Quel tubino bianco con bustier semi trasparente firmato Genny, sarebbe attualissimo anche ora. Jennifer Lopez lo scelse nel 2020 per il video della canzone Pa’ Ti + Lonely: un conturbante white dress aderente, lunghezza midi, con la sagomatura del reggiseno a balconcino e i dettagli cut out simmetrici laterali. «Orgoglio per lo stile italiano che sempre ha contraddistinto il nostro Paese», dice Sara Cavazza Facchini, direttore creativo del brand Genny, marchio di Swinger international. E di total black è convinta che ce ne sia anche ora una gran voglia. Basta vedere la sua collezione per capire la strada intrapresa. Sara ha portato in passerella una lunga serie di abiti eterei ma di gran carattere, caratteristica alla quale ha abituato da sempre le sue affezionate clienti, a cominciare dalle star che, proprio per questo, la scelgono per le loro occasioni più importanti. Ma non solo. Soluzioni estetiche come la «block chain», l’espressione materica del tessuto a maglia ideata da Sara Cavazza Facchini, si notano sulla passerella. Il bianco come cifra stilistica.
È proprio il suo colore d’elezione?
«Sì, da sempre. Creare questi abiti è per me una realizzazione personale: la leggerezza dei tessuti che lasciano intravedere il corpo, camicie e pantaloni in tessuti di garza trasparenti riescono a creare un’allure di luce incredibile. Bianco e le sue sfumature sono insostituibili».
Come i particolari che rappresentano il brand.
«Sì, come i tocchi di metallo in oro rosa e giallo, l’argento da sempre nelle mie collezioni. Accessori particolari come le cinture lavorate a intreccio con lunghe frange. La borsa da giorno lavorata con motivo JLo. L’orchidea ritorna nei gioielli. In metallo anche i corsetti da abbinare ai vestiti».
Bianco sì ma con sorpresa.
«Ho voluto anche il rosso per diversi abiti da sera perché noi donne siamo passionali. Tanta eleganza e bellezza e alcuni vestiti ricordano la forma di un fiore».
Quest’anno festeggia i suoi primi dieci anni al comando di Genny, compleanno importante. Qual è stata l’evoluzione?
«Sono diventata più grande ma non ho cambiato i miei gusti. Ho iniziato con il bianco e il bianco c’è tuttora e per me è il colore che con la sua purezza mi ha permesso di crescere, di evolvermi in alcune forme, di rafforzare il mio stile. Non posso dire d’aver stravolto i miei schemi. Sono più evoluta, non diversa».
Sempre coerente con i suoi pensieri, quindi.
«Esatto e la prova è che ripercorro con fedeltà il mio percorso dove ritroviamo il bianco, il metallo, sottolineo il punto vita, lo spacco sempre sul lato sinistro. Sono i miei diktat dai quali non declino».
Quali sono i canoni fondamentali della sua eleganza?
«Non percepire l’eleganza. Non vedere da dove nasce. È il mio segreto. Voglio creare degli abiti che permettano alle donne, indossandoli, di sentire quest’aura attorno a loro. È un’armonia delle forme e d’insieme. Quando le donne si mettono un abito Genny dicono “adoro, adoro” e mi ringraziano perché si sentono delle principesse. Lo dicono anche le modelle. È una grande soddisfazione».
Trae spunti dall’archivio di un marchio straordinario come Genny, che rappresenta la storia del made in Italy?
«Assolutamente sì. Amo molto la storia che costruisce il dna di un brand. Per esempio, dalla stagione scorsa, ho preso dall’archivio un elemento come la X, che ho ripreso e rielaborato. In questo modo aggiungi contenuti che fanno una grande differenza».
Alla Montecarlo fashion week, lei è stata premiata dalla camera monegasca della moda per aver portato nel mondo lo stile italiano. Ma è anche sempre pronta a varcare i confini.
«Certo. In occasione dell’apertura a fine settembre della prima boutique in Rodeo Drive a Los Angeles, c’è in programma anche una sfilata evento e si celebreranno ancora i dieci anni assieme alle celebrity che hanno accompagnato Genny in questi anni».






