2025-09-25
Giorgetti frena su Bpm-Crédit Agricole
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Davanti all’ipotesi fusione, il ministro dell’Economia valuta il golden power: «Non ho obiezioni politiche, ma la legge vale per tutti». Si profila lo stesso trattamento riservato all’Opa di Unicredit. Segnale al mercato: su ogni operazione il governo vigila.Come in ogni matrimonio che si rispetti, c’è chi ama, chi ci spera, chi fa i conti. Una volta c’erano anche i genitori che intervenivano come guardiani dell’illibatezza della futura sposa. In questo risiko bancario tutto italiano, il ruolo del parente impiccione tocca al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Che con un sorriso appena accennato ha tirato fuori il cartellino giallo del golden power, ricordando a Banco Bpm e Crédit Agricole che l’amore non basta. Serve anche il permesso di mamma Italia.Del resto, dopo il gran finale dell’Ops di Mps su Mediobanca (un’operazione che ha avuto il fascino di una telenovela brasiliana), il mercato ha bisogno di una nuova soap. Ed eccoci serviti: Banco Bpm e Crédit Agricole Italia, ovvero: Romeo e Giulietta affacciati allo sportello bancario. Peccato che prima di scambiarsi le fedi (azionarie) debbano ottenere il nullaosta di Palazzo Chigi, dove il romanticismo non è molto frequentato. Viene dopo le regole un po’ aride del Testo unico della finanza, le partecipazioni strategiche e le quote sopra o sotto la soglia di Opa.A spegnere l’entusiasmo da fusione ci ha pensato Giorgetti in persona che, con la grazia di un doganiere alla frontiera, ha spiegato: «Non ho obiezioni politiche. Ho una legge che devo far rispettare. Come l’ho fatta rispettare agli altri la farò rispettare a loro. C’è una legge e vale per tutti», ha detto ai cronisti, giusto prima di entrare in Senato, facendo tremare più di una baguette rafferma mentre le agenzie di stampa rilanciavano queste parole fino a Parigi.E quando gli hanno chiesto se si riferisse al golden power, ha ribattuto secco: «Mi riferisco alla legge appunto, quella lì».Quella lì, appunto. La stessa legge tirata fuori dal cassetto ad aprile, quando il governo ha stoppato l’Opa di Unicredit su Banco Bpm. Allora vennero messi paletti temendo inquinamenti provenienti dalla Russia dove Unicredit ha ancora una presenza significativa e salvaguardando gli investimenti di Anima, con l’obbligo di sostenere il mercato dei capitali domestico. Ora il colosso francese, che già detiene il 19,8% di Banco Bpm, rischia lo stesso trattamento.Il progetto, in apparenza, è semplice: Banco Bpm compra Crédit Agricole Italia per 5 miliardi come dote matrimoniale. In cambio, i francesi salgono al 24,9% della banca milanese, tenendosi sotto la soglia che farebbe scattare l’Opa obbligatoria. Il tutto condito con la promessa di una governance condivisa con l’amministratore delegato, Giuseppe Castagna, confermato al comando e una presidenza transalpina per tenere buoni gli azionisti d’Oltralpe. In più, ci mettiamo dentro un po’ di Agos Ducato (credito al consumo), un pizzico di Anima, e voilà: la fusione è servita.Peccato che il ministro, tra un documento programmatico di bilancio e l’altro, abbia appena ricordato che in Italia il mercato non è mai del tutto libero, specie quando si parla di tutelare il risparmio degli italiani dall’arrembaggio di gruppi stranieri.C’è poi un’altra considerazione: perché lo stesso governo che ha fermato Unicredit, ora dovrebbe dire «ma certo, entrate pure» ai francesi? Solo perché Crédit Agricole ha contribuito, tramite Amundi, a silurare l’Ops di Mediobanca su Generali? Basta una mossa tattica per guadagnarsi la benevolenza di via XX Settembre?E infatti, nel dubbio, Castagna è andato a Roma, per incontrare l’esecutivo e sentire l’umore dell’ambiente. Una visita diplomatica, ma anche una confessione preventiva. Perché, come in ogni telenovela finanziaria, prima di firmare il contratto serve sapere se c’è la benedizione del governo.Il problema è che a benedire c’è Giorgetti. E lui, anziché le candeline sulla torta di matrimonio preferisce il regolamento del golden power.Morale: il risiko bancario italiano continua, ma con freno a mano tirato. Mentre Mps, Mediobanca, Banco Bpm e Crédit Agricole si contendono il titolo di «nuovo terzo polo», il vero vincitore è il governo. Che con una legge «che vale per tutti» riesce a mettere il naso in ogni operazione strategica. Chiamatela difesa dell’italianità o semplice interventismo 2.0, ma una cosa è certa: in questa fusione, il cuore batte per Parigi ma il cervello resta a Roma. E il sì, per ora, può attendere.
Violet Affleck (Getty Images)
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