2025-06-26
Giorgia chiede a Trump il bis a Gaza e a Kiev
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)
Il premier al vertice Nato: «Serve la stessa determinazione messa per ottenere il cessate il fuoco tra Gerusalemme e Teheran». E sul 5% del Pil alla Difesa precisa: «Abbiamo fatto anche noi come la Spagna, i costi sono sostenibili e c’è flessibilità totale». Trasferta ricca di soddisfazioni quella di Giorgia Meloni a l’Aja per il vertice della Nato. Il nostro capo del governo ha avuto modo, innanzitutto, di parlare a lungo con Donald Trump l’altro ieri sera, quando le è stato riservato un posto al tavolo dei super-big in occasione della cena offerta ai leader dell’alleanza al palazzo Huis ten Bosch dal Re e dalla Regina del Regno dei Paesi Bassi. La Meloni si è accomodata alla sinistra di Trump al tavolo, insieme allo stesso Trump, con Sua Maestà il Re Willem-Alexander, il segretario generale della Nato Mark Rutte, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, e il presidente della Repubblica Ceca, Petr Pavel. Meloni e Trump, seduti l’uno a fianco all’altro, hanno avuto un lungo colloquio che ha consentito di discutere dei principali dossier internazionali, a partire dai recenti sviluppi in Medio Oriente. Tra un tonno alla griglia e una mousse di cipolle, la Meloni si è complimentata con Trump per la gestione del conflitto tra Iran e Israele e ha colto il momento giusto per insistere con il presidente Usa sulla necessità di arrivare a un cessate il fuoco anche a Gaza. Ieri mattina, poi, il vertice è entrato nella fase operativa, con la firma dell’accordo sull’obiettivo del 5% del Pil per le spese della Difesa da raggiungere entro il 2035. Gaza, dicevamo: Giorgia Meloni, agguerrita e determinata, ieri pomeriggio in un punto stampa ribadisce il suo impegno per mettere fine allo sterminio in corso: «Salutiamo con soddisfazione», dice la Meloni, «l’avvio di un cessate il fuoco nella crisi tra Israele e Iran. Ne ho parlato col presidente degli Stati Uniti Donald Trump, al quale ho detto, e l’ho ribadito oggi nel mio intervento nell’assemblea plenaria, che serve la stessa determinazione per raggiungere altri due importanti cessate il fuoco: in Ucraina, dove la Russia sembra non voler fare passi in avanti, tutt’altro, e a Gaza, dove come ho detto più volte la situazione è insostenibile. Tutti quanti si rendono conto che un cessate il fuoco a Gaza è necessario e che oggi sia più facile ottenerlo. Penso che tutti capiscano che questo è il momento in cui bisogna cercare di ottenerlo». Le domande dei giornalisti, così come le critiche delle opposizioni, riguardano per lo più l’obiettivo del 5% di spese per la Difesa entro il 2035. La Meloni dedica all’argomento una spiegazione dettagliata partendo dall’annuncio che per la Difesa «non riteniamo di usare la clausola di salvaguardia» del Patto di Stabilità nel 2026, poiché «i costi sono sostenibili». A chi le fa notare che il responsabile economico della Lega, Alberto Bagnai, ha definito «insostenibili» i nuovi impegni, la Meloni risponde distinguendo le parole dai fatti, anzi dai voti in Parlamento: «Mi pare che siamo tutti d’accordo, perché io vengo qui con una risoluzione votata da tutta la maggioranza. È una decisione che noi abbiamo preso con cognizione di causa», aggiunge la Meloni, «facendo le nostre valutazioni con il ministro dell’Economia. Io sono convinta che sia sostenibile per l’ampiezza delle spese, per il fatto che noi parliamo di un impegno da 10 anni, per il fatto che nel 2029 si deve in ogni caso ridiscutere, per il fatto che non ci sono incrementi obbligati annuali per gli Stati membri e questo consente anche di fare le scelte in base all’andamento della situazione in quel particolare momento, quindi c’è una flessibilità totale. Noi abbiamo chiesto che su molte di queste spese fosse a totale discrezione degli Stati nazionali di decidere cosa considerano una minaccia. Le minacce che affronta una nazione si affaccia sul Mediterraneo come l’Italia», argomenta la Meloni, «e quelle che affronta un Paese baltico sono distanti anni luce». E il presunto accordo al ribasso raggiunto dalla Spagna? «L’Italia ha fatto come la Spagna», risponde sorridendo la Meloni, «o la Spagna ha fatto come l’Italia, scegliete voi. Abbiamo firmato lo stesso documento. Non ho visto interventi particolarmente polemici da parte di nessuno, è stato tutto un evviva, bravi!». La Meloni insiste sui problemi del fronte sud: «Ho cercato di spiegare ai colleghi», racconta il premier, «quali sono le minacce. Vediamo una Russia che oggi si proietta sempre di più nel Mediterraneo, dopo aver perso la sua proiezione navale che era data dalla sua influenza in Siria. Ci sono molte minacce ibride e molti attori ostili che lavorano sul fianco sud dell’alleanza: è una delle questioni che ci stanno più a cuore». Sui dazi, «penso che una misura del 10% non sarebbe per noi particolarmente impattante», commenta la Meloni, «la discussione con Trump è ongoing (in corso, ndr) c’è una discussione che continua ad andare avanti e anche qui io continuo a segnalare che la maggiore integrazione e forza della nostra alleanza atlantica e una maggiore integrazione tra le nostre economie, sono due facce della stessa medaglia». Nel nel pomeriggio la Meloni incontra il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il leader polacco Donald Tusk e il premier del Regno Unito Keir Starmer, insieme al segretario generale della Nato Mark Rutte e al presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. «È necessario che la Russia», recita una nota di Palazzo Chigi, «dimostri di volersi impegnare seriamente nei colloqui, contrariamente a quanto fatto finora. I leader hanno quindi ribadito il continuo sostegno all’Ucraina, alla sua autodifesa e alla sua industria della Difesa, anche a fronte dei brutali attacchi russi contro i civili, e il mantenimento della pressione sulla Russia attraverso nuove sanzioni».
Sandro Mazzola (Getty Images)
Una foto di scena del fantasy «Snowpiercer» con Chris Evans e Tilda Swinton firmato dal coreano Bong Joon. Nel riquadro una tavola del fumetto