2021-03-19
Il giornale unico che tifa lockdown fa fuori l’esperto critico sulle strette
Alberto Gerli, reo di aver espresso perplessità sulle serrate, lascia il Cts dopo feroci attacchi a mezzo stampa. Lo hanno accusato di essere stato nominato dai sovranisti, ma lui risponde: «Mai avuto legami politici». Com'è bella «Lascienza». Così asettica, così apolitica, così intrisa di verità. Di fronte a «Lascienza» ci si deve inchinare, bisogna coprirsi gli occhi per non farsi bruciare dallo splendore dei numeri. Solo che poi accadono cose strane. Succede, ad esempio, che la composizione del Cts cambi, e che tra gli esperti responsabili della gestione della pandemia venga inserito l'ingegner Alberto Gerli. Ed ecco che, come per magia, «Lascienza» una coloritura politica la prende eccome. In un lampo, i giornali si scagliano contro il nuovo arrivato con inaudita ferocia. «Nel Cts arriva l'ingegnere che sbaglia tutte le previsioni», titola Repubblica. «Infiltrati di Salvini nel Cts dei migliori», grida il Fatto. Ce l'hanno tutti con lui, con Gerli, reo di aver espresso valutazioni sgradite sulla nuova stretta. È andata a finire che l'ingegnere - con grande dignità - ha rinunciato all'incarico. «A seguito delle inattese e sorprendenti polemiche esplose all'indomani della mia nomina a componente del Cts», ha scritto, «ho ritenuto opportuno rinunciare così da evitare al Cts e alle istituzioni in generale ulteriori, inutili ostacoli e distrazioni rispetto alle importanti e difficili decisioni che sono chiamati a prendere in un momento tanto delicato». A Gerli sono state rinfacciate previsioni sbagliate sul calo dei positivi in Lombardia a gennaio, sul Veneto «zona bianca» a febbraio. Mancava solo gli rimproverassero di non aver azzeccato i numeri al lotto. Mettiamo pure che talvolta non ci abbia preso, ma come mai nessun altro componente del Cts, nell'ultimo anno, è stato sottoposto ad analoga radiografia? «Io non ho alcun legame politico», dice alla Verità l'ingegnere. «Non appartengo ad alcun giro accademico, sono fuori da ogni lobby. La mia nomina è stata per me una grande sorpresa, pensavo di essere stato scelto come “uomo di numeri", magari un po' diverso da virologi, epidemiologi eccetera. Alla fine questa mia diversità mi si è ritorta contro». Gerli, 40 anni, è stato accusato del peggiore peccato: dicono che voglia «aprire tutto». «Non sono anti lockdown», risponde l'interessato. «Sostengo che le misure restrittive abbiano una ovvia efficacia. Il punto è capire quando tale efficacia sia maggiore. Penso che sia molto grave quando le misure vengono adottate tardi invece che in anticipo, e mi pare che in questo anno di virus non sempre siano state fatte scelte corrette. Mi accusano di aver sbagliato le previsioni? Realizzare un modello predittivo non è come indovinare il risultato di una partita, azzeccare il numero esatto. Il punto è individuare dei trend, questo è ciò che serve. Hanno detto che ho sbagliato a parlare di Veneto in zona bianca e di un calo dei contagi in Lombardia. Ebbene, nell'articolo in cui scrivevo quelle cose specificavo anche che sarebbe andata così se non ci fossero state varianti. E infatti se eliminiamo i casi dovuti a varianti (circa l'80%) vediamo che i numeri sono più o meno quelli che avevo indicato». Poco importa, ormai. A Gerli è stato riservato un processo sommario. «Le previsioni sono sempre incerte, in particolare riguardo al Covid», commenta Carlo La Vecchia, epidemiologo della Statale di Milano. «Gli errori li abbiamo fatti tutti, non mi sembra il caso di inchiodare qualcuno alla singola previsione errata. Credo che un vero tecnico come Gerli non avesse voglia né bisogno di prestarsi alle polemiche. Abbiamo perso un buon tecnico». Secondo La Vecchia, Gerli sulla situazione della Lombardia ci aveva visto giusto. «In ottobre, analizzando l'andamento dei primi 17 giorni, aveva previsto con largo anticipo la grande salita autunnale dei contagi, durata circa fino al 15 novembre. Sul Veneto non posso esprimermi perché non l'ho studiato nello specifico. So però che ogni modello prevede un range molto ampio». In buona sostanza, anche se un modello è corretto, la possibilità di errore è notevole. «Se si guardano i modelli dell'Institute of Health Metrics, che è il più grande del mondo per quanto riguarda l'epidemiologia descrittiva, notiamo che non c'è sostanziale differenza rispetto ai modelli di Gerli. Anche l'istituto americano, per altro, presenta tutte le evoluzioni possibili, e il range è sempre molto ampio. I modelli di Gerli, dunque, si sono rivelati coerenti con quelli delle grandi istituzioni sanitarie, e hanno il vantaggio di essere mirati sui territori. Poi, ripeto, gli errori li abbiamo fatti tutti». Sembra però che gli errori di qualcuno contino più di quelli altrui.Per La Vecchia, «alla base del problema italiano c'è il fatto che non avevamo un piano pandemico pronto. Poi abbiamo pagato l'insufficienza strutturale della medicina territoriale». Ed è davvero curioso che ai responsabili di tali mancanze siano stati risparmiati gli assalti che invece hanno travolto Gerli. La Vecchia, in ogni caso, non è un nemico delle chiusure. A suo parere, semplicemente, avrebbe avuto più senso chiudere prima. «L'andamento dei contagi mostra una salita da circa il 10 febbraio», spiega. «Le misure di contenimento sono state prese in ritardo. Ogni contenimento ha un effetto di riduzione dell'epidemia. Quello messo in atto lo scorso lunedì avrà verosimilmente effetti tra 15 giorni. Il problema attuale è la pressione sulle terapie intensive e gli ospedali, e credo che le restrizioni rispondano al timore che la situazione diventasse molto pesante. Siamo comunque lontanissimi dal marzo del 2020». Secondo La Vecchia «non si tratta di negare l'effetto delle misure di contenimento, ma di far notare che sono state prese in una fase in cui l'espansione sta rallentando e, verosimilmente, si livellerà entro fine mese. Basta guardare i dati delle varie province lombarde per notare che il livellamento c'è». Appare molto probabile, dunque, che il picco dei contagi sia in arrivo. «Non parlerei di una data precisa», dice La Vecchia. «Ma è probabile che entro fine marzo la curva inizi a scendere, perché ci sono indicazioni che fanno supporre che la curva scenderà». Pensate un po': nonostante gli errori che gli imputano, persino il temibile Gerli lo aveva intuito.