2024-11-29
La «gabbia da gorilla» di Ezra Pound a Pisa
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Il Disciplinary Training Center di Metato (Pisa) dove Ezra Pound fu internato dalla fine di maggio al novembre 1945
Un libro ricostruisce le settimane passate dal poeta statunitense nel Disciplinary Training Center: una prova durissima, da cui però usciranno poesie di valore assoluto.Sulla prigionia di Ezra Pound a Pisa, alla fine della guerra, circola una curiosa leggenda metropolitana, avvalorata anche da molti ammiratori di destra del poeta e persino da presunti testimoni oculari. Tra i fascisti fatti prigionieri dagli americani c’è infatti chi giura di aver visto con i propri occhi Pound dietro le sbarre nel campo di Coltano, poco lontano dalla città della Torre pendente. Ma questo è impossibile, perché lì Pound non c’è mai stato: i Prisoner of War Encampments 336, 337 e 338 che vennero allestiti nella tenuta di Coltano erano infatti destinati ai prigionieri di guerra fascisti e nazionalsocialisti di nazionalità italiana e tedesca o ai “collaborazionisti” di altre nazionalità; Pound, che non era un prigioniero di guerra ed era statunitense, finì invece al Disciplinary Training Center of the Mediterranean Theater of Operations di Metato, altra località situata nei pressi di Pisa e destinata ai prigionieri americani.Alla dura ma feconda parentesi pisana di Pound è dedicato un libro uscito recentemente e scritto da Luca Gallesi: Ezra Pound a Pisa. Un poeta in prigione (Ares). Il volumetto ricostruisce il contesto della detenzione del poeta e fornisce poi un’introduzione ai Pisan Cantos, ovvero la parte dell’«interminabile poema» poundiano scritta proprio dietro le sbarre. Dopo essere stato prelevato dai partigiani, alla fine della guerra, e aver subito i primi interrogatori a Genova, il poeta viene portato a Pisa, appunto al Disciplinary Training Center, dove erano rinchiusi i soldati americani che si erano macchiati di qualche crimine (l’autore dei Cantos è l’unico civile). Pound non ha la minima idea di dove lo stiano portando, crede che quello sia l’aeroporto e che lo stiano per mandare negli Stati Uniti. Da Washington sono arrivate istruzioni per evitare qualsiasi trattamento preferenziale. Pound non è accusato di aver aderito al fascismo, cosa lecita negli Usa grazie al primo emendamento, ma di alto tradimento, per il fatto di aver parlato alla radio di Stato di un Paese in guerra con gli Stati Uniti.L’ordine di non avere la mano leggera viene preso alla lettera: «Il poeta», scrive Gallesi, «viene rinchiuso in una gabbia di ferro appositamente rinforzata con un doppio giro di filo spinato, per scongiurare il pericolo di fuga e sventare eventuali tentativi di liberarlo da parte dei fascisti clandestini, l'ipotesi assolutamente infondata, benché ritenuta altamente credibile dagli americani». È quella che Pound definirà la «gabbia del gorilla», una cella a cielo aperto, con il sole a picco sulla testa tutto il giorno, esposta alle intemperie e all’umidità (ricordiamo che Pound all’epoca aveva 60 anni, non era più un ragazzino, ed era per di più sempre stato molto sensibile alle variazioni di clima). È guardato a vista 24 ore su 24, con una sentinella davanti alla cella e luci accese anche di notte. Nessuno può rivolgergli la parola. Le condizioni di detenzione sono draconiane, molto più severe di quelle subite dai suoi vicini di cella, peraltro molto più giovani e atletici: «Al contrario degli altri prigionieri, Pound non ha a disposizione né una branda né una latrina: le guardie gli hanno dato alcune coperte che deve usare come giaciglio, e per i suoi bisogni ha soltanto un secchio che viene svuotato solo quando è colmo».Per tenersi in forma, Pound cammina di continuo nella gabbia, oltre a ingaggiare partite di tennis o incontri di boxe con avversari immaginari. Osserva spesso il paesaggio toscano che si staglia attorno a sé, battezzando alla sua maniera i luoghi che vede dalla cella, rivedendo nella campagna pisana luoghi della tradizione confuciana. Dopo tre settimane, il poeta peggiora sia dal punto di vista fisico che mentale. Alla fine ha un collasso, il che gli permette se non altro di lasciare la gabbia e di essere alloggiato in una tenda dell’infermeria. Nella tenda riesce a scrivere: qui butta giù i suoi Canti Pisani. Riceve anche le prime visite, fra cui quella della moglie Dorothy. Arriva così al 16 novembre del 1945, quando viene caricato in fretta e furia su un aereo per raggiungere Washington, dove lo aspettano un processo che non prenderà mai il via e una lunga detenzione in manicomio.Scrive Gallesi: «La storia di Ezra Pound si presterebbe a fare da canovaccio a un appassionante romanzo di avventura, se non fosse che i riferimenti a cose e persone reali sembrano del tutto inverosimili: un protagonista assoluto della letteratura del Novecento che, dichiarato incapace di intendere e di volere, vince un prestigioso premio letterario; una crudele carcerazione in una gabbia di ferro esposta alle intemperie per aver tentato di impedire una guerra scatenata violando la Costituzione americana; un'accusa di altro tradimento mai provata, e un processo mai svolto, che si traducono in 13 anni di detenzione in un manicomio criminale; una pseudo-liberazione che permette al poeta di uscire dall'ospedale psichiatrico soltanto dopo essere stato privato della personalità giuridica e affidato, fino alla morte, a un tutore legale».
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)