2019-02-17
«Comprare maglie a 5 euro è sfruttamento»
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Sara Cavazza Facchini, direttore creativo di Genny, ha presentato a New York con Andrea Bocelli una linea total black in edizione limitata. «Usiamo seta bio e processi ecosostenibili. Il made in Italy assicura che un capo è prodotto rispettando i diritti dei lavoratori». Dal Benin all'Italia, il turbante diventa simbolo di emancipazione ed eleganza. Nato dalla collaborazione tra l'ambasciata del Benin e la stilista italiana Laura Strambi, il copricapo sarà il protagonista di un evento del Fuorisalone il prossimo aprile. Lo speciale contiene due articoli. La base di partenza sono i valori. Prima di tutto nella vita e, di conseguenza, in famiglia, nel lavoro, nelle amicizie. Così come c'è attenzione alla sostenibilità delle lavorazioni se si tratta di moda, lo stesso rispetto viene riservato al lato sociale dando una aiuto a chi si dedica alla solidarietà. Sara Cavazza Facchini, direttore creativo della maison Genny dal 2012 e che presenterà la sua collezione nella Sala delle Cariatidi durante l'imminente settimana della moda milanese, dimostra una spiccata sensibilità a entrambi gli aspetti perché «sono una mamma e insegno ai miei figli certe regole». Soprattutto con l'esempio concreto: «In occasione di iniziative sociali e benefiche a opera della fondazione di Andrea Bocelli, abbiamo sempre dato una mano. Sia per La Notte di Andrea Bocelli tenutasi a Verona lo scorso settembre, sia per lo spettacolo che si è tenuto a New York». Infatti, dopo sette anni Bocelli è tornato alla Metropolitan opera per un concerto lirico dal titolo Three Centuries of Love. Lo spettacolo è stato anche lo scenario per l'anteprima mondiale della collezione Black Evening Essential firmata da Sara Cavazza Facchini. Grazie a una speciale installazione sono stati presentati i capi del nuovo progetto stilistico di cui sono state testimonial d'eccezione Isabel Leonard e Nadine Sierra, le cantanti liriche che hanno affiancato Bocelli sul palco. Black Evening Essential nasce come reinterpretazione della femminilità di Genny e si traduce in abiti sofisticati dall'allure black tie: un fascino senza tempo che passa attraverso modelli total black («Una svolta per me che amo il bianco», dice la stilista) creati per essere i passepartout di ogni donna che guarda alla preziosità dei materiali e alle silhouette essenziali. Rappresenta la rivisitazione in nero dei modelli iconici della maison, proposti in tessuti ricercati - crepon di satin, organza plissettata, chiffon di seta - e caratterizzati da linee sofisticate. C'è voglia di riappropriarsi di capi che dovrebbero essere nel guardaroba di ognuna come lo smoking. «Un'eleganza assoluta costruita intorno a modelli intramontabili che custodiscono l'essenza più autentica di un marchio che ha fatto della femminilità raffinata la sua firma e che ora dà vita a una couture deluxe, contemporanea e impeccabile. La collezione, in edizione limitata, è disponibile nelle boutique e nello store online e appartiene a un progetto continuativo che si arricchirà, stagione dopo stagione, di nuovi modelli». Parola chiave, femminilità. «Ho cercato di riportare l'eleganza di un marchio che ha sempre vestito donne particolarmente chic con giacche costruite alla perfezione e abiti senza tempo. Quando ho ripreso in mano il marchio lo avevo ereditato da un altro stilista che aveva dato a Genny un'identità più minimal mentre io ho cercato di rilavorare sui codici del brand con i ricami che riprendevano le spille degli anni Ottanta, i tessuti di qualità e il concetto di una donna che rappresenta il suo modo di essere. Ho provato grande orgoglio quando, proprio alla prima stagione, Donatella Girombelli, la fondatrice, ha rilasciato un'intervista dove diceva che finalmente Genny era tornata così come l'aveva voluta lei». Un percorso lavorativo di tutto rispetto quello di Sara Cavazza Facchini: «Ho lavorato all'interno del marchio Byblos, nell'ufficio stile, e mi occupavo delle celebrità. Sono stata molto a contatto con le donne riuscendo a capire quali sono le loro necessità in fatto di vestire. Lavorando con le attrici, ascoltandole, capisci dove vogliono essere valorizzate, quasi sempre sul punto vita. E ora, quando mi arrivano i tessuti, me li avvolgo sul corpo e mi pongo delle domande: andrei in giro vestita così? Me lo metterei mai questo colore? In questo modo mi avvicino alla mia cliente e al mio concetto di vestire le donne». Fino ad arrivare, tre anni fa e precorrendo i tempi, a scegliere un modo di fare moda attento all'ambiente. «Utilizzo tessuti di seta certificati da Taroni. I bachi nascono in un terreno biologico e sono ecosostenibili anche i trattamenti, le lavorazioni e i macchinari. La mia filosofia non è solo lavorare con tessuto biologico ma mostrare che il prodotto è italiano, cosa che non è mai scontata. Significa che se è made in Italy è stato fatto da persone che lavorano in condizioni rispettose, pagate per ciò che fanno, mentre la moda fast fashion è sinonimo di operai che lavorano in condizioni disumane, pagati niente, mentre noi godiamo se con 5 euro compriamo una maglietta. Si deve apprezzare un capo anche se costa un po' di più perché è fatto con rispetto e non a discapito di altre persone. Questo vuole essere il mio messaggio. Faccio tutto per garantire alla moda un futuro etico amplificando la consapevolezza e un nuovo modello economico e di consumo, decisamente più responsabile».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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