2024-09-22
«Il Green deal rovina l’agricoltura. I robot alzano i profitti dei campi»
Gianluca Lelli, amministratore delegato di Consorzi d’Italia (Ansa)
L’ad di Consorzi d’Italia Gianluca Lelli al G7 in Sicilia: «L’uso di droni e intelligenza artificiale aumenta sicurezza alimentare e guadagni dei coltivatori. Porteremo le nuove tecnologie anche in altri Paesi per migliorare l’accesso al cibo».Lì Virgilio s’ispirò per comporre le Bucoliche e ancora le Georgiche. Come se dalla fonte Aretusa emanasse un fluido vitale che si fa agricoltura. A Siracusa si trovano da oggi e fino al 28 di settembre i grandi della terra per parlare di futuro dei campi. Un futuro che Cai – Consorzi agrari d’Italia: 1,4 miliardi di euro di fatturato, 20.000 soci per dire due numeri - contribuisce ogni giorno a immaginare e realizzare. Con Gianluca Lelli, amministratore delegato di Cai e capo area economica Coldiretti, cerchiamo di capire cosa questo G7 agricolo guidato dal nostro ministro Francesco Lollobrigida può mettere in campo.Cai ha una proposta forte per il G7, costruire l’agricoltura 5.0. Come si fa?«Andiamo a raccontare come si può dare da mangiare a 10 miliardi di persone senza depredare la terra tenendo conto che un terzo della popolazione mondiale non ha una dieta equilibrata e almeno 750 milioni non mangiano. Alla domanda di sicurezza alimentare la risposta è l’agricoltura di precisione che significa usare robot e droni per coltivare, che significa usare l’intelligenza artificiale per raccogliere tutti i dati che servono: dalla crescita delle piante al meteo. Che significa anche migliorare i semi, lavorare sui fitofarmaci verdi, mettere a frutto le terre marginali. Avendo un altro essenziale obbiettivo: far sì che chi coltiva abbia il giusto guadagno perché senza i contadini il mondo non campa». Al centro di questo G7 ci sono l’Africa e il piano Mattei italiano. La vostra proposta di agricoltura 5.0 va in quella direzione?«Siamo uno dei pilastri dell’azione di BF International, la Coldiretti è impegnata in questa nuova visione dei rapporti con l’Africa. L’Italia non fa né land-grabbing (espropriazione di terre ndr) né colonialismo economico; andiamo a implementare in Africa gli stessi progetti che riteniamo essenziali da noi: tecnologia, approccio scientifico, formazione, costruzione di filiere integrate. Noi portiamo tecnologia, riceviamo in cambio sviluppo in Africa di una piccola-media impresa agricola che consente alle popolazioni un giusto guadagno, allarga la base di democrazia anche economica e risolve il problema dell’accesso al cibo. Perché quello che si produce in Africa resta in Africa».Pensate di irrigare il deserto?«Se avessimo gestito bene gli invasi in Italia forse non saremmo con le alluvioni in Emilia Romagna - posso assicurare che vedere il frutteto dell’azienda mia e di mio fratello che scivola giù per l’ennesima volta dalle colline bolognesi non è un sollievo! – e la siccità estrema in Sicilia. I bacini irrigui, che tra l’altro servono anche a produrre energia, sono una componente di questo sviluppo. La Coldiretti ha presentato da anni un progetto complessivo degli invasi e pochi lo sanno, ma la tecnologia italiana è da decenni all’avanguardia nel campo dell’irrigazione. Uno dei settori dove l’intelligenza artificiale è decisiva: ti dice quanta acqua devi dare, come la gestisci, come la recuperi. Sì volendo sappiamo irrigare anche il deserto».È intrigante l’idea del robot-contadino. Ma non siamo su scherzi a parte vero?«L’Italia è all’avanguardia nella costruzione di robot che possono essere impiegati in 100 funzioni agricole. Abbiamo sperimentato una mega macchina per la vendemmia, così per la raccolta delle olive. Pochi lo sanno, ma prima della guerra in Ucraina si costruivano più droni per i campi che non per i militari. È un mercato visto in crescita fino a 40 miliardi di dollari dagli 11 attuali quello dei robot agricoli e l’Italia è il quarto Paese in questo settore. Con un drone puoi distribuire fitofarmaci in quantità limitate, puoi concimare dove e quanto serve. L’agricoltura di precisione è questa».Sì ma i Consorzi agrari che c’entrano? «I Consorzi agrari d’Italia con la loro rete raccolgono dati, sperimentano, studiano, progettano. Essere in linea con Bf e con Bf International, avere a riferimento la Coldiretti ci consente di essere parte di un progetto forte di agricoltura innovativa. Noi ad esempio con Sis – società italiana sementi – sviluppiamo continua ricerca sul germoplasma. Tutto questo con tre scopi: incrementare il reddito di chi coltiva, incrementare la produzione migliorandone la qualità, preservare l’ambiente di cui l’agricoltore è il primo custode essendone il primo beneficiario».Si però l’Europa insiste sul Green deal e ha anche bocciato le Tea, le nostre piante innovative...«Credo che sul Green deal ci debba essere un radicale ripensamento anche se dagli esordi non ci sono grandi speranze: dobbiamo metterci alle spalle le follie dell’era Timmermans che ha messo l’agricoltura contro l’ambiente. C’è un errore di fondo e in questo hanno ragione i francesi: non dobbiamo parlare di sostenibilità – che deve essere comunque anche sostenibilità economica – ma di durabilità: cioè compatibilità nel tempo. L’agricoltura di precisione serve anche a contrastare il cambiamento climatico. Il modello che proponiamo in Africa – un continente giovane e ricchissimo di risorse – è diffusione di conoscenza per arrivare ad avere mezzo milione di aziende agricole che producono al meglio. I Paesi del Golfo hanno stanziato per la loro sicurezza alimentare quattro volte il valore della nostra Pac, ci sono Paesi come il Pakistan che se non hanno da mangiare diventano bombe sociali. La dimostrazione che l’Europa ha un approccio ideologico al green e di conseguenza all’agricoltura sono proprio le Tea. Si tratta di fare oggi con mezzi più efficaci ciò che fece Nazzareno Strampelli moltiplicando le spighe di grano. Quella rivoluzione verde oggi va riproposta: possiamo fare piante che non sono Ogm ma che sono resistenti e dunque chiedono meno chimica, che ci consentono per esempio di fare anche non food: carburanti, bioplastiche, farmaci».I nostri agricoltori sono pronti a questo cambiamento?«Sì, abbiamo una quantità di giovani che si avvicinano, investono, vogliono fare agricoltura. Avremo molto meno bisogno di braccia e questo offre anche una risposta alla piaga del caporalato e molto più bisogno di intelligenza imprenditoriale e capacità tecnologica per gestire i campi. E ancora una volta il modello italiano interpretato da BF, da Cai e da Coldiretti è vincente».Però poi bisogna vendere...«Tutelare e incrementare il reddito degli agricoltori è la nostra prima missione. Per questo procediamo con gli accordi di filiera; Filiera Italia è il nostro quarto pilastro ed è fondamentale per uno sviluppo agricolo che guarda al futuro. Questo raccontiamo a Siracusa».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.