2024-03-06
Al G7 Salute l’Italia sposa la linea Oms e apre le porte al Trattato pandemico
Alla riunione, guidata da Orazio Schillaci, è stato ribadito l’impegno per il via libera all’accordo che mina la sovranità. Tra i pilastri del summit pure la produzione di nuovi sieri. Alla faccia del cambio di paradigma...Distratti dagli editti contro il «negazionismo climatico» e dalle mille polemiche che intasano inutilmente le prime pagine dei giornali, è passato in secondo piano il comunicato stampa di chiusura della riunione del G7 Salute, che si è tenuta in videoconferenza mercoledì scorso, sotto la guida del ministro della salute italiano Orazio Schillaci. L’Italia ha assunto la presidenza di turno del G7 dal 1 gennaio al 31 dicembre 2024: sarà proprio sotto la nostra guida che le istituzioni internazionali, a cominciare dall’Oms per quanto riguarda le future iniziative di salute pubblica, faranno il possibile per implementare a livello globale il famigerato Trattato pandemico e il Regolamento sanitario internazionale (Rsi). Tutto sta procedendo speditamente nell’ambito del famoso «approccio One Health» (Una sola salute), che l’Italia di Giorgia Meloni ha sposato fin dal vertice di Bali di novembre 2022, quando il premier italiano e il suo ministro Schillaci si erano appena insediati.One Health non è (soltanto) un approccio scientifico olistico per affrontare problemi complessi sull’interazione tra esseri umani, animali e ambiente, come recitano tutti i documenti ufficiali, ma un programma politico. Già a Bali è stato presentato come approccio multisettoriale «per migliorare la sorveglianza globale» attraverso la «condivisione dei dati sugli agenti patogeni in modo tempestivo, su piattaforme condivise e affidabili in collaborazione con l’Oms». Il riferimento al green pass globale, che anche l’Italia di Giorgia Meloni ha proposto d’integrare in modo permanente pochi giorni fa, era già allora evidente. Per non sentirsi in difetto, il governo italiano che presiede il G7 ha voluto ribadire, alla chiusura del meeting della scorsa settimana, l’impegno per la «necessaria e positiva conclusione della 77esima Assemblea mondiale della sanità», che si terrà a Ginevra dal 27 maggio 2024. Assemblea che ha, al primo punto in agenda, proprio l’approvazione del Trattato pandemico dell’Oms, di cui La Verità parla da due anni, e del Regolamento sanitario internazionale. Il Rsi è il coniglio che il direttore dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, estrarrà magicamente dal cilindro in caso non riesca a far approvare il Trattato: mentre la procedura di voto di quest’ultimo richiede una maggioranza di due terzi, il Rsi viene approvato a maggioranza semplice ed è immediatamente esecutivo. «Questo incontro - si legge nel documento conclusivo del G7 Salute - avviene in un momento cruciale, poiché scade il termine di maggio 2024, fissato per l’adozione del nuovo Trattato o altro accordo internazionale dell’Oms sugli strumenti di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie […]. Completare i negoziati in tempo è fondamentale per intensificare l’attenzione politica, rafforzare la risposta alle future pandemie e migliorare l’equità». Un vigoroso endorsement italiano, insomma, al progetto di Ghebreyesus, che ha articolato in tre pilastri il nuovo Politburo sanitario: governance, strategia e finanziamento. La governance prevede un «Consiglio di emergenza sanitaria globale», una sorta di Comitato centrale pilotato dai capi di Stato e di governo e affiancato da una struttura più ristretta. La strategia - coordinata da una specie di Ufficio politico - si dispiegherà attraverso un «approccio di monitoraggio standardizzato». Infine, il finanziamento: si snoderà intorno a una piattaforma alimentata dalle risorse dei singoli Stati, allargata ai fondi internazionali. Tedros, dopo le accese discussioni scoppiate negli ultimi mesi sulla stampa internazionale (ma non su quella italiana, ndr), ha giurato che il nuovo Trattato non comporterà alcuna cessione di sovranità da parte degli Stati membri, eppure il progetto dice il contrario: non a caso si chiama One Health. Quattro anni fa, ci ha messo le mani anche l’ex premier italiano Mario Monti, all’epoca nominato da Hans Kluge (direttore di Oms Europa e cassandra della «permacrisi» sanitaria) presidente della commissione pan-europea dell’Oms, che aveva proprio One Health al centro del proprio programma di lavoro.«Riconosciamo - recita ancora il comunicato finale del G7 Salute - che il rafforzamento della preparazione pandemica è fondamentale. Pertanto […] ci impegniamo a rafforzare la collaborazione del G7 per sostenere la diversificazione regionale dello sviluppo e della produzione di contromisure mediche». Chissà quali? Non nuovi ospedali né più medici ma, banalmente, «iniziative regionali di produzione di vaccini». Il cambio di paradigma, insomma, sembra essere accettato anche dalle forze politiche un tempo più riluttanti, come il partito di Giorgia Meloni. Sarà difficile sottrarsi a quanto deciso a Bali due anni fa, quando si prevedeva di «costruire la resilienza del sistema sanitario globale, armonizzare i protocolli sanitari mondiali, espandere gli hub globali di produzione e ricerca e facilitare un migliore accesso ai servizi», identificati in «vaccini, terapie (leggi farmaci) e diagnostica (Vtd) a livello globale, nell’ambito dell’approccio One Health».Bella sfortuna, per Giorgia Meloni, dover fare professione di fede globalista proprio a ridosso delle elezioni europee di giugno 2024.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)