
Oltre il 60% della popolazione di origine palestinese e 240 km di confine con Israele. La posizione difficile della Giordania.La guerra fra Israele e Iran sta coinvolgendo e sconvolgendo tutto il Medioriente. La Giordania condivide 240 km di confine con Tel Aviv con cui ha firmato un accordo di pace nel 1994. Dopo il primo attacco israeliano, Amman si è ritrovata in prima linea nella risposta di droni e missili lanciati da Teheran verso Israele. L'esercito giordano ha annunciato di aver intercettato alcune decine missili e droni entrati nel suo spazio aereo, mentre le sirene risuonavano nel regno Hashemita. Il Generale di Brigata Hatim Al-Zoubi è Vicedirettore del Centro Nazionale Giordano per la Sicurezza e la Gestione delle Crisi e ha parlato alla televisione nazionale spiegando la situazione militare. «Abbiamo intercettato missili e droni con la nostra contraerea per timore che potessero atterrare in territorio giordano. Le nostre difese aeree sono state attivate a seguito di valutazioni militari secondo cui missili e droni sarebbero potuti cadere in aree popolate, causando vittime. Le forze armate reali stanno operando per proteggere i confini della nazione via terra, mare e aria e non consentiranno alcuna violazione dello spazio aereo giordano in nessuna circostanza. Noi esortiamo i cittadini ad astenersi dal diffondere voci che potrebbero incitare panico e caos nella popolazione. Sono qui anche per esortare i cittadini a seguire le linee guida ufficiali, ad evitare i tetti e ad astenersi dall'avvicinarsi a oggetti non identificati. Resta necessario ripararsi immediatamente dopo aver sentito le sirene, che verranno utilizzate solo quando strettamente necessario. Al momento abbiamo valutato che non è invece necessario chiudere scuole ed università». Una situazione complicata che le autorità giordane cercano di gestire nel modo più equilibrata. Il Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi si barcamena da ore ed ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, dove ha condannato l'aggressione israeliana contro Teheran , definendola una violazione del diritto internazionale. In un comunicato ufficiale Safadi ha ribadito il fermo rifiuto della Giordania all'attacco, descrivendolo come una «grave violazione della sovranità dell'Iran» e avvertendo che tali provocazioni rischiano di trascinare la regione in un conflitto più ampio. Ha inoltre sottolineato la necessità di sforzi collettivi per allentare le tensioni ed evitare che la regione scivoli in una nuova guerra regionale. Ma le parole del diplomatico stridono con quello che accade sul campo di battaglia che Safadi spiega ribadendo la linea dell’esercito. «Ribadisco che la Giordania condanna l’aggressione di Tel Aviv e lavora per la pace, ma allo stesso tempo non tollererà alcuna violazione della propria sovranità o minaccia alla sicurezza dei propri cittadini. Non saremo il campo di battaglia per nessuna delle parti e risponderemo con decisione a qualsiasi violazione del nostro spazio aereo, sia da parte di Israele che dell'Iran». Ayman Safadi che appartiene alla minoranza drusa della Giordania ed ha contatti di clan con Siria, Israele e Libano, non vede nessuna contraddizione nelle azioni di Amman. «La posizione della Giordania è ferma e solida nel tempo e sia Israele che l'Iran ne sono pienamente consapevoli. Non vogliamo essere trascinati in una guerra, ma non permettiamo a nessuno di mettere a rischio la vita del popolo giordano. Siamo disponibili a lavorare per una de- escalation che può essere raggiunta solo affrontando le cause profonde del conflitto nel rispetto del diritto internazionale. La sicurezza della regione dipende dal rispetto della sovranità di tutti gli stati e dalla garanzia dei diritti dei popoli, in particolare il diritto del popolo palestinese alla libertà, alla sicurezza e a uno stato indipendente sulla propria terra». Una posizione delicata quella della Giordania con oltre il 60% della popolazione di origine palestinese, compresa la regina Rania, ma che grazie alla sua capacità diplomatica si è dimostrato un Paese stabile e con un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti.
Darmanin (Giustizia): «Abbiamo fallito». Rachida Dati (Cultura) parla di pista straniera. Le Pen all’attacco: «Paese ferito nell’anima».
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Lo si trova nei semi oleosi e nelle noci, così come in salmone, tonno e acciughe. Però oggi molti tendono ad assumerne quantità eccessive.
Paolo Violini (Youtube)
Il nuovo direttore del laboratorio. Restauro dipinti e materiali lignei del Vaticano: «Opereremo sul “Giudizio universale” e sulla Loggia del Sanzio nel cortile di San Damaso. Quest’ultimo intervento durerà cinque anni».
Ansa
Il dossier del nucleare iraniano sta tornando al centro dell’attenzione. Sabato, Teheran ha dichiarato decadute tutte le restrizioni previste dall’accordo sull’energia atomica, che era stato firmato nel 2015.