2024-02-19
Gian Marco Centinaio: «Alcune richieste dei trattori deve risolverle il governo»
Gian Marco Centinaio (Ansa)
L’ex ministro leghista dell’Agricoltura: «Il loro nemico è a Bruxelles. Ma su ristori, danni da fauna selvatica e pratiche commerciali scorrette qualcosa possiamo fare anche qui».Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato ed esperto di agricoltura nella Lega. Tanto da essere stato anche ministro in quel dicastero. Dica la verità: le è andata di lusso a non esserlo ora…«Ahimè sì, soprattutto a causa delle euro follie. Non è facile governare l’agricoltura ora. Tanti mi dicono: se ci fossi stato tu! Se ci fossi stato io, rispondo, non cambierebbe molto. Poi, è chiaro, ognuno ha il proprio approccio sul tema».Mi riassume la situazione dell’agricoltura con parole semplici?«Gli agricoltori italiani solo nell’anno scorso hanno perso circa il 12% di fatturato. Sono sotto attacco in Europa e nel mondo. L’unica soluzione è guardare al futuro. Se pensiamo all’agricoltore come ad un signore anziano col cappello di paglia su un trattore che consuma ed inquina più della centrale di Chernobyl, forse non abbiamo capito in che direzione stanno andando il mondo, l’agricoltura ed il consumatore». Un governo nazionale è però impotente di fronte a queste proteste. Questi problemi complessi si risolvono in un altro posto, in un altro momento e nel frattempo le imprese agricole muoiono!«Concordo, ma io di presidi ne ho girati tanti e mi sono confrontato con gli agricoltori. Questi sono imprenditori, non immaginiamoceli come il ragazzo di campagna interpretato da Renato Pozzetto. Hanno presentato dieci richieste al governo. Ed alcune di queste dobbiamo risolverle noi a livello nazionale se non addirittura regionale. Penso all’erogazione dei pagamenti in favore degli agricoltori: dai ristori alla Pac. Ci sono situazioni in cui l’inefficienza riguarda gli enti pagatori regionali. Poi c’è un tema dei danni da fauna selvatica. E questo dobbiamo risolverlo a livello nazionale. Per non parlare delle pratiche commerciali scorrette con tanto di sproporzione fra prezzo pagato all’agricoltore e quello al carrello. C’è una legge nazionale da far rispettare».Niente alibi, insomma!«Abbiamo da fare. Ed in questo ci sta pure un impegno di cambiare le cose a livello europeo. La Lega su questo ha le idee chiare: nessuna alleanza con gli artefici di questo disastro, che rischia di mettere definitivamente in ginocchio i nostri agricoltori. A partire dal cosiddetto Green deal. Ci chiama in causa come governo. Ma anche i nostri europarlamentari devono impegnarsi per gli interessi dei nostri agricoltori, indipendentemente dal partito di appartenenza».Se parliamo di fauna selvatica, tipo i cinghiali, da abbattere cosa dovremmo fare? Liberalizzare la caccia su certe specie?«C’è una proposta di legge presentata dalla Lega e che giace in Commissione agricoltura. Con più di mille emendamenti presentati da Partito democratico e Movimento 5 stelle. La direzione è quella di permettere alle regioni di poter lavorare meglio sulla limitazione della fauna selvatica. Tanti agricoltori sono anche cacciatori. Dovrebbe essere data loro la possibilità di fare selezione sui territori. Cose che avvengono, ad esempio, in Francia e Svizzera. Consideri che ad oggi Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ndr) ci dice che la situazione ottimale sarebbe quella di avere un cinghiale per chilometro quadrato. Sa quanti ne abbiamo invece? Sette! Questo però ci obbliga anche a pensare che non possiamo aspettarci che sia il settantenne cacciatore per hobby a risolvere il problema!».Pensa al corpo forestale?«Una provocazione è quella di utilizzare, se necessario, anche l’esercito. Il corpo forestale, che ora fa parte dei carabinieri, ha ovviamente una sensibilità ambientale maggiore. Ci sono le guardie venatorie. Le soluzioni si trovano. Consideri che ogni area del Paese ha il suo specifico problema. Parliamo spesso dei cinghiali. Ma i cormorani, ad esempio, stanno distruggendo l’habitat delle nostre risaie». Se ci spostiamo dalla terra al mare e quindi parliamo di pescatori anziché di agricoltori?