2024-10-01
Il Fpö austriaco sfiora il 30%. Ma partono già gli intrallazzi per escluderlo dal governo
Trionfo di Herbert Kickl, disastro di Verdi e centrodestra. I popolari, però, escludono l’alleanza. Maggioranza italiana divisa: Matteo Salvini esulta, Antonio Tajani parla di «rigurgiti neonazisti».Ci sono due modi di leggere la vittoria schiacciante della destra radicale di Fpö in Austria. Il primo è gridare all’allarme neonazista, e considerato che siamo di fronte al voto del popolo è quanto meno comico. Il secondo è guardare le parole d’ordine elettorali del partito guidato da Herbert Kickl: basta con la guerra in Ucraina, stop all’immigrazione selvaggia, la linea dura contro le restrizioni anti-Covid, l’allarme per l’aumento dei prezzi, la battaglia contro le follie green e le ideologie gender. Considerato che l’Austria non appartiene alla Nato e che è un Paese «neutrale», siamo di fronte a un programma elettorale che non poteva non attrarre i consensi dei cittadini, e infatti l’Fpö, il Partito delle Libertà di Kickl, ha stravinto le elezioni, facendo registrare il 29,02% delle preferenze, con una crescita del 13% rispetto alle precedenti elezioni federali del 29 settembre 2019, quando arrivò terzo. Un vero e proprio crollo quello del Partito popolare (Ovp) del cancelliere uscente Karl Nehammer, che con il 26,5% fa registrare un calo di 11 punti rispetto al 2019, quando si piazzò al primo posto con il 37,5. Al terzo posto si piazza il Partito socialdemocratico (Spo) con il 21% (era il secondo partito nel 2019 con il 21,1%, quindi conferma i voti di cinque anni fa). Seguono i liberali di Neos con il 9% (avevano l’8,1 nel 2019) e i Verdi con l’8% (avevano il 13,9). Dunque, insieme ai Popolari a pagare il conto più salato sono gli ambientalisti, ennesima dimostrazione che le famiglie e le imprese leggono le esasperazioni green come una follia e pure una follia costosa, che impatta sui bilanci familiari e societari senza che nessuno capisca il senso di questa strategia. Visto che errare è umano ma perseverare è di centrosinistra, ora i partiti sconfitti stanno cercando la formuletta per tenere Fpö fuori dal governo. Il presidente della Repubblica, il verde Alexander van der Bellen, si è già detto contrario ad affidare l’incarico di primo ministro a Kickl e probabilmente cercherà di tirare per le lunghe i tempi per consentire agli sconfitti di mettersi d’accordo e racimolare una maggioranza che escluda il partito di destra radicale. «Farò in modo», ha scritto ieri sera Van der Bellen su X, «che i pilastri fondamentali della nostra democrazia liberale siano rispettati durante la formazione del governo: lo stato di diritto, la separazione dei poteri, i diritti umani e delle minoranze, i media indipendenti e l’appartenenza all’Ue»: parole che somigliano molto a una specie di ultimatum a Kickl, che per andare al governo e soprattutto per ricevere l’incarico di guidarlo dovrebbe in sostanza promettere di fare il contrario di ciò che ha promesso agli elettori. Nessuno può escludere una «svolta moderata» post elettorale di Fpö, ma intanto si assiste al campionario classico del post sconfitta elettorale di centristi e sinistre: dalle invocazioni al «cordone sanitario» alle preoccupazioni sul «ritorno dei neonazisti» ci si diletta con il pallottoliere per verificare la possibilità di costruire coalizioni con Popolari, Socialisti, Verdi e Liberali, insomma qualsiasi minestrone pur di tenere all’opposizione la destra di Fpo. Minestrone che sarebbe talmente indigesto e che finirebbe per garantire elezioni anticipate in pochi mesi e un ulteriore balzo in avanti del partito di Kickl. I Popolari austriaci, a quanto apprende l’Ansa, nel corso dell’assemblea politica dei popolari europei di ieri hanno spiegato che «nessuna coalizione è possibile senza l’Ovp e l’Ovp non entrerà in un governo di coalizione guidato da Herbert Kickl», avvalorando la tesi di chi prevede che il governo di centrodestra si farà, purché a guidarlo non sia il leader di Fpö.In Italia, le elezioni austriache finiscono per dividere il centrodestra. La lega, alleata di Fpö nel gruppo dei Patrioti al Parlamento europeo, esulta: «In Austria», dice Matteo Salvini, «c’è stato un bellissimo risultato per i nostri alleati. Caratteristiche neonaziste? Lo dice chi dorme male, che mangia pesante. Se gli austriaci hanno deciso che il primo partito fosse il Partito delle libertà, che ha i temi della sicurezza, del contrasto all’immigrazione clandestina, della difesa del lavoro e della famiglia, fra le sue priorità, vuol dire che così la pensano gli austriaci». Chissà come ha dormito e mangiato il collega vicepremier di Salvini, Antonio Tajani, che commenta il risultato austriaco con toni molto duri: «Credo che in Austria serva una forma di governo a guida popolare che escluda il Partito della libertà. Le battaglie politiche si vincono sempre al centro per impedire che gli estremisti di destra e sinistra facciano danni. Ogni rigurgito neonazista va respinto. L’estrema destra da sola non è mai in grado di vincere, lo abbiamo visto in Francia». Sarà, ma intanto è il cosiddetto centro, ormai, che se non si mette al traino della destra non è in grado di governare da nessuna parte, a partire dall’Italia.