2022-04-15
«Giorno della legalità. Gli appalti agli uomini di Castelbianco»
Federico Bianchi di Castelbianco (Ansa)
Chiamati per eventi del Miur legati a Shoah, Foibe, donne, mafia. L’interrogatorio di Giovanna Boda: «Bisognava trovare un modo per...».«Le Giornate previste per legge», le chiama Giovanna Boda, la dirigente del ministero dell’Istruzione indagata per corruzione. Sono celebrazioni ed eventi finanziati dal Miur e organizzati dalle scuole. Attività per le quali, stando alle accuse, c’era sempre spazio per la comunicazione. E lì si sarebbe inserito Federico Bianchi di Castelbianco, l’ex editore dell’agenzia Dire che al Miur, tra il 2018 e il 2021, avrebbe fatto razzia di appalti per 23 milioni di euro. D’altra parte, l’elenco di iniziative, ha spiegato la stessa Boda durante il suo interrogatorio con il pm romano Carlo Villani, era lungo: «27 gennaio è la Giornata della memoria, no? Della Shoah il... febbraio le foibe... l’ 8 marzo le donne, 25 aprile la Resistenza, poi abbiamo 9 maggio le vittime del terrorismo, la Giornata vittime del terrorismo, 23 maggio Falcone e Borsellino... il 2 giugno la Festa della Repubblica... il 19 luglio... eh... Paolo Borsellino e la scorta e a settembre l’apertura scolastica del Quirinale. E poi gli incontri del presidente della Repubblica con gli studenti, Camera, Senato, le forze dell’ordine... tutti avevano la loro Giornata...». «E cosa c’entra la comunicazione?», chiede il difensore di Boda, l’avvocato Giuseppe Rossodivita, per darle la possibilità di spiegare. E lei parte: «La comunicazione c’entra. La devi organizzare, dare i fondi, perché portare mille ragazzi alla cerimonia di apertura dell’anno scolastico al Quirinale, ovviamente, costa. Portarli ad Auschwitz, e tutto». Ma Boda spiega anche che «secondo le riflessioni che faceva lui bisognava trovare un modo...». E «lui», aggiunge Boda, era «Bianchi di Castelbianco». A cosa era riferita la parola «modo», invece, lo spiega il pm: «Da quello che io capisco è che lei con Leonardo Filippone (dirigente del Miur ora in pensione, ndr) cerca di dirottare questi fondi a Bianchi». Anche Filippone, a sua volta, tira fuori il lungo elenco delle buone associazioni che riuscivano ad accedere ai bandi: «C’era il problema delle Onlus, intendo Sant'Egidio, Save the children, Telefono azzurro, Scuola.net, tutto questo mondo di associazionismo prende fondi dal ministero esattamente con lo stesso sistema con cui li prende Bianchi, nel senso che “legalità”, vengono fatti i bandi, una scuola si mette insieme a Libera, o insieme alla Fondazione Falcone o Addio pizzo, ed è improbabile che un’altra scuola con l’associazione vattelappesca riesca a fare un progetto migliore... ma è una come tante, ha nel mondo della legalità un’esperienza trentennale, quarantennale...». La chiosa del giudice Annalisa Marzano è tranchant: «Certo, se poi nei bandi ci si scrive “purché abbiano esperienza trentennale, quarantennale”, è chiaro che avvantaggi qualcuno piuttosto che un altro, vero Filippone?». Ma il giudice aggiunge anche: «L'indagine tira fuori pure questo, che i bandi venivano aggiustati proprio per qualificare maggiormente determinate caratteristiche delle società di Bianchi». Al Miur, insomma, c’era un viavai. Anche per progetti con il ministero della Giustizia. È di nuovo Boda, rivolgendosi al pm, a spiegare: «Poi questi sono quelli con il suo ministero... perché avevamo... dovevamo fare l’istruzione in carcere, e quindi anche loro son venuti, la Tuccillo (Gemma, capo dipartimento per la giustizia minorile, ndr) e Petralia (Dino, ex direttore del Dap, ndr). E abbiamo fatto il protocollo [...] io avevo 300 incontri, io non ce la facevo più. E, soprattutto, ognuno comportava poi delle spese...». La Boda descrive il suo ufficio come un porto di mare: «C’è Maria Falcone che aveva anche lei la carta... voleva la carta d’intenti e partecipare al progetto. Io questi glieli faccio vedere così, per farle capire che tutti stavano venendo in quel periodo». E ancora: «C’è tutto questo lavorio da fare... tutti quelli che venivano... tutti questi poveretti... a me guardi mi si stringe il cuore... perché veramente stavamo lavorando. Questa è la vedova Montinaro che stava preparando... il 23 maggio e il 19 luglio... questo è Vittorio Teresi con la Fondazione Borsellino, guardi, mi chiede i fondi. E io sono andata a Palermo per incontrarli tutti». Ad accompagnare Boda c’era un altro uomo di Bianchi di Castelbianco: Fabio Condoleo, autista che in passato, come ha spiegato al gip, si era occupato di progetti «sull’educazione stradale, che venivano fatti nelle scuole». Segue la Boda già dal 2012, ai tempi della Nave della legalità, iniziativa per ricordare le stragi di mafia. E ricorda: «La Nave della legalità l’abbiamo fatta anche due anni all’epoca, attività all’interno delle scuole... dove portavamo gli impianti, portavamo tutto». E in un caso gli investigatori trovano riscontro alle parole di Condoleo. Il 9 ottobre 2013, risulta da un controllo inserito nella banca dati delle forze dell’ordine, sulla Lancia Delta che guidava c’era proprio Boda. E in questi meccanismi, stando alle ipotesi del pm, si sarebbe infiltrato Bianchi di Castelbianco, caricandosi le spese e pagando personale. Come ha spiegato Valentina Franco, la factotum che l’imprenditore aveva messo a disposizione di Boda: «Tutti i nomi sono stati inseriti nella lista perché segnalati dalla Boda». C’era «Mineo (Vincenzo, scomparso lo scorso anno, ndr) è stato il direttore dell’aula bunker di Palermo e ha collaborato con la Fondazione Falcone». E anche quando «le fondazioni non avevano soldi per assumerli», secondo Franco, ci pensava l’imprenditore. A volte chi finiva sul libro paga di Bianchi di Castelbianco neppure sapeva da dove partivano i bonifici. Ma, secondo Franco, «la finalità» era quella «di accelerare il pagamento» di un progetto. Altre volte venivano inviate delle lettere agli istituti scolastici «a firma della Boda, nelle quali si ordinava alle scuole di effettuare dei pagamenti in favore delle persone del “gruppo ministero”. La richiesta dì pagamento non era legata ad alcun progetto, ma era semplicemente un modo per pagare quel soggetto per l’attività svolta all’interno del ministero per Boda e indirettamente per Bianchi di Castelbianco».
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