2025-03-04
Giorgio Armani punta sui colori della terra
Lo stilista: «I miei abiti ricordano i minerali, certi paesaggi arsi dal sole». Ermanno Scervino usa il maschile per esaltare il femminile con vite strette ma non rigide. Con Ferrari, tailleur e il ritorno della pelliccia: «In ogni collezione un rosso diverso».«Ogni collezione per me è il desiderio di trovare nuove prospettive, di offrire nuove letture di uno stile i cui contorni sono chiari e netti», spiega Giorgio Armani, «Questa stagione ho pensato alle radici, immaginando abiti che prendono i colori della terra, dei minerali, di certi paesaggi arsi dal sole. Ho voluto immaginare una nuova armonia, perché penso sia quello di cui tutti abbiamo bisogno». Re Giorgio ha di fatto chiuso la settimana di moda milanese con la presentazione della sua collezione, la riaffermazione del suo stile autentico, inconfondibile. In sala, tra tante star, anche Liliana Segre. Lo stilista più gettonato sui red carpet (ne è sempre una prova la lunga passerella degli Oscar dove attori e attrici vestono per la maggior parte Armani) ha puntato sul suo codice stilistico fatto da trench beige che diventano corti blouson, dagli spolverini sabbia profilati di pelle, dal velluto cangiante nel tenebroso tabacco e di boleri ricamati di orientali memorie. La giacca da smoking si chiude con una generosa pettorina di velluto e colletto alla coreana, i corpetti degli abiti si fanno ora top dalle spalline sottilissime, ora bustier rigidi ricoperti di perline, i micro gilet celano il seno e svelano lo scollo più profondo, il soprabito è una fenomenale seconda pelle di maglia lucente nei toni profondi del blu e dell’argento. Un concetto di bellezza che diventa altro da Ermanno Scervino con uno stile applauditissimo dalla sua top model Natalia Vodianova e da una prima fila che vedeva da Noemi a Bar Rafaeli, Asia Argento, Laura Chiatti e Carlo Conti. «Ho usato il maschile per esaltare la femminilità», ha raccontato Scervino, «Punto vita ricreato ed esibito, stretto ma non rigido. Spero di essere riuscito a esaltare la bellezza di una donna utilizzando materiali estremamente femminili e maschili e di aver creato un’alchimia speciale. Il punto di partenza sono le mani degli artigiani e in fondo la tecnologia, essere riuscito a fare le guêpière, con le stecche infilate nella giacca da uomo non è stato semplice. La femminilità non si riduce a un tratto estetico, è piuttosto simbolo di affermazione, conquista di autonomia e atto di autodeterminazione». Tra spigati e i pied-de-poule, pizzi e ricami, lo shearling, il camoscio e la nappa, ennesimi esempi di alta maestria, ecco i cappotti, uno dei diktat della futura stagione fredda. Pure Rocco Iannone, direttore creativo di Ferrari, non si discosta portando in passerella lunghi paltò fino alla pelliccia (altro grande ritorno). Iannone ha iniziato il progetto studiando il cuore pulsante di Ferrari: l’officina, in quanto bottega artigianale, centro di studio e laboratorio. È qui che tutto nasce e si evolve, grazie alla tecnologia. Da questo centro nevralgico, lo stilista prende tutto quello che può essere traslato nel mondo della moda: la ricchezza materica, la raffinatezza tattile, la singolarità dei tagli sartoriali, mettendo al centro impunture e cuciture che diventano décor. Crea così il guardaroba perfetto per la donna contemporanea. I tailleur sono il punto di partenza, rigorosi tra giacche sartoriali che arrivano dal mondo maschile e camicie inamidate, con tanto di cravatta. Le gonne sono super sexy con spacchi vertiginosi aperti «fin dove si può», precisa Iannone. Rosso immancabile e «ogni collezione terminerà con un rosso diverso», precisa. Ha sempre le calze la signora che vestirà Luisa Spagnoli. E che porterà con maglioni indossati come abiti over, la stampa che gioca col nome della stilista che cita «Lui.sa l’amour» ma anche con soprabiti, cappotti, rouches e gonne lunghe. Sono infatti donne romantiche e sensuali quelle immaginate dalla designer per la sua fall/winter 2025-26. «Per questa stagione l’ispirazione è partita dalla maglieria», racconta la direttrice creativa Nicoletta Spagnoli. Izumi Ogino, fondatrice e stilista di Anteprima, ha progettato una collezione trasversale alle stagioni, con un’estetica minimalista che gioca sulle dicotomie: moderno e grezzo, pulito e vissuto, semplice e complesso. Ogni pezzo diventa una vera e propria opera d’arte da indossare e dove i materiali come cashmere, velluto, mohair e winter mesh sono protagonisti. Da Antonio Marras la scena è stata rubata da una travolgente Sharon Stone (volata poi ad Alghero per lo shooting fotografico). Marras, per questa collezione, è partito dal libretto ritrovato di un’opera di fine Ottocento, La bella d’Alghero, rappresentata una sola volta a Pesaro; è un intrico di amore e passione che tradotto in moda diventa capi dalle linee sartoriali, rose in organza per cappotti e giacche anche maschili, bomber e completi gessati principe di Galles, bustier e gonne strette a matita, balze e abiti trasparenti, romantici in leggerissimo chiffon, veli, pizzi, fiori e ricami di jais, fino agli abiti dedicati al pittore Antonio Tàpies, pennellati a mano dallo stesso Marras. Un filo rosso intreccia passato e futuro, arte, bellezza e cura, Oriente e Occidente da Hui. «Hui», spiega la designer Zhao Huizhou, «è più di un semplice marchio, dal 2016 è anche una fondazione basata sulla protezione e promozione delle tecniche artigiane e ancestrali della cultura cinese e ha come obiettivo, attraverso l’arte e il design, quello di studiare progetti di benessere pubblico incentrati sulla riduzione della povertà e, in particolare, per migliorare la qualità della vita di donne e bambini».