«Qui, se vogliamo la situazione è ancora peggiore. Le limitazioni che riguardano tutti i pescatori europei non hanno veramente senso. L’Ue pensa alla pesca immaginando soltanto il Mare del Nord sul quale si affacciano soltanto stati membri dell’Unione. Ma il Mar Mediterraneo è in una situazione completamente diversa. La sponda nord è quasi del tutto, ma non completamente, appannaggio di Paesi dell’Ue. Ma il pescatore italiano, spagnolo o greco deve misurarsi con i concorrenti turchi, egiziani ed africani in generale. Qui la concorrenza è veramente sleale. Sono competitor che non usano i nostri standard. Sa che nel Mediterraneo arrivano addirittura pescherecci giapponesi e fanno i soldi pescando i tonni? L’Ue non può avere una competenza esclusiva su questo mare».Sintesi brutale: se in agricoltura a livello nazionale possiamo fare cose, nella pesca il problema è veramente europeo. Giusto?«Assolutamente sì. E al momento non ci sono piani di gestione della questione pesca a livello di Mar Mediterraneo». Lei parlava prima, a proposito di agricoltura, di pratiche commerciali scorrette risolvibili a livello nazionale. A cosa alludeva principalmente?«Due tipi di pratiche sleali. La prima: riconosco all’agricoltore un prezzo inferiore a quello corretto, facendo valere il mio potere contrattuale. La ripartizione del valore invece deve essere più equa a tutti gli anelli della catena. L’altra riguarda la concorrenza sleale che arriva dall’altra parte del mondo. Il tema non è più nazionale, ma europeo. Riguarda l’applicazione di clausole di salvaguardia. Ad esempio, imponendo dazi sul riso che arriva dalla Cambogia e dalla Birmania. I nostri imprenditori hanno costi superiori perché utilizzano fitofarmaci non dannosi per la salute e non hanno lavoratori bambini o schiavi alle loro dipendenze. E devono competere con chi utilizza prodotti che qui sono classificati come cancerogeni. I dazi in questi casi sono necessari e non può metterli l’Italia ma l’Unione europea. Per questo la Lega non accetterà compromessi a Bruxelles».Senza imitare i «luminosi» esempi della Birmania, esistono secondo lei pratiche che possano far aumentare la produttività ai nostri agricoltori? O dobbiamo affidarci solo ai dazi?«Assolutamente sì. È ovvio che dall’altra parte del mondo possono coltivare o allevare in modo intensivo utilizzando metodi che noi orgogliosamente rifiutiamo. E di questo dobbiamo essere fieri perché così difendiamo le nostre eccellenze. Però la ricerca va avanti. Penso ad esempio alle Tea (Tecniche di evoluzione assistita, ndr) o alle innovazioni che consentono di utilizzare meno acqua e al meglio. Ma questi sforzi che vanno nella direzione della ricerca tecnologica e della sostenibilità vanno incoraggiati non solo con norme adeguate, ma anche a livello economico. Parlare solo di sostenibilità ambientale e non anche economica non va bene, perché così facciamo pagare tutto agli agricoltori». L’obbligo di rotazione delle coltivazioni contro cui si lamentano gli agricoltori è un problema?«La rotazione si faceva in agricoltura anche nel Medioevo ed al tempo degli antichi romani. La rotazione può essere fatta seguendo le moderne tecniche agricole. Non può essere il burocrate di Bruxelles ad imporre la soia o i piselli al posto del mais. Le rotazioni hanno un senso se hanno anche un mercato». La ricerca della biodiversità può essere un’ossessione? Il mais in pianura padana ed il grano in Puglia è già biodiversità. «Prenda il riso. Vengo da un’area che ne produce e molto: il Pavese. Non puoi dire al risicoltore che coltiva il riso da dieci generazioni: ora produci la soia. La pianura padana ha caratteristiche completamente diverse rispetto al tavoliere della Puglia. Da qui bisogna partire».Senta, la Lega sale sui trattori per lucrare un vantaggio elettorale. Diciamocelo, su!«Come capo dipartimento dell’agricoltura in Lega, ho sempre detto ai miei colleghi che non possiamo cavalcare i trattori per meri fini elettorali. Io non voglio che il 10 giugno, dopo le elezioni europee, tutti si siano dimenticati degli agricoltori. Faccio notare che l’emendamento Molinari presentato alla Camera sull’esenzione dell’Irpef agricola è arrivato prima della protesta, non era una strumentalizzazione. E poi, se gli agricoltori si rivolgono alla Lega piuttosto che ad altri ci sarà un motivo. No?».Le elezioni europee serviranno a…«A darci più forza per andare a Bruxelles a dire no ai tecnocrati e proporre soluzioni alternative, rispettose delle priorità del nostro Paese. L’agroalimentare è un punto di forza del Made in Italy. La nostra leadership in materia deve essere riconosciuta dalle istituzioni europee, come già fanno tanti Paesi che seguono le nostre proposte. Abbiamo esperienze importanti da valorizzare ed è quello che la Lega ha sempre fatto su tutti i tavoli e continuerà a fare».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.