2022-02-27
«Geox si impone grazie a più di 40 brevetti»
Mario Moretti Polegato (Geox)
Il fondatore Mario Moretti Polegato: «Il segreto? Abbinare tecnologia e stile: le donne vogliono indossare i tacchi ma allo stesso tempo camminare bene. I nostri parka sostenibili hanno ricevuto il più importante premio internazionale dedicato all’abbigliamento sportivo».Le passerelle di Milano guardano al futuro. E alla speranza.Lo speciale contiene due articoli.Trevigiano, imprenditore globale, leader degli imprenditori del Nord Est, inventore della Geox, che produce la scarpa che respira, la più grande azienda calzaturiera in Italia e la terza al mondo per la calzature comfort: ecco Mario Moretti Polegato. Quanto è importante l’innovazione?«Noi siamo una delle poche aziende che ha abbinato la tecnologia allo stile e questo è stato il segreto, la chiave del successo. Siamo partiti con la scarpa che respira, poi abbiao presentato il progetto Anfibio totalmente impermeabile, successivamente abbiamo creato Spherica che oggi è uno dei prodotti di punta con la caratteristica di un grande comfort. Ora abbiamo un progetto aggiuntivo, Walk pleasure, il concetto di Spherica applicato alle scarpe business da uomo e da donna. Questo prodotto, così come lo abbiamo interpretato noi, non esiste sul mercato. È una scarpa che farà sentire immediatamente la differenza. L’innovazione è fondamentale».Le vostre scarpe sono apprezzatissime anche dalle donne.«Oggi la donna è più esigente. Una volta, per apparire, soffriva sulle scarpe con i tacchi alti. Non ha cambiato idea ma vuole usare una scarpa con tacco e camminare bene. La scienza permette questo».Un’altra novità è la giacca sostenibile.«Si trovano giacche waterproof costruite con all’interno del tessuto una membrana che resta appiccicata. Noi abbiamo mantenuto la membrana ma staccata, il che significa che, quando il capo non lo si usa più, staccandola si può riciclare, per questo abbiamo ricevuto il premio Ispo award 2022 come marchio all’avanguardia nell’innovazione tecnologica sostenibile. Questo grazie al nuovo parka Geox any weather condition, altamente performante e studiato per ridurre drasticamente l’impatto sull’ambiente. Il riconoscimento legato alla fiera Ispo, la più grande rassegna mondiale di articoli e abbigliamento sportivo, verrà consegnato a giugno a Monaco. Premiano noi ma premiano anche la tecnologia italiana».L’attenzione all’ambiente non è un requisito scontato.«Ciò che conta è il binomio sostenibilità e innovazione che si conferma al centro delle strategie vincenti che Geox ha intrapreso attraverso continui investimenti nella messa a punto di tecnologie innovative, fin dalla sua fondazione. Le nostre collezioni, che da sempre coniugano traspirabilità, impermeabilità e termoregolazione, rispondono così all’evoluzione del concetto di benessere personale e collettivo attraverso calzature e capispalla che, di stagione in stagione, raggiungono nuovi traguardi in tema di sostenibilità, soddisfando le esigenze di un pubblico attento allo stile e sensibile alla salvaguardia dell’ambiente».Crede che il tema della sostenibilità sia trattato nella maniera corretta?«Non possiamo sottrarci soprattutto quando vediamo il nostro prodotto a New York, a Pechino, a Londra, a Tokyo, tanto per fare degli esempi. Non possiamo non prestare la massima attenzione alle richieste dei consumatori. Il nostro programma consiste in una serie di attività per il controllo dei materiali. Acquistiamo pelli certificate e controlliamo la materia prima che spesso deriva da materiali riciclati». La creatività è sufficiente per crescere?«È indispensabile. Basti pensare al concetto di moda: perché la moda non tramonterà mai? Perché ogni anno compriamo scarpe e abbigliamento nuovi, ci guardiamo allo specchio e ci vediamo più belli. È un’illusione dato che siamo un anno più vecchi ma questa reazione psicologica fa parte dell’uomo e non deve mai mancare».Qual è la formula per diventare sempre più grandi?«Avere dei prodotti esclusivi. Se si entra nel mercato con prodotti che già esistono è molto faticoso se non impossibile imporsi. Noi siamo differenti».Cosa serve per una vera ripresa?«Posti di lavoro che si fanno creando imprese. Quindi idee nuove e utili come quelle che mette in campo Geox. E qui entriamo nel mondo dei brevetti. Con questo segreto ritorniamo a essere esclusivi. Alla scarpa con la suola con i buchi sono seguiti altri 40 brevetti riguardanti sempre la facilità della respirazione del corpo umano. A volte il solo made in Italy non è sufficiente».Lei ha precorso i tempi sulla formazione nella sua azienda. Ancora oggi quella è la strada giusta?«Manteniamo le scuole di formazione interna e stiamo facendo corsi a tutto il personale con il Politecnico di Milano. Stiamo cambiando il business model e la trasformazione digitale va presa in considerazione per rimanere sul mercato. Abbiamo quindi erogato 40.000 ore di formazione per un progetto con docenti esterni. Questo ha creato molto entusiasmo all’interno dell’azienda».Crede che le sanzioni che verranno applicate alla Russia faranno male anche all’Italia?«Sicuramente bene non faranno, ci auguriamo che siano contenute e che tutto il prodotto italiano le possa assorbire senza traumi».
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)