2023-04-18
La Procura generale non ha dubbi: la fuga della spia russa è colpa dei giudici
La Corte d’Appello aveva da mesi tutti gli elementi su Artem Uss. I domiciliari sono stati un grave errore. Carlo Nordio quasi «assolto».L’intricata vicenda di Artem Uss, la presunta spia russa, arrestata all’aeroporto di Malpensa il 17 ottobre scorso su richiesta degli Usa, sembra andare verso una soluzione. Per la Procura generale di Milano, guidata da Francesca Nanni, Uss sarebbe dovuto restare in carcere e non essere trasferito ai domiciliari. E doveva rimanerci a prescindere dalla nota del Dipartimento di giustizia statunitense inviata il 29 novembre per segnalare il pericolo di fuga dell’uomo colpito da un mandato di cattura per associazione per delinquere, truffa e riciclaggio. A chiederne l’estradizione era stato l’Fbi, che negli Usa ha poteri di polizia giudiziaria, ma anche di intelligence, mentre all’estero svolge solo attività di pg. Per questo la richiesta è stata inviata solo al ministero della Giustizia italiano e non, per esempio all’Interno, alla Difesa o alla presidenza del Consiglio, e in essa era tratteggiato il ritratto di un faccendiere e non quello di uno 007. Per questo, a quanto risulta alla Verità, l’istanza inviata a via Arenula non sarebbe stata accompagnata da una parallela segnalazione, attraverso gli opportuni canali, ai nostri apparati di intelligence, che sono stati lasciati fuori dalla vicenda. Va detto che nei documenti americani Uss non viene mai definito una spia, ma soggetto destinatario di richiesta estradizionale. Ma anche se Uss non era considerato in Italia un uomo al soldo dei servizi russi, la Procura generale aveva raccolto, tra fine ottobre e inizio novembre, elementi di preoccupazione sufficienti per chiedere che Uss rimanesse in carcere, in attesa della decisione sulla sua estradizione Oltreoceano. Nanni e il sostituto Giulio Benedetti avevano infatti espresso parere negativo alla richiesta di concessione dei domiciliari presentata dalla difesa del cittadino russo. Invano, visto che la Corte d’Appello il 25 novembre scorso -con un provvedimento firmato dai giudici Monica Fagnoni, Micaela Curami e Stefano Caramellino - aveva concesso all’imprenditore i domiciliari, eseguiti il 2 dicembre, quando venne reperito il braccialetto elettronico. Eppure Benedetti, aveva messo nero su bianco un parere (sul quale, cosa non scontata, aveva apposto il suo visto il procuratore generale) nel quale si affermava che Uss era una persona che per le sue disponibilità economiche e per la sua rete di relazioni, anche all’estero, avrebbe potuto facilmente fuggire. Facendo anche riferimento al precedente, risalente a circa un anno fa, di un’altra persona scappata, mentre era in attesa di estradizione e ai domiciliari con braccialetto elettronico. Esattamente quanto avvenuto il 22 marzo scorso, dopo l’ok della Corte milanese all’estradizione verso gli Usa per Uss. Che, dopo la fuga, è ricomparso il 4 aprile nella Capitale russa. Dopo l’annuncio dell’ispezione ministeriale a Milano, in molti hanno iniziato a puntare il dito sul Guardasigilli, Carlo Nordio, che non avrebbe inoltrato a Milano la nota inviata ai suoi uffici dalle autorità Usa sul pericolo di fuga, ma solo la sua risposta del 6 dicembre. Che, secondo fonti qualificate, non aggiungeva nulla agli argomenti già usati dalla Procura generale. La missiva Usa era datata, come detto, 29 novembre, quattro giorni dopo che la Corte milanese aveva disposto domiciliari. Una settimana dopo il ministero della Giustizia italiano rispose rassicurando gli Usa e chiarendo che la misura dei domiciliari era stata resa più sicura dall’applicazione del braccialetto. Quella risposta arrivò alla Corte d’Appello il 9 dicembre, mentre la lettera del dipartimento solo a fine dicembre. Nei corridoi del tribunale milanese a Nordio viene anche imputato di non aver esercitato nei confronti degli uffici giudiziari milanesi i poteri derivanti dall’articolo 714 del Codice di procedura penale, che dice che «in ogni tempo la persona della quale è domandata l’estradizione può essere sottoposta, a richiesta del ministro della Giustizia, a misure coercitive». Ieri la Procura generale ha sottolineato come i magistrati avessero agli atti elementi sufficienti per chiedere che Uss restasse in carcere, a partire dalla prima nota Usa che caldeggiava la «detenzione» e che era arrivata anche alla Corte d’Appello il 26 ottobre. Secondo la Procura generale i domiciliari non avrebbero scongiurato il rischio di fuga, essendo Uss anche una persona abituata a muoversi all’estero e con accuse pesanti a suo carico mosse dagli Usa. In un paio di casi, tra l’altro, la Procura generale diede parere contrario a due visite autorizzate, nel corso dei domiciliari, dalla Corte. Visite di persone vicine all’imprenditore quarantenne.La Procura generale è anche in attesa di una relazione da parte della Procura che ricostruisca la vicenda e in particolare le modalità relative all’esecuzione della perquisizione e del sequestro dei cellulari.Le autorità statunitensi intorno a fine febbraio avevano chiesto il prelievo dei telefonini e di tutto quello che fosse stato trovato utile all’inchiesta a partire da documentazione di natura fiscale. Prima di intervenire, la Procura ha svolto attività intermedie, a partire dalla richiesta di copie di atti per chiarire il quadro. L’11 marzo, una ventina di giorni dopo la richiesta di Washington, ha eseguito la perquisizione e il sequestro. Undici giorni prima dell’evasione.
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