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Gender nella Convenzione Istanbul: «Ma gli eurodeputati che firmano i manifesti pro life non si sono accorti?»

Gender nella Convenzione Istanbul: «Ma gli eurodeputati che firmano i manifesti pro life non si sono accorti?»
Ansa

«Come è possibile che la Convenzione di Istanbul, che è poi la chiave per introdurre negli ordinamenti degli Stati aderenti leggi improntate all'ideologia gender, sia stata approvata senza troppa opposizione? Esclusi quattro eurodeputati italiani, ossia gli onorevoli Carlo Fidanza, Pietro Fiocchi, Nicola Procaccini di Fratelli d'Italia e Giuseppe Milazzo per Forza Italia, tutti gli altri lo sanno che hanno consegnato il nostro Paese al nuovo totalitarismo ideologico del gender nascosto dietro alla sacrosanta lotta per proteggere le donne dalla violenza?» hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita & Famiglia dopo l'approvazione della proposta di risoluzione non legislativa per concludere la ratifica della Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne."Già il Governo italiano a guida Monti in sede di firma era consapevole dell'intrinseca problematicità del concetto di "genere" e della relativa prospettiva, tanto che depositò presso il Consiglio d'Europa una nota verbale con la quale dichiarò che avrebbe applicato «la Convenzione nel rispetto dei princìpi e delle previsioni costituzionali". Dobbiamo credere che chi sottoscrive entusiasta i manifesti pro life prima delle elezioni non si sia accorto che la definizione di "genere" contenuta nella Convenzione (l'art. 3, lettera c) conteneva profili di criticità e ambiguità varie? Ci sembra un po' difficile farlo» hanno proseguito Toni Brandi e Jacopo Coghe. «Eppure l'art. 14 comma 1 alludeva chiaramente ad "azioni necessarie per includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati". Grazie alla superficialità di tanti eurodeputati è stato fatto entrare in Italia un nuovo cavallo di Troia di cui i nostri bambini pagheranno le conseguenze» ha concluso Pro Vita & Famiglia.

Il Papa scomunica l’Europa delle armi
Papa Leone XIV (Getty)
Leone XIV all’Angelus manda un messaggio ai guerrafondai di Bruxelles: «Chi oggi crede alla pace è spesso ridicolizzato, spinto fuori dal discorso pubblico e accusato di favorire avversari e nemici». Evitare di trattare con Vladimir Putin ha invece provocato solo morti.

Papa Leone ieri all’Angelus ha detto che chi parla di pace rischia di fare la figura del fesso. Purtroppo, aggiungo io, chi invoca la tregua non corre soltanto il pericolo di essere trattato come lo scemo del villaggio, perifrasi meno carina però più efficace di quella usata dal pontefice, bensì di essere anche considerato un servo di Putin, ovvero un ignobile figuro che per soldi o per ambizioni di carriera è disposto a mettere la propria dignità al servizio di un regime dittatoriale. Sono quasi quattro anni, cioè da quando le truppe di Mosca hanno invaso l’Ucraina, che chiunque lanci un appello alla pace che non includa un richiamo alla vittoria totale di Kiev sull’invasore viene considerato un traditore. Sostenere la necessità di un cessate il fuoco, anche a costo di qualche concessione, è ritenuta una bestemmia.

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Il record di Zalone è l’incubo dei radical chic
Checco Zalone (Ansa)
«Buen camino», commedia politicamente scorrettissima, fa il botto: 5,6 milioni di incasso al debutto (78,8% del totale). E oltre 680.000 persone nelle sale a Natale. Il comico pugliese brucia il colossal «Avatar»: l’ipocrisia ha rotto, gli italiani vogliono ridere.

erano alte ma il risultato ha superato ogni rosea previsione: con questa commedia diretta da Gennaro Nunziante e distribuita da Medusa, Zalone ha superato sé stesso conquistando il 78,8% della platea complessiva (680.000 persone nelle sale): nel 2016 Quo Vado, uscito il primo gennaio, aveva raggiunto il 65,6%, mentre nel 2020, con Tolo Tolo, uscito sempre il primo gennaio, si era assicurato il 75,7%. Il successo di Buen Camino è stato omogeneo su tutto il territorio nazionale e ha trainato l’intero comparto: era da 14 anni che, nel giorno di Natale, il mercato cinematografico non superava i 7 milioni di euro d’incasso.

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Davide Rondoni: «La destra ha l’egemonia. Ma la cultura non si fa soltanto con la politica»
Davide Rondoni (Imagoeconomica)
Il poeta interviene sulla polemica Marcello Veneziani-Alessandro Giuli: «Il ministro ha reagito a suo modo a una critica legittima, ora bisogna unirsi sulle proposte».

Poeta, cattolico romagnolo anticlericale, presidente del Comitato per le celebrazioni a 800 anni dalla morte di San Francesco e autore di La ferita, la letizia (Fazi Editore), Davide Rondoni predilige i trasversalismi e rifugge le divisioni schematiche tra destra e sinistra. Soprattutto, rifiuta l’idea della «politica come banco di prova di tutto».

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La Agnelli che non si occupò di Fiat
Maria Sole Agnelli (Getty)
È morta oggi a 100 anni Maria Sole Agnelli, sorella dell’Avvocato. Donna defilata, ha condotto una vita al di fuori dei vertici industriali della dinastia, prediligendo i cavalli e la cultura.

C’era una volta la dinastia Agnelli, quella che ha dominato l’Italia per decenni. E poi c’era Maria Sole Agnelli, la più defilata, la più elegante, la meno interessata ai bulloni del potere industriale. Quella che, potendo sedersi al tavolo dove si decideva il destino della Fiat, preferì sempre un altro tavolo: quello della vita, della cultura, dei cavalli, dei comuni di Provincia, delle scuole da rimettere a posto. È morta ieri, a 100 anni compiuti, chiudendo in silenzio un capitolo laterale ma indispensabile della saga Agnelli.

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