2019-02-18
Fubini corre in soccorso di Boeri e inventa la «proroga» salva Inps
Per il Corriere la fine del mandato di Tito Boeri creerà seri problemi. Ma non ci sarà alcuno stallo.Un Boeri è per sempre, come e più del noto diamante di una famosa pubblicità televisiva. Lui, l'interessato, rilascia interviste di congedo dall'Inps, con l'aria di Maradona che dà l'addio al calcio. Anzi, dell'attore sperimentato che - con la tecnica della «carrettella» - non si rassegna a uscire di scena, ma aggiunge un'altra battuta, improvvisa, ammicca, nella speranza di strappare un applauso in più a un pubblico stanco, restio, distratto. L'ultima intervista è uscita pochi giorni fa, sulle colonne di Repubblica, con un Tito Boeri che ha ingiunto alla politica di stare fuori dall'Inps: come se lui, quattro anni prima, fosse stato nominato per opera dello Spirito Santo, e non di Matteo Renzi. La verità è che Boeri, dopo mesi e mesi in cui ha mediaticamente usato la presidenza dell'istituto come uno sgabello per rampogne, appelli politici, bacchettate al governo, si rende conto che una stagione è finita. Non c'è stato il martirio in cui forse sperava, ma semplicemente l'esaurimento naturale del suo mandato. A bordo campo, però, i suoi affettuosi supporter dei giornaloni sono impegnatissimi: si inventano un vuoto normativo (che non c'è), una paralisi dell'Inps (che non ha motivo di verificarsi), un caso giuridico (che non sta in piedi).Sul Corriere della Sera, è Federico Fubini a non darsi pace: «L'Istituto nazionale di previdenza sociale, che gestisce le pensioni degli italiani per centinaia di miliardi all'anno e altre aree vitali dell'assistenza», spiega con tono accorato, «potrebbe ritrovarsi senza guida». E già qui non si capisce dove sia la tragedia: è la fisiologia di ogni incarico pubblico, che ha un inizio, una durata e una fine. Ma Fubini sembra disperato: «Da domani mattina, non si sa chi abbia la responsabilità legale e i poteri di firma sulle decisioni che l'Inps deve prendere». E, per suffragare la tesi, il vicedirettore del giornale di via Solferino ci informa che la «segreteria unica tecnico-normativa dell'Inps scriverà al suo regolatore, il ministero del Lavoro, per porre un quesito formale: finché non viene nominato un successore, il presidente uscente Boeri deve andare avanti in proroga?»Poche righe sotto, è lo stesso Fubini che, secondo l'immortale regola-Marzullo («si faccia una domanda, si dia una risposta»), cita la norma del recentissimo decreto legge su reddito di cittadinanza e quota 100 che affronta esattamente il caso (e lo chiude), spiegando che alla scadenza dell'uscente, il nuovo designato entra in carica anche se la procedura di nomina deve essere completata. Un lettore accorto si sarà dunque fermato qui, chiedendosi come mai, allora, il Corrierone abbia dedicato una pagina intera a un «caso» che non esiste, con il titolo ansiogeno «Lettera dell'Inps al ministero: Boeri scaduto, chi comanda ora?».La risposta sta (forse: ma magari è solo una nostra maliziosa interpretazione) nella seconda metà dell'articolo, in cui il Corriere sembra meno preoccupato di dare notizie e più impegnato a indebolire le due candidature che sembrano maturate nelle ultime ore, quella di Pasquale Tridico e Mauro Nori. Piacciano o no le due candidature, alla Verità risultano tre cose, già esplicitate ieri su questo giornale da Giacomo Amadori. Primo: che sembra avanzare l'ipotesi di un ticket tra i due interessati, con Tridico presidente e Nori direttore generale. Secondo: che il governo pare orientato a prendere una decisione definitiva entro quarantott'ore. Terzo: che non risultano ipotesi di attesa, di «traghettamento».Morale: Boeri deve rinunciare all'idea della proroga. Non è immaginabile che ci siano altre audizioni in Parlamento o altre lenzuolate di interviste in cui, indossando ancora la casacca di presidente dell'Inps, potrà «dare la linea» al ministero di riferimento. La nuova nomina avverrà presto, e dunque non si creerà alcun vuoto operativo. E peraltro proprio la governance di questa fase era stata studiata per evitare impropri prolungamenti del mandato precedente. Naturalmente, non si possono mai escludere sorprese politiche. Ma allo stato non se ne registrano, né pare immaginabile una situazione di stallo destinata a prolungarsi per settimane o mesi: ipotesi - quest'ultima - che effettivamente legittimerebbe i dubbi di Fubini e della segreteria unica Inps sull'operatività dell'Istituto. È solo questione di giorni, o forse addirittura di ore: ergo, non c'è materia per aggrapparsi ancora alla poltrona. Il tempo è scaduto.