2022-11-15
Francia, Mattarella prova a commissariare la Meloni
Emmanuel Macron e Sergio Mattarella (Getty Images)
Nel pieno della crisi tra Roma e Parigi, telefonata del presidente a Emmanuel Macron mentre il premier italiano è in volo per Bali.Mentre il premier Giorgia Meloni era in viaggio in direzione G20 di Bali, ieri mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è intrattenuto al telefono con il collega parigrado Emmanuel Macron. Obiettivo dichiarato dal Quirinale: ribadire la piena collaborazione tra i due Paesi anche in ottemperanza al Trattato firmato un anno fa da Draghi e Mattarella.I media francesi quasi non ne hanno parlato, quelli nostrani si sono sperticati nelle lodi al Colle. In sostanza, la vulgata racconta che entrambi hanno affermato la «grande importanza» della relazione tra i due Paesi e «hanno condiviso la necessità che vengano poste in atto condizioni di piena collaborazione in ogni settore, sia in ambito bilaterale, sia dell’Unione europea». Il riferimento è alla crisi diplomatica tra Italia e Francia nata intorno allo sbarco della nave Ocean Viking, della Ong Sos Mediterranèe, con a bordo 230 migranti dirottati a Tolone. La Francia, dopo aver pesantemente offeso l’Italia per aver rifiutato lo sbarco, ha poi chiesto «all’Europa di pronunciarsi in tempi molto rapidi sugli sviluppi che seguiranno» il rifiuto dell’Italia di accogliere la Ocean Viking e i migranti a bordo. In sostanza, stando al resoconto ufficiale, Macron e Mattarella si sono detti tutto e nulla. Hanno quindi deciso di rispecchiare in pieno il contorno fumoso del Trattato del Quirinale. Un perimetro che non consente mai di focalizzare il punto e gli interessi reciproci. Motivo per cui abbiamo sempre criticato la scelta del nostro governo di apporvi la firma. Con tale premesse la mossa di Mattarella è formalmente ineccepibile. Al Colle fa capo il compito di essere garante degli accordi europei e al tempo stesso di un Trattato bilaterale nonostante il paradosso politico che esso rappresenta. La firma dell’accordo esclusivo tra le due nazioni smonta in parte la struttura portante dell’Ue e garantisce così a chi vi partecipa di muoversi su canali paralleli senza mai entrare nei dettagli. I due aspetti gravi della telefonata sono per l’appunto quelli che riflettono tali ambiguità e, a quanto risulta alla Verità, che non sarebbe stata concordata. Il Colle avrebbe certo informato Palazzo Chigi, ma non risulta una manovra congiunta. Non è dunque difficile immaginare, anche alla luce delle tempistiche (la telefonata avviene mentre l’aereo è in volo e a cinque giorni dallo scoppio delle tensioni diplomatiche) che si tratti di un tentativo di commissariamento. Non è previsto un bilaterale tra Macron e Meloni a Bali. È, però, altrettanto facile immaginare che i due si incontrino e dunque, qualunque sia la posizione del nostro premier, egli troverà una cornice già definita. Appunto da Mattarella e dallo stesso Macron. Di fronte a qualunque tipo di critica, è facile immaginare che il Quirinale risponderà citando il caso dello scorso 7 ottobre. Il ministro francese Laurence Boone, titolare degli Affari Ue, in piena campagna elettorale si era detta preoccupata per l’arrivo della destra a Palazzo Chigi, aggiungendo di «voler vigilare su diritti e la libertà». Il presidente della Repubblica ebbe a rispondere: «L’Italia sa badare a sé stessa nel rispetto della Costituzione e dei valori dell’Unione europea». È chiaro che l’intervento secco di Mattarella fu a tutela della sua figura e del suo ruolo. Al tempo stesso fu un modo per ribadire che il nascente governo sarebbe rimasto sotto la sua ala protettrice. Anche qui tema scivoloso. Corretto dal punto di vista costituzionale. Asfissiante dal punto di visto politico, se la moral suasion diventa indirizzo operativo. Esattamente quanto il Trattato del Quirinale sembra consentire. Vale per gli equilibri economici, quelli militari e quelli relativi ai confini. Senza contare che il Trattato consente alle due nazioni di creare tavoli congiunti in modo da presentarsi a Bruxelles con un medesimo dossier. Fino a oggi sull’energia non ha funzionato. Parigi aveva interesse a stringere un bilaterale con Berlino. Ma c’è da scommettere che quando a premere è l’interesse francese il Trattato si farà valere. Un esempio concreto? L’ex ministro Luigi Di Maio è in lizza assieme agli ex ministri degli Esteri di Cipro e Grecia per l’incarico a inviato Ue nella regione del Golfo. A stimolare la carriera di Di Maio e, dopo l’esito straziante del voto, la corsa verso Bruxelles, è stato il consigliere Ugo Zampetti che ebbe a conoscere l’ex leader grillino nel 2013. Di Maio era vice presidente della Camera e Zampetti segretario generale di Montecitorio. Da allora l’idillio non si è mai interrotto. E sembra destinato a proseguire. Per ricevere l’incarico Ue servirà anche un appoggio esterno e di certo arriverà da Parigi. L’Eliseo non dimenticherà il sostegno indiretto di Di Maio che da ministro degli Esteri ha fatto saltare i rapporti diplomatici e militari con Emirati Arabi e Arabia Saudita. L’ex grillino bloccò circa due anni fa, via Farnesina, una fornitura di armi, interrompendo relazioni nel campo della Difesa ultra ventennali. A incassare i vantaggi sono state le aziende francesi. Abu Dhabi 11 mesi fa ha ordinato a Macron 80 aerei Rafale. Valore del contratto: 16 miliardi di euro. Nella stessa occasione, l’Eliseo ha portato con sé capi di aziende come Airbus, Thales, Air Liquide o Edf. Una mossa plastica di come Parigi riesca a infilarsi nei buchi geopolitici che noi riusciamo ad aprire. I maliziosi a posteriori si interrogheranno sul perché Di Maio abbia danneggiato la nostra industria e vorrà capire se per questo sarà ricompensato dai francesi. I maliziosi si chiedono anche se le nostre buone relazioni prevedano che in ruoli chiave Ue i francesi appoggino nostri uomini esclusivamente quando non saranno ostili alle aziende di Parigi. Se la scarsa trasparenza e la segretezza del Trattato del Quirinale implicano questi effetti boomerang, allora meglio farne a meno e lasciare liberi i governi di muoversi senza tali briglie.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)