2025-09-22
Gian Pietro Bianchi: «Trattative sempre più lunghe? Così i club di calcio si tutelano»
L’avvocato (esperto di contratti) che assiste l’Atalanta spiega i segreti del mercato: «Con l’apprendistato sportivo si aiuterebbero le società che formano i giovani». Si è concluso il calciomercato tra trattative infinite, clausole sempre più elaborate e una presenza crescente di giocatori esteri, soprattutto in Serie A. Ne parliamo con l’avvocato Gian Pietro Bianchi - dello Studio Morelli - che assiste numerosi soggetti dell’ambito sportivo, tra cui l’Atalanta, la «dea» del mercato e della formazione di giovani talenti.Avvocato, perché le trattative di trasferimento calciatori, soprattutto internazionali, sono sempre più lunghe?«I motivi sono diversi. Il primo consiste nell’ampliamento delle possibilità contrattuali: oggi le società hanno a disposizione più opzioni rispetto al passato. Un tempo le alternative erano sostanzialmente due - cessione temporanea (prestito) o cessione definitiva - e i contratti si riducevano a pochi moduli prestampati. Oggi, invece, vi è molta più libertà di opzioni giuridiche e di contenuti. Si ricorre, sempre più spesso, al prestito con obbligo di riscatto in determinate condizioni, a volte le più eterogenee, facendo lievitare i contratti: da due a decine di pagine».Quali sono gli altri motivi a cui fa riferimento?«Una conseguenza di quanto detto è la necessità, in fase di trattativa, dell’intervento di una platea sempre più ampia di soggetti coinvolti. Accanto alle figure tradizionali, come direttori sportivi, segretari e agenti, oggi intervengono avvocati e fiscalisti. Questo allunga i tempi, ma permette di costruire accordi più equilibrati e tutelanti».In che senso più «equilibrati e tutelanti»?«Le clausole contrattuali e le condizioni, che determinano il sorgere o meno dell’obbligo di riscatto, consentono di mitigare il terzo problema “del nostro” mercato, ossia gestire meglio i vincoli finanziari imposti dalle normative sportive: penso all’indice di liquidità della Figc o al Financial Fair Play della Uefa. Non solo: possono attenuare i rischi da imprevisti, come gli infortuni, ma per farlo occorrono attente e rigorose valutazioni legali, fiscali e di bilancio». Può fare un esempio concreto? «Per ovvie ragioni, non entro in casi personali, ma è nota la vicenda della scelta del sostituto di Lukaku: l’affare Hojlund, approdato al Napoli dopo una serrata trattativa. Dato che voi giornalisti scoprite sempre tutto, per quanto si è letto, la suddetta trattativa era proprio incentrata sulle condizioni che avrebbero reso definitivo o meno il trasferimento. Condizioni slegate dalle presenze del giocatore, per esempio “se il Napoli si qualifica per la Champions”, sono obiettive e di più facile realizzazione. Al contrario prevedere in aggiunta una seconda condizione, per esempio “a condizione che il giocatore abbia disputato almeno il 50% delle partite”, offrirebbe più margini al Napoli e renderebbe più incerta l’operazione per il Manchester United».Il caso Lukaku ha aperto il dibattito sul perché il Napoli non abbia puntato su Lucca. Perché in Italia fatichiamo a formare e valorizzare i nostri giovani?«Per quanto riguarda gli aspetti tecnico-sportivi non sono “attrezzato” a rispondere. Dal punto di vista tecnico-giuridico, ritengo che l’abolizione del cosiddetto vincolo sportivo abbia creato un problema per le società formatrici: rischiano di investire sui ragazzi e di perderli poi, nel momento migliore. Andrebbero individuate forme di tutela per chi investe sui giovani, mi riferisco al nuovo “apprendistato sportivo”, ma è necessario che la Federazione (Fgci) lo “difenda” e che tutti i soggetti coinvolti ne comprendano la logica e le virtù». Si stanno diffondendo nel mercato italiano le cosiddette clausole «rescissorie», di cosa si tratta?«Nel linguaggio comune, talora degli addetti ai lavori, si parla impropriamente di clausole rescissorie. L’errore nasce dalla traduzione in italiano del similare istituto, nato in Spagna, che ne prevede l’obbligatorietà per legge. Nel nostro Paese sono clausole facoltative: possono essere considerate o risolutive o come anticipata determinazione del cosiddetto prezzo di cessione a un terzo club. La differenza? Nel primo caso non vi è l’intervento (almeno diretto) di un terzo club, nel secondo è necessaria un’offerta da una nuova società sportiva».Chi le richiede?«Le esigenze possono essere speculari e opposte, ricavabili dal “prezzo” previsto per la risoluzione o la cessione. Un prezzo “alto”, superiore al valore di mercato fortifica la posizione del club. Al contrario, il calciatore con forza contrattuale cercherà un prezzo inferiore a quello di mercato, per essere sicuro di potersi “liberare” facilmente».Se potesse cambiare qualcosa nelle regole del mercato, da dove partirebbe?«Semplificherei le procedure e le norme, specialmente quelle relative alle modalità di incarico e di registrazione degli agenti sportivi, che sono complesse e a tratti contraddittorie tra fonti ordinarie, regolamenti internazionali e nazionali. E chiuderei il mercato prima dell’inizio del campionato: un mercato aperto a stagione in corso crea distrazioni e rischia di compromettere la regolarità della competizione. Meglio iniziare e finire prima».
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