2024-03-28
Bibi pronto a entrare a Rafah entro maggio. Usa: più aiuti a Gaza
Giorgia Meloni (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni: «Espulsi 47 islamici radicali». Raid in Libano nella zona dove oggi va il premier. Hamas: «Marciate per la Palestina».Aumenta la distanza tra Israele e gli Usa dopo l’astensione all’Onu dell’amministrazione Biden. Innanzitutto fonti egiziane in contatto con l’Idf hanno riferito che lo Stato ebraico sarebbe intenzionato a intraprendere l’operazione di terra contro Rafah tra metà aprile e inizio maggio: un’operazione rispetto a cui, proprio ieri, la Casa Bianca è tornata a dirsi contraria. In secondo luogo, Benjamin Netanyahu ha criticato il presidente americano. «L’aspetto negativo della decisione degli Usa è che ha incoraggiato Hamas ad adottare una linea dura e a credere che la pressione internazionale impedirà a Israele di liberare gli ostaggi e distruggere Hamas», ha detto, per poi definire l’annullamento della sua visita a Washington un «messaggio ad Hamas». Parole che sono state significativamente pronunciate durante un incontro con il senatore repubblicano, Rick Scott. Certo, il Times of Israel, e poi la Casa Bianca, hanno riferito che Netanyahu starebbe cercando di riprogrammare il viaggio nella capitale statunitense: tuttavia il suo ufficio ha per ora fatto sapere che «il premier non ha approvato la partenza della delegazione per Washington». Duro con Joe Biden si è mostrato anche il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir, che ha accusato l’inquilino della Casa Bianca di «sostenere tacitamente i nemici di Israele». A cercare di gettare acqua sul fuoco è invece stato il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant. «Sono qui per sottolineare l’importanza delle relazioni con gli Usa. Condividiamo il 100% dei valori e il 99% degli interessi con gli Usa», ha detto, mentre si trovava a Washington.Eppure, nonostante abbia smentito un cambiamento di posizione su Israele, la Casa Bianca rischia di ritrovarsi in imbarazzo a causa dell’apprezzamento, mostrato da Hamas, verso la sua astensione all’Onu. «Per quanto riguarda l’amministrazione americana, non c’è dubbio che ci siano chiari cambiamenti nella sua politica nei confronti di Israele», ha detto martedì a Newsweek il portavoce della stessa Hamas, Ghazi Hamad. «E questo», ha proseguito, «è forse dovuto alla politica stupida e insensata dello Stato occupante, che commette un genocidio». «L’America ha scoperto che Israele la mette in una posizione scomoda di fronte al mondo», ha aggiunto. Di certo un simile apprezzamento da parte di Hamas non può non essere fonte di imbarazzo per Biden. Non è un mistero che il presidente abbia scelto l’astensione all’Onu principalmente per ragioni elettorali: teme infatti eventuali defezioni dell’estrema sinistra filo-palestinese alle presidenziali. Giusto l’altro ieri, parlando in North Carolina, Biden, dopo essere stato interrotto da alcuni manifestanti pro Palestina, ha detto: «Hanno ragione. Dobbiamo prestare molta più attenzione a Gaza». Tuttavia questo cambio di rotta rischia di innescare un effetto boomerang. In primis, l’astensione ha irritato vari esponenti del Partito democratico, come il senatore, John Fetterman, e il deputato, Josh Gottheimer. In secondo luogo, a peggiorare la situazione sta l’approccio fondamentalmente soft che, nonostante qualche recente sanzione, Biden continua a tenere verso Teheran, escludendo un ripristino della strategia della «massima pressione» di trumpiana memoria. Ieri il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha ricevuto il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Secondo l’agenzia di stampa iraniana Irna, nell’occasione, «Raisi ha affermato che il grande movimento delle forze di resistenza palestinesi nell’operazione Al-Aqsa storm è stato un evento unico, i cui fallimenti sono irreparabili per il regime sionista». Tutto questo, mentre l’ex leader di Hamas, Khaled Mashaal, ha subordinato il rilascio degli ostaggi al ritiro delle truppe israeliane da Gaza. Hamas sa che questo è un punto dove poter colpire politicamente Netanyahu: proprio ieri, le famiglie dei prigionieri hanno chiesto «risposte» al premier israeliano. Certo: la Cnn ha riportato che i colloqui tra Israele e Hamas «sono a un altro punto morto ma non sono finiti». Tuttavia, il fatto che Biden abbia optato per l’astensione, senza aver prima ripristinato la deterrenza verso Teheran, rischia di rendere gli ayatollah e il loro network ancora più baldanzosi: sempre ieri, il capo militare di Hamas, Mohammed Deif, ha invocato una «marcia per la Palestina».Nel frattempo, Giorgia Meloni si è recata in Libano, dove ha incontrato il primo ministro Najib Mikati: i due leader hanno parlato di contrasto all’immigrazione irregolare, Unfil, commercio e della necessità di una de-escalation al confine israeliano-libanese. Ieri sera, nel sud del Libano, c’è stato un raid israeliano che ha fatto almeno sei morti: si tratta della zona dove oggi è atteso il premier, per incontrare il contingente italiano. In tutto questo, la Meloni è intervenuta a Fuori dal coro. «Abbiamo dal 7 ottobre a oggi espulso 47 persone. In altri anni, 47 persone erano più o meno quelle che venivano espulse in un anno intero: sono persone sospettate di radicalismo», ha detto, per poi aggiungere: «Abbiamo rafforzato la sorveglianza sui luoghi sensibili».«Quando lo scorso anno», ha anche affermato, «gli sbarchi aumentavano in modo considerevole io ho detto che a risultati immediati ma effimeri preferivo risultati strutturali». «Però poi», ha proseguito, «quei risultati piano piano arrivano: rispetto allo stesso periodo dello scorso anno gli sbarchi diminuiscono del 60% particolarmente dalla Tunisia, il che dimostra che la strategia che l’Italia ha portato in Europa e sulla quale ha convinto l’Europa nonostante l’opposizione della sinistra italiana e in alcuni casi anche europea, sta dando i suoi frutti. La rotta per esempio dalla Turchia è totalmente stata azzerata». «L’Italia è stata protagonista di una serie di iniziative innovative sulle quali piano piano abbiamo portato dietro anche gli altri Paesi europei: il memorandum con la Tunisia, il memorandum con l’Egitto, l’accordo con l’Albania», ha continuato. Il premier ha infine lamentato la mobilitazione di «una certa magistratura politicizzata» contro il decreto Cutro.