2024-02-02
Franco Ferrarotti: «Oggi siamo in pericolo perché la tecnologia è l’unica guida della politica»
Il sociologo: «I miei colleghi avrebbero dovuto lanciare l’allarme sull’Ia, invece si sono arresi al mercato. La democrazia è stata ridotta a una formula burocratica».Franco Ferrarotti è il padre della sociologia in Italia. Ma è stato anche parlamentare, diplomatico e molte altre cose. Ad aprile compirà 99 anni. E ce ne ha per tutti. Il vero pericolo fascista? «La tecnologia presa come principio guida che non ci guida da nessuna parte». I suoi colleghi sociologi? «Venduti al mercato». Il Papa? «Dice cose giuste però non le fa». A metà mattina mi riceve nella sede di Critica sociologica, la rivista da lui fondata, e per la quale scrive regolarmente l’editoriale. Libri ovunque, per terra, sulle sedie. «Non ci faccia caso». Non faccio caso. Al telefono aveva detto di essere stato colpito dall’intervista alla Verità di Giuseppe De Rita secondo il quale «il grillismo è stato una tragedia perché ha rotto il sistema della relazione» non riconoscendo importanza all’altro. «Questo aspetto va approfondito».Sua la prima cattedra di Sociologia in Italia, a Roma, dal 1960. «In tanti ci osteggiavano». Chi? «I filosofi. I giuristi, i medici anche». Poi lo chiamano subito anche a Trento. «Sì, mi volle Bruno Kessler, il presidente (democristiano, ndr) della provincia. Un uomo straordinario, ero affascinato dalla sua voracità, capace di mangiare interi carrelli di bollito». La facoltà trentina però diventa la culla del partito armato. «Sì, ho avuto come allievi Renato Curcio, Margherita Cagol, Mauro Rostagno, di gran lunga il migliore. Le spiego subito. Venivano da famiglie arcaiche, molto cattoliche. Di fronte all’analisi sociologica che mette a nudo le diseguaglianze per reazione non vedevano altra strada che il sangue. Alcuni erano incapaci di parlare in pubblico, Curcio ad esempio aveva un problema di sanguinamento dal naso; ma erano molto bravi nei piccoli gruppi. La Cagol? Molto in disparte, poi è finita in quella strana sparatoria con i carabinieri nella cascina (a Robbiano di Mediglia, ndr)». Cattivi maestri o cattivi discepoli? «Ragazzi anche generosi ma politicamente ignoranti, tanto da non capire il valore della mediazione politica. Poi c’erano le scelte personali. Come quella della mia assistente Paola Besuschio, molto brava, giovane, anche bella, che si legò alla Brigate rosse e ha scontato tutta la condanna in carcere, irriducibile».Quale è il lavoro del sociologo? «Scarnificare, svelare le discrepanze tra la carta, lo statuto, la costituzione e la pratica effettiva». E vista da qui che Italia è? «È un ’Italia straordinaria. In trent’anni dal 1950 all’80 ha fatto una rivoluzione industriale che in Inghilterra ha richiesto poco meno di due secoli. Io c’ero, anni fantastici».E ora? «I conti si pagano sempre. Siamo stati la quinta-sesta potenza industriale ma senza avere una cultura industriale. È un’Italia confusa, preda di mille contraddizioni che ha sempre avuto».Diceva del grillismo: non ce l’avrà anche lei con i 5 stelle?«Il discorso qui va approfondito. L’attore da anima perduta, che non veniva seppellito in luogo sacro, nella società che spettacolarizza se stessa è indispensabile. Questa cosa va avanti». Anche Zelensky, il presidente dell’Ucraina, è un (ex) attore. «Ecco. Ma questo produce la notorietà invece dell’identità. Produce una politica ridotta a propaganda, le riforme vengono invocate, ma ignorando le tecniche di attuazione delle riforme». Un continuo annunciare? «Sì, ma anche un continuo cambiare faccia perché le parti in commedia sono tante. La parola d’ordine è visibilità».I social? «Sono la certificazione del nulla, della diceria. Quando la chiacchiera occupa tutta la scena non c’è alternativa. Anche il Vaticano si digitalizza; tutti a premere col dito. E a me viene in mente lo slogan delle prime femministe americane: col dito, col dito orgasmo garantito (ride)».Il governo Meloni rappresenta una minaccia di rigurgito fascista? «Ma no, questo è un governo di galleggiamento». Quale è il nuovo fascismo? «Io lo vedo sul piano planetario. Il vero pericolo è l’innovazione tecnologica impazzita assunta dalla politica come principio guida. La tecnologia cresce per processo cumulativo interno, non va da nessuna parte. Aumenta le diseguaglianze, ci porta alle guerre e io temo che la terza guerra mondiale sia già cominciata. La tecnologia andrebbe recuperata nei suoi termini esatti come strumento per innovare. E invece…». Invece. «Il politico guarda a come aprirà la Borsa, “cosa dicono i mercati”… (scoppia in una risata). Di fronte all’intelligenza artificiale avrebbero dovuto lanciare l’allarme i sociologi, ma si sono arresi al mercato, hanno svilito il loro ruolo a tecnici del sociale. Speravo nel potere clericale. Questo Papa dice delle cose giuste ma non le fa, ed è alle prese con una lotta interna furibonda».Il secondo pericolo? «La democrazia svuotata a formula burocratica. Ma questa è colpa dei politologi, come Giovanni Sartori e Norberto Bobbio. La democrazia è lotta contro le diseguaglianze».L’Italia ha una preoccupante debolezza demografica, non si fanno figli: condivide l’allarme di De Rita? «È molto semplice. Se ti assumi la responsabilità di un figlio è per sempre, se le risorse dipendono da un contratto a termine è complicato conciliare le due cose. Vuole un dato?». Certo. «Siamo l’1 per cento della popolazione mondiale, secondo le Nazioni unite abbiamo il 5% della ricchezza globale che in Italia è in mano al 10% delle famiglie». Va un po’ allargata la coperta? «Sì, ma non come dice il comico Grillo, non con il reddito di cittadinanza. La redistribuzione del reddito va fatta con un’economia governata». Visione marxista? «Per niente. Il libero mercato è fondamentale, il profitto è l’unico indice sicuro di razionalità nella gestione dell’impresa. Ma il mercato non è un dio metafisico. E il profitto non va massimizzato nel più breve tempo possibile e a tutti costi».Lo aspettano per un’audizione in Senato. «Anche se quello che dico non lo seguono, non lo citano da nessuna parte». Ci svela il suo elisir? «Immediate sympathy, simpatia immediata: consonanza. Una cosa misteriosa: sennò non sarebbe segreta». La sua giornata? «Mi sveglio alle 5, alle 6 colazione. Poi vengo qui. Nel pomeriggio non faccio niente, perché scrivo e penso». Ride. Che Dio lo benedica.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.