Da un lato, ci sono il premier e l'Europa, che premono affinché si cambino le cose per rendere più spedite le udienze e anche le sentenze. Dall'altro, ci sono i grillini (e anche il Pd) che dopo aver perso tutto ciò che potevano perdere, vogliono almeno difendere l'idea di non aver svenduto quella parte di programma che prevedeva più manette per tutti. Infine, ci sono la Lega e Forza Italia che, insieme con i radicali e a Fratelli d'Italia, sono impegnate a raccogliere le firme per i referendum sulla giustizia che prevedono la responsabilità civile dei magistrati, la separazione delle carriere, un limite alla carcerazione preventiva e l'abolizione delle firme per candidarsi a membro del Csm. Cioè, mettere d'accordo esigenze così lontane pare impossibile. E infatti, il testo che la Cartabia si prepara a far approvare è il frutto avariato di un compromesso, con la prescrizione che viene fermata dopo il primo grado, lasciando dunque che i processi possano procedere con comodo fino all'appello, la cancellazione dei criteri che indirizzano l'azione penale stabilendone le priorità, e la sparizione della clausola che vietava l'appello ai pm che in primo grado si erano visti dare torto. Insomma, tutto o quasi rimane come prima, per non far rischiare problemi al governo ma, soprattutto, per non scontentare i grillini, il cui ministro Alfonso Bonafede, predecessore della Cartabia, aveva approntato una bella riforma forcaiola.Il testo predisposto da Marta Cartabia è dunque il risultato delle diverse posizioni, ma torniamo a quel che dicevo all'inizio, a proposito delle ambizioni del Guardasigilli, la quale è arrivata dove è arrivata con fatica e certo non ha intenzione di fermarsi. Dicono le malelingue che lei appartenga alla cordata di Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella e aspiri a succedere ai suoi mentori. Dunque, per salire al Colle e coronare le proprie aspirazioni, non può scontentare i grillini, ma deve sfornare una riforma che sia accettabile dai pentastellati senza perdere la faccia. Perciò altro che Cartabia, qui siamo incartati. E, come al solito, più della ragione conta il potere. Se andrà come vogliono Napolitano e Mattarella avremo la prima donna presidente della Repubblica, ma l'ennesima riforma della giustizia da buttare, con il risultato che i referendum potrebbero diventare l'unica vera occasione per cambiare aria nei tribunali. Non so voi, ma viste le premesse io mi affretterei a sottoscrivere i quesiti, unico modo per provare a cambiare qualche cosa. Tradotto: meglio scartare la Cartabia